Smoking in your ice

Quante volte vi è mai capitato di stare ad un concerto e di vedere del fumo bianco che esce dal palco? Sicuramente il fumo non dipendeva dal fatto che stesse bruciando il palcoscenico altrimenti sarebbero accorsi immediatamente i Vigili del fuoco. Tale fenomeno, infatti, dipende da una reazione fisica molto particolare e, per certi versi, anche difficilmente comprensibile. Il fumo, in sostanza, non è un gas, sostanza priva di forma e volume propri ma con tendenza a occupare con il proprio volume tutto lo spazio disponibile. Esso è vapore acqueo, acqua cioè allo stato vaporoso. Immaginiamo un grande mattone di ghiaccio posto all’aria aperta. Esso tenderà a raffreddare l’aria che gli è intorno. Man mano che l’aria intorno al ghiaccio si raffredda, il suo calore è parzialmente assorbito dallo stesso ghiaccio e una parte del vapore d’acqua in essa generato per sublimazione (cioè per il passaggio della sostanza dallo stato solido a quello gassoso), condensa in piccole goccioline. Il vapore d’acqua così condensato sembra fumo, soprattutto perché si muove assecondando le correnti convettive dell’aria. Questo stesso fenomeno è ben visibile anche quando estraiamo del ghiaccio dal congelatore di casa e, nell’immediato, è facile osservare il fumo uscire dai cubetti.

Sin da piccoli siamo soliti abbinare il fumo al fuoco: il collegamento immediato è quasi ancestrale, così come la paura che associamo al fuoco. Non è, invece, usuale abbinare il fumo al ghiaccio e, di conseguenza, quest’ultimo al fuoco, anche se, come cita Paulo Coelho, “Dietro la maschera di ghiaccio che usano gli uomini c’è un cuore di fuoco”. Ma le reazioni fisiche non condizionano lo spirito umano… Forse.

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