“LADY ALDA PRESENTS”, LA MOSTRA COLLETTIVA NELLA RHINOCEROS GALLERY E FONDAZIONE ALDA FENDI DI ROMA.

“L’arte non è scienza. Non è esperimento. Non c’è progetto nell’arte, non è più di quanto ce ne sia nel fare l’amore. Ci sono semplicemente diversi modi di farlo”. Man Ray

La nuova sfida di Rhinoceros Gallery e Fondazione Alda Fendi – Esperimenti è versatile e internazionale.

La sperimentazione visionaria, come tutti i percorsi della fondazione, si chiama “Lady Alda presents”, e dal 9 giugno al 19 novembre 2023 stratifica forme, conoscenza e linguaggi differenti nei molteplici livelli espositivi del palazzo, il polo culturale situato davanti all’Arco di Giano.

Nel 2018 ha origine Rhinoceros Gallery, artefice dei progetti artistici e culturali della galleria d’arte e appunto della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. Gli ambienti espositivi artistici del luogo, sono mostrati ai visitatori attraverso i suoi sei piani, che terminano con un punto di ristoro e con l’immagine delle terrazze panoramiche.

Tre le proposte posizionate su tutti i livelli dell’edificio, progettato dall’archistar Jean Nouvel, tutto ciò come sempre offerto gratuitamente.

Oltrepassa il divario tra i continenti e avvicina Italia e Stati Uniti d’America la rassegna caratterizzata dal rapporto fra l’antico e l’iper-contemporaneo, connubio tra la vecchia Europa e il Nuovo Mondo; è ideata da Alda Fendi con la linea artistica di Raffaele Curi.

Giunge per la prima volta nel nostro Paese il gallerista Francois Ghebaly, con una mostra dei suoi artisti: Neil Beloufa, un visionario dalla pratica multidisciplinare; Ludovic Nkoth, un pittore comunemente americano; Em Rooney, fotografa impegnata a espandere la definizione del mezzo e Max Hooper Schneider, scultore, teorico e scienziato, negli spazi del piano terra.

E’ l’inizio di una sequenza di collaborazioni con insigni gallerie internazionali, negli ultimi quindici anni sono tre infatti le sedi espositive che Francois Ghebaly ha fondato negli USA: due a Los Angeles, e la terza a New York.

Cresciuto in Francia non distante dal vitale centro culturale di Basilea, dopo la laurea in Economia, egli va a vivere da poco ventenne a Los Angeles, all’inizio degli anni 2000, ciò è l’avvio di una storia imprenditoriale eccezionale. Nel 2009 realizza la sua galleria nella Downtown di Los Angeles ed è il principio di una entusiasmante trasformazione del panorama artistico della città.

“Quando inizio a rappresentare un artista, l’idea è di lavorare con lui a lungo termine. Si tratta di costruire carriere durature. Ciò che definisce il mio programma è questo vero interesse a penetrare a fondo nelle pratiche degli artisti e fare mostre senza paura, ambiziose e radicali”. Chiarisce Ghebaly.

“Francois Ghebaly è un giovane uomo che ama le novità ed è curioso delle sfide. Vive un piede nel presente e l’altro nel futuro. Ha condiviso da subito la proposta di collaborazione, privilegiando la visione artistica, senza soffermarsi troppo sui risvolti formali e tecnici. Mi è sembrato entusiasta e desideroso di lanciarsi in una nuova e insolita iniziativa. Ci ha sorpreso il fatto che non sia mai stato a Roma nella sua vita e questa è la volta buona”. Illustra Alessia Caruso Fendi, direttrice di Rhinoceros Gallery.

Nei piani superiori del palazzo sono presenti i progetti artistici e culturali complessivi che determinano un’intesa, a volte sinergica, a volte provocatoria, con quello che viene riprodotto dalla galleria in pop up.

Il legame tra l’Italia e l’America è rappresentato dal lavoro del fotografo Dino Pedriali, da poco deceduto, che conduce il pubblico nel mondo creativo e fantasioso di tre geni del Novecento: Pier Paolo Pasolini, Man Ray ed Andy Warhol.

L’essenza della proposta artistica della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti, retrospettiva ideata da Raffaele Curi è la proiezione, in anteprima mondiale, di Dino’s dark room.

La narrazione della vita del fotografo Dino Pedriali, un docufilm del regista Corrado Rizza, con Pietro De Silva nella parte di Dino Dino Pedriali e intervistati, fra gli altri, Neil Printz, curatore del catalogo ragionato di Andy Warhol, Ara H. Merjian della New York University, il critico d’arte Achille Bonito Oliva, Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi Archivio, Pier Paolo Pasolini della Cineteca di Bologna, e Raffaele Curi.

Nella sala cinema della fondazione, gli spettatori ogni giorno potranno vedere la proiezione del docufilm.

Nel medesimo luogo vengono mostrati due stupefacenti e iconici ritratti fotografici eseguiti da Dino Pedriali di proprietà di Alda Fendi: uno rivolto a Man Ray e l’altro a Pier Paolo Pasolini.

La terza proposta è l’istallazione Mr and Mrs Warhol di Raffaele Curi, sparsa tra le sale e i passaggi dell’hub polifunzionale, destinata all’invenzione e all’inversione dei generi che il prodigio della pop art precorre sin dagli anni Sessanta.

Lo scambio tra maschile e femminile è costante e ricorrente, con le musiche dei Velvet Underground come colonna sonora: Andy Warhol lo interpreta personalmente, travestendosi, e lo glorifica mediante le sue icone en travesti.

E’ un intreccio di vite e di storie ciò che è narrato nelle forme di una rassegna colta, ricca e di pregio: l’incontro tra Raffaele Curi e Dino Pedriali nel 1974, la conoscenza che il fotografo e il grandissimo artista pop Andy Warhol, l’effigie del fantastico gallerista torinese Luciano Anselmino. In virtù di Anselmino, Raffaele Curi frequenta Man Ray, rilevante rappresentante del Dadaismo, per poi divenire suo assistente nella Capitale, poco prima della sua scomparsa.

Dal trucco delle drag queen si torna in modo immancabile alla nudità di Pier Paolo Pasolini, che Andy Warhol avrebbe voluto far stampare sul suo Interview Magazine, utilizzando per l’appunto le fotografie attuate da Dino Pedriali. Un sogno che non avverrà mai.

Poi l’amicizia tra Pedriali e Alda Fendi, che nel 2005 colleziona due serie complete di fotografie di Pier Paolo Pasolini e di Man Ray tra cui quelle famosissime fatte da Pedriali a Pasolini nella Torre di Chia, precedentemente al suo assassinio, reale lascito del corpo nella sua nudità.

“Una vita insieme a Man Ray, Andy Warhol, Carol Rama, Pasolini e Luciano Anselmino, il grande, illuminato gallerista di Torino. Eravamo giovanissimi, Dino Pedriali ed io, ed attraversavamo forse inconsapevolmente la grande storia d’amore dell’arte. Dino, un ragazzo e poi un uomo strano. Con un carattere non facile ma con un talento esplosivo! Degno erede di Man Ray nell’esprimersi e rilevarsi come un re dell’obiettivo. Il film di Corrado Rizza sa ricreare quegli stimoli presentandoci un Pedriali autentico e particolarmente incisivo. Una conferma e forse per qualcuno una scoperta nel mondo dell’arte italiana e americana”. Alda Fendi

Palazzo Rhinoceros, con la sua esposizione presenta la città eterna come emblema dell’arte esentandola dai limiti geografici e dai vincoli spaziali, creando in tale maniera un lessico collettivo e universale, interazione diretta alla sublimazione della ricchezza delle differenze.

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