La Scarzuola

Viviamo in un Paese meraviglioso.

Ne prendiamo puntualmente atto ogni volta che abbiamo l’opportunità di visitarlo, magari lasciandoci coinvolgere in percorsi d’arte, di architettura, di storia.
Percorrendo le strade d’Italia ci accorgiamo presto del contributo di cultura e conoscenza che i migliori artisti e architetti del passato hanno lasciato, praticamente ovunque, nel tempo e che ormai sono parte integrante e tratto di riconoscimento della nostra cultura, del nostro Paese.
Esistono però opere che si collocano fuori dagli abituali percorsi, sulle quali occorrerebbe riportare la giusta attenzione.
Come nel caso della Scarzuola dell’architetto e ingegnere lombardo Tomaso Buzzi (1900-1981), indubbiamente uno dei personaggi più colti e poliedrici del suo tempo.
Figura interessante, uomo dalla grande eleganza colto e ironico, amante del bon-ton come della musica (fu un discreto pianista), rappresentò una figura importante del “Novecento” operando principalmente in area lombarda.
Architetto della buona borghesia milanese collaborò lungamente, sulla base di profonde affinità elettive, con un maestro assoluto del Decò quale Gio Ponti.
Proprio da questa grande sintonia, unità d’intenti e di vedute, nascerà una collaborazione molto attiva sin dall’inizio che non si manifesterà solo nel campo strettamente pratico e professionale, ma anche in quello più di tipo intellettuale e teorico.
A seguito di qualche delusione professionale subita riguardo ad alcuni progetti di grandi concorsi pubblici che mai ottennero il primo premio nonostante la grande qualità degli elaborati e l’impegno profuso, indirizzò la sua attività verso la progettazione di ville per committenti di alto livello sociale e verso le arti applicate, campo d’applicazione assai congeniale alla sua personalità creativa.

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