Alimentazione e disturbi connessi.

Il nutrimento per il nostro corpo è necessario. Il cibo è parte di un discorso evolutivo. Fin dal Paleolitico gli uomini, Homo Sapiens, potenzialmente onnivori, si nutrivano di materiali animali e vegetali. La caccia e la pesca erano il mezzo per procurarsi del cibo. Il cibo spontaneo come i vegetali: frutti, semi, radici, funghi, gli permettevano di avere un pasto più equilibrato e con la scoperta del fuoco migliorò anche il gusto del cibo e la sua digeribilità. Nel tempo soprattutto in fasi storiche difficili come nei periodi di guerre, carestie era difficile reperire del cibo. I racconti dei miei genitori, che hanno vissuto la 2’ Guerra Mondiale mi hanno sempre impressionata, denutrimento, soprattutto per la mia mamma che viveva in città. Già in campagna c’erano i prodotti della terra, gli animali allevati e andava un po’ meglio! Mia nonna invece nata nel 1909, viveva in campagna, ma non voleva mangiare perché le mancava la mamma, questo a tre anni. I nonni allora preferivano dare da mangiare al fratello maschio. Ovviamente lui era più utile per lavorare la terra e lei no. Fatto sta che nel giro di poco tempo mia nonna accusò problemi ossei, di postura, le fu diagnosticato il rachitismo e ci volle un po’ prima che si riprendesse!

L’alimentazione può comportare diversi problemi connessi, sia nella mancanza che nell’abuso di cibo e non solo ossei. Riportano conseguenze serie il sistema cardio-circolatorio, l’apparato respiratorio, l’apparato digerente e tanto ancora.

Il benessere ha portato con sé un cambiamento di alimentazione e in alcuni casi è difficile dire che è un’evoluzione! L’alimentazione è sempre più fast che slow. E’ più semplice e pratico, direi anche economico, trangugiare un panino al volo. E’ più appetitoso mangiare patatine con salse varie e più ghiotta una bella torta farcita! Le merendine confezionate per i bimbi, a portata di mano invece di un buon ciambellone fatto in casa.

Troviamo bibitoni dal gusto “cioccolato alternativo” a base di proteine e vitamine. Dovrebbero essere un’alternativa al pasto, ma sappiamo bene come alcuni recettori sensibili implicati nel percorso alimentare a cominciare dal naso, vista, gusto siano appagati o meno già dal primo momento. L’acquolina nel vedere un bel piatto, la buona compagnia possono aumentare il senso d’appetito. Certo riconoscere i veri stimoli della fame è sempre più difficile, spesso continuiamo a mangiare. In questo periodo con la pandemia, il fatto di stare più in casa per molti è stato deleterio. Frigo sempre aperto, forni accesi per leccornie varie. Anche la noia fa brutti scherzi. Nel cervello l’ipotalamo è la sede delle attività dei neurotrasmettitori come la serotonina, la dopamina, la noradrenalina, gli oppioidi endogeni. La serotonina nel sistema nervoso centrale svolge molte funzioni tipo la regolazione del sonno, del tono dell’umore, della sessualità, della temperatura corporea, ma anche la funzione cognitiva dell’appetito. Aumentando la serotonina si ha meno fame, quando sono in viaggio non ho mai fame, sarà per quello. Altro alimento gratificante è la cioccolata, è un endorfinico, dona piacere e rilassa. Gruppi di ricerca hanno osservato, anche attraverso strumenti per immagini, come la risonanza magnetica, che quando vengono visualizzati cibi grassi, carboidrati, ghiottonerie varie, nel nostro cervello si attivano i circuiti cerebrali preposti alla ricompensa. Neurotrasmettitori come la dopamina, il nucleo accumbens e lo striato ventrale, si attivano quando proviamo piacere o siamo di fronte a stimoli che promettono piacere, quindi si attiva la motivazione giusta che ci spinge ad agire per consumare, anche in maniera compulsiva e senza controllo. Questi recettori vanno ad agire come nelle dipendenze. Molti studi sono interessati alla dipendenza da carboidrati, dagli zuccheri, che agisce proprio attraverso questi meccanismi.  I segnali e gli stimoli della fame partono dal cervello, l’ipotalamo attraverso il nervo vago che è un messaggero, lo mette in comunicazione con varie parti del corpo e soprattutto con lo stomaco. La grelina è un ormone peptidico che rilascia lo stomaco e stimola l’appetito. Il fegato monitora il glicogeno, i glucidi, i lipidi. Parte degli zuccheri vanno immagazzinati per i muscoli e in parte nutrono il cervello. Riecheggia la frase: “Gli zuccheri fanno bene al cervello” quando smettevo di mangiare qualche dolcetto. E’ sicuramente questione di cultura, di conoscenza, informazione corretta, ma anche un po’ di saggezza e attenzione.

Il cibo è un’energia per il corpo, non si mangia più per la sopravvivenza. L’apporto calorico dei cibi deve essere proporzionato ed equilibrato anche relativamente al peso. L’energia fornita da un alimento si misura in calorie, una caloria corrisponde all’energia necessaria a far innalzare di 1 grado centigrado 1 litro d’acqua. I carboidrati, i grassi e le proteine sono fonti di calorie.

Purtroppo oggi si riscontrano sempre più problemi collegati all’alimentazione e alla nutrizione. Gruppi di lavoro hanno raggruppato in una categoria diagnostica specifica, alcune patologie trattate nel DSM-5 dove vengono definiti vari disturbi dell’alimentazione, prima non trattati:

“I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamento collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o i funzionamento psicosociale.”

Studi vari riguardano l’aumento delle persone in sovrappeso. Il passo successivo è l’obesità che è a diversi livelli. Negli USA il 67% degli uomini e il 62% delle donne sono obese e purtroppo il problema riguarda anche i bambini e gli adolescenti. L’eccessivo peso danneggia gli organi, si verificano patologie respiratorie, diabete, infarti, ictus, problemi di colesterolo, rottura delle ossa, insufficienza renale, epatiti e altro ancora.

Tra i disturbi connessi all’alimentazione troviamo l’anoressia nervosa tipica. Si rileva una perdita di peso importante. Spesso collegata a problemi con la propria immagine, con la mancanza di percezione del proprio corpo e proprio peso. Oggi l’importanza della bellezza, magrezza, in un contesto sociale e culturale che pubblicizza l’immagine perfetta della persona crea molti scompensi. Questo accade spesso tra i giovani, gli adolescenti che non amano il proprio corpo, si sentono giudicati, hanno poca stima di sè e si lasciano influenzare dai modelli proposti. Il rifiuto di sé, il rapporto con i genitori, magari con una madre ansiosa, rigida o iperprotettiva. Spesso tra gli adulti, con problemi di anoressia troviamo categorie come modelli, ballerini, atleti dove gli stressors rispetto alla propria linea, alle competizioni sono molto forti. Influiscono spesso delle perdite, dei vissuti dolorosi, dei fallimenti, dei cambiamenti importanti.

Per ritrovare il senso d’identità spesso la manipolazione del proprio corpo dà una sensazione di potere personale. Mangiare poco, fare molta attività fisica per smaltire quel poco cibo mangiato, per mantenere il peso ai valori minimi. Accade più frequentemente tra le donne e si è osservato che spesso parenti di sesso femminile di soggetti anoressici hanno maggiori possibilità di sviluppare anoressia nervosa rispetto alla popolazione generale.

Altro disturbo è la bulimia nervosa in cui i soggetti si abbuffano di cibo, si alzano anche di notte per mangiare e poi per mantenere il peso si auto inducono il vomito, prendono dei lassativi, dei diuretici, fanno dei digiuni e iperattività fisica.

Simile è l’alimentazione incontrollata, che è una sindrome più mascherata. Disturbo da binge-eating, le grandi abbuffate sono meno frequenti.

Si pensa che per alcune patologie ci sia una predisposizione genetica. Lo studio dei DCA, disturbi del comportamento alimentare ha determinato che fattori ambientali, maggiore disponibilità ed economicità del cibo, la pubblicità di alimenti ad alta densità energetica influiscono negativamente. Spesso è rilevante il luogo dove si mangia, il tempo che si ha a disposizione per mangiare, l’ambiente circostante, la qualità del cibo che prendiamo.

Le terapie cognitivo comportamentali sembra diano dei buoni risultati in queste patologie. Tra gli aspetti psicologici i soggetti mostrano in alcuni casi depressione, tentativi di suicidio e quindi sono necessarie cure specifiche.

Una delle patologie più gravi collegate all’alimentazione è il diabete di tipo 2. E’una malattia cronica, molto frequente, in cui il glucosio, gli zuccheri aumentano in maniera eccessiva nel sangue. Il pancreas produce l’insulina che è un ormone e viene secreto per utilizzare e trasformare in energia gli zuccheri. Quando l’insulina prodotta è ridotta o l’organismo non è in grado di utilizzarla, generalmente intorno ai 40 anni può insorgere questa forma di diabete da “adulti”, spesso con una storia familiare di diabete, vita sedentaria, con sovrappeso e obesità. Insorgono spesso complicazioni ai reni, al sistema cardiocircolatorio, respiratorio.

Fortunatamente equipe di ricercatori sono allo studio delle sempre più frequenti patologie collegate con l’alimentazione e grandi progressi sono stati fatti in questi ultimi anni.

A proposito di cibo, ci sono gli ingegneri del cibo dei laboratori della NASA che stanno creando dei pasti sani, nutrienti e buoni. I pasti sono precotti, disidratati e sottovuoto. Per completare,  pastiglie di vitamine e integratori. Il senso del gusto e dell’olfatto sono assenti in mancanza di gravità. Certo che se nel 2013 hanno portato nello spazio la dieta mediterranea con melanzane alla parmigiana, caponata, lasagne e tiramisù le cose si complicano pure lassù!!!

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