Una mostra fa luce su un luogo simbolo delle origini di Roma: «Lacus Iuturnae. La fontana sacra del Foro Romano», aperta al pubblico dal 6 marzo al 20 settembre, nel Tempio di Romolo ai Fori Imperiali. L’esposizione, curata da Patrizia Fortini, rende visibili sette sculture legate al mito dei Dioscuri che adornavano la Fonte di Giuturna (attigua al Tempio di Romolo), le cui acque erano ritenute salutari. Il gruppo scultoreo, conservato solitamente nell’Antiquarium Forense e da molti anni chiuso al pubblico, è composto dai Dioscuri, i due divini fratelli Castore e Polluce, con i rispettivi cavalli, l’ara che sui quattro fronti riporta rappresentazioni connesse alla loro leggenda, insieme ad una solenne statua di Apollo e al puteale in marmo bianco del pozzo della fonte. L’esposizione che riapre al pubblico il Tempio di Romolo e cerca di ricreare l’atmosfera ed il contesto dell’antica sorgente di Roma, è promossa dalla Soprintendenza speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma.
Nel bacino della Fonte di Giuturna ai Fori Imperiali, riscoperto grazie agli scavi di Giacomo Boni nel 1900 e tuttora visibile, furono rinvenute le sculture dei Dioscuri gravemente danneggiate e frammentate in varie parti. Il posizionamento originario delle statue presso la vasca sorgiva era spiegato in un’antica leggenda: i due gemelli, di ritorno dalla battaglia contro i Latini, si erano fermati per far abbeverare i cavalli mentre portavano al popolo la notizia della vittoria romana presso il Lago Regillo. Castore e Polluce, mitici figli di Zeus, erano considerati nel mondo greco-romano divinità benefiche e salvatrici, protettori dei naviganti e guerrieri esemplari.La riapertura del cosiddetto Tempio del Divo Romolo è un evento molto importante per gli amanti della storia millenaria di Roma. L’edificio, secondo l’ipotesi più accreditata, è stato eretto per volere dell’imperatore Massenzio (278-313 d.C.) in ricordo del figlio Valerio Romolo morto in tenera età nel 309 d.C. e divinizzato. Architettonicamente il santuario offre una prospettiva inconsueta costituita da un ambiente centrale a pianta circolare e due absidi rettangolari laterali. La facciata a emiciclo, che guarda sulla Via Sacra, conserva un maestoso portone in bronzo di età romana, ancora funzionante, e una trabeazione finemente decorata e incorniciata da due colonne in porfido rosso (il marmo degli imperatori). Nell’anno 527 d.C. Teodorico il Grande, Re ostrogoto d’Italia, donò a Papa Felice IV gli spazi della biblioteca del Foro della Pace, che il pontefice si impegnò a trasformare nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano, in simbolico contrasto con l’antico culto dei Dioscuri Castore e Polluce. Il Tempio di Romolo, arricchito a più riprese da pitture parietali medievali in parte visibili, diventò così il vestibolo della Chiesa cristiana, cambiando funzione ma mantenendo nei secoli la sua struttura originale. Nel 1632 papa Urbano VIII rialzò di otto metri il pavimento della chiesa e del vestibolo, ricavandone degli spazi ipogei. Nel 2000 la Soprintendenza ha demolito le tramezzature seicentesche, ripristinando l’antico piano di calpestio.Secondo il nuovo Soprintendente ai Beni archeologici di Roma Francesco Prosperetti, il valore di questo evento è notevole perché tale mostra permette di far «vedere alla gente la ricchezza d’arte di questi luoghi che il visitatore normale non percepisce perché vede solo muri e mattoni». Prosperetti ha l’obiettivo di aprire al pubblico nuovi spazi per migliorare la già immensa esperienza archeologica dei Fori Imperiali.
Francesco Consiglio