Il simbolo dell’Art Nouveau sbarca nella Capitale: Alphonse Mucha al Vittoriano fino all’11 settembre

Atmosfera e passione, per una retrospettiva da non perdere al Complesso del Vittoriano. Roma celebra un artista simbolo di un’epoca, uno dei massimi esponenti dell’Art Nouveau: Alphonse Mucha, in mostra all’Ala Brasini dal 15 aprile all’11 settembre 2016. Curata da Tomoko Sato, l’esposizione porta per la prima volta in Italia oltre 200 capolavori del maestro boemo, tra dipinti, manifesti, disegni, opere decorative, gioielli e arredi, ricostruendo magistralmente la sua epopea artistica oltre che personale e politica. Il percorso di un grande uomo in un periodo storico complesso e carico di pathos. L’esposizione, sotto l’egida dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano e con il patrocinio della Regione Lazio, è organizzata e prodotta da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Mucha.

Il palcoscenico in cui opera Mucha, nato nel 1860 a Ivančice (Repubblica Ceca), è quello dell’Europa a cavallo tra ‘800 e ‘900, quando il crepuscolo degli imperi si mescolava al loro estremo e anacronistico bagliore, fatto degli ori e dallo sfarzo dell’Impero Asburgico e dalle ricchezze zarine. A fare da controparte a questo mondo, cresceva lo slancio nazionale e patriottico di quei paesi come l’Italia e la Germania, che avevano da pochi decenni conquistato l’Indipendenza, e da popoli ancora oppressi per mano straniera. Alphonse Mucha si fa alfiere dei popoli slavi sottomessi alla potenza Austroungarica, arrivando a comporre il ciclo pittorico dell’Epopea slava, testimonianza dell’impegno culturale e politico in favore della causa patriottica.

Nella Parigi di fine Ottocento l’artista boemo diventa uno dei più celebri disegnatori di manifesti pubblicitari, che in quel periodo si diffondono nelle grandi città Europee: vere e proprie opere d’arte che tappezzano vicoli e boulevard, pubblicizzando spettacoli teatrali e nuovi prodotti di consumo. Dopo il successo ottenuto con il rivoluzionario poster per Sarah Bernhardt, caratterizzato da colori pastello ed enigmatici motivi bizantini, Mucha riceve commissioni per la produzione di manifesti pubblicitari per importanti stampatori francesi come F. Champenois. Il boemo inizia anche a dipingere pannelli decorativi, una nuova forma d’arte a basso costo innovativa e accattivante, che presto si imporrà in Europa: poster privi di testo eseguiti per decorare gli interni, senza alcun fine pubblicitario, soprannominati “Stile Mucha”. Un classico dell’Art Nouveau.

La mostra, attraverso capolavori come la Gismonda (1894), Madonna of the Lilies (1905) e The Seasons (1896), descrive accuratamente l’evoluzione artistica di Mucha, dividendo il percorso espositivo in sei sezioni che rappresentano sei aspetti della sua lunga vita, terminata a Praga nel 1939: “Un boemo a Parigi”, “Un creatore di immagini per il grande pubblico”, “Un cosmopolita”, “Il mistico”, “Il patriota” e “L’artista-filosofo”.

Considerato uno degli artisti più rappresentativi per la cultura ceca, fu definito nel 1904 dalla stampa statunitense come il più grande artista decorativo del mondo. Alphonse Mucha al Vittoriano: una mostra che, come poche altre, ha il merito di proiettare il visitatore in un’epoca passata, magica e sfavillante: la Belle Epoque.

 

Box informazioni:

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Francesco Consiglio

 

 

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