Decido IO

Ciclicamente assistiamo al riaccendersi del dibattito, mai sopito, sulla L.194/78 che regolamenta l’interruzione di gravidanza. Grande scalpore hanno suscitato le campagne di informazione dei movimenti anti abortisti, per mezzo di cartelloni pubblicitari o pagine di giornale in cui la violenza delle immagini e degli slogan utilizzati, sono stati considerati offensivi per la dignità delle donne e, quindi, rimossi. D’altro canto si è evocato il fantasma della censura e la tutela della libertà di pensiero, cui i movimenti femministi hanno replicato che l’emancipazione femminile si esplica nell’autodeterminazione delle proprie scelte e del proprio corpo.

Non è qui la sede per analisi scientifiche ed etiche sulla procreazione e sul riconoscimento del momento vitale. Non è qui idoneo sito per discussioni a stampo laico o religioso, né tanto meno simposio giuridico per stabilire limiti e disfunzioni legali sull’articolato o sulle sue applicazioni. L’intenzione è solo di focalizzare l’attenzione su quanto, ancora, la società si interroghi sul valore della maternità.

Il principio di equità costituzionale tra le persone, senza distinzioni di sesso, censo, razza, lingua, religione e, aggiungerei oggi, anagrafica e di orientamento sessuale, sta a significare che nessuno debba potersi sostituire ad un altro individuo nel suo personale percorso decisionale. Abortire è una delle esperienze più devastanti che una donna possa subìre. È un evento che mina nel profondo psiche e fisico, seppur se decisa per disperazione. Più che analizzare e criminalizzare la scelta di chi non ha più una scelta, si dovrebbe lavorare intanto su una diffusa educazione sessuale tra le giovani generazioni, in modo da dissipare dubbi e pregiudizi, formare e preservare da rischi di contagio da malattie veneree a forte crescita di diffusione; predicare il rispetto e la tutela reciproca, anche e soprattutto delle libertà sessuali. Si dovrebbero poi implementare le strutture sanitarie e di informazione, fornendo gratuitamente consulenza psicologica e medica in modo da aiutare un corretto approccio alla procreazione e sostenere eventuali difficoltà di natura affettiva o economica in centri di accoglienza. Non ultimo, poi, garantire in pubbliche strutture la possibilità di avere personale medico in servizio che garantisca la laica libertà di interruzione della gravidanza, senza sostituirsi alla scelta della madre, avocando volontà divine.

L’aborto deve essere garantito, perché sta nella coscienza di ognuno di noi la libertà di compiere questa scelta, ma nel dovere dello Stato democratico evitare che si arrivi a tale impietosa azione.

 

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