SOLE

Sarà in scena al Teatro Eliseo il 26 maggio 2014 lo spettacolo SOLE di e con Valentina Capone, liberamente tratto da Le Troiane e da Ecuba di Euripide, regia, ideazione spazio scenico, costumi Valentina Capone

 

La vicenda de Le Troiane è nota: sullo sfondo di Troia in fiamme, le prigioniere di guerra sono alla mercè dei Greci, vincitori con l’inganno del cavallo di legno. L’esito di un sorteggio assegna Cassandra ad Agamennone, Andromaca – consorte di Ettore – a Neottolemo ed Ecuba ad Odisseo. Cassandra appare agitata da un delirio fatidico. Le sofferenze di Andromaca raggiungono l’apice quando una nuova decisione dei vincitori le strappa il figlioletto Astianatte, che sarà gettato giù dalle mura della città.

La partenza delle navi si affretta, mentre, in un incendio totale, la città di Troia rovina, con sinistri fragori. Nell’aria i lamenti delle donne di Ilio, sole. Arrivano, poi vengono portate via, come dal vento, e lasciano una realtà condizionata da un Potere a loro, a noi, esterno, una forza che si impone e tenta di schiacciarci con ferocia. Una realtà non definibile, nella quale ciò che chiamiamo Destino o Dio o Legge di Natura, può trasformare tutto nel suo opposto; chi era libero e potente adesso è schiavo, chi rideva, piange. Voi che sembrate ora felici. La realtà ed il suo contrario nel simbolo del Sole, che illumina e dà la vita e che, allo stesso tempo, quella stessa vita essicca.

I testi di riferimento di Sole sono principalmente Ecuba e Le Troiane. La tecnica compositiva utilizzata da Euripide in queste Tragedie consiste in una successione di momenti, senza un nodo tragico e accentratore dell’azione: l’unità va ricercata nel clima sentimentale e tonale. In questa struttura, durante il processo creativo mi è stato naturale inserire suoni, parole e frammenti altri. Tra questi, la “piccola” storia di Etora, un personaggio di pura fantasia che commenta l’azione e le apparizioni sulla scena dal suo punto di vista.

Etora, è l’improbabile amante di Ettore. E’ rimasta sola. A volte succede: una mattina ti svegli ed il tuo eroe non c’è più, forse è andato in guerra. Ma anche i Grandi possono avere una piccola, fatale distrazione. Ettore ha scordato il suo Scudo, proprio quello scudo che nei racconti della sera, dopo l’amore, gli regalava tratti di invincibilità, rendendolo unico tra tutti. Quello scudo che, soprattutto, lo ha protetto tante volte e sempre lo ha fatto tornare. Quale miglior pretesto così, per cercare di raggiungerlo sul campo di battaglia? Etora non pensa, non esita, agisce, fa qualcosa, fa un’azione, parte anche lei, senz’armi, senza capire. Ingenua ed inconsapevole, con le sue battute Etora spezza parzialmente il ritmo tragico e suggerisce un’altra dimensione in cui vivere il dramma, anche se, inevitabilmente, viene via via assorbita dall’insensatezza della guerra e dall’immobilità dell’attesa, che tutto rende minaccioso e tutti paralizza.

In Sole non ci sono distinzioni nette tra Bene e Male, non ci sono categorie assolute, assolute certezze. La stessa Etora forse non esiste, forse è uno dei fantasmi e forse Ettore non l’ha mai incontrato.. a volte la immagino come una Maga, che celebra i suoi riti, che recita il suo gioco. In Sole, semplicemente, ci sono frammenti di poesia e di lacrime che si chiamano tra loro, che allargano la dimensione della Storia per giungere alla storia microscopica ed enorme che faticosamente tutti sopportiamo dentro, più o meno consapevolmente, e che nonostante tutto, non vogliamo dimenticare perché è proprio “la nostra”.

Sole è uno spettacolo visionario, in cui le musiche e le luci non sono mai di accompagnamento ma diventano esse stesse sensazione. Come da altri mondi, i Radiohead, Chopin ed una canzoncina per bambini hanno invaso la mia memoria senza che io glielo abbia chiesto. La scenografia è essenziale – tre sedie ed uno scudo sospeso (il sole?) proprio perché lo spazio sia tutti i luoghi e nessuno: le rovine della città, un cimitero o forse, semplicemente, il luogo in cui ci si veste e ci si spoglia per dar vita alle singole figure ed alle maschere.”

 

 

Testimonianza di due spettatori d’eccezione

 

Il teatro non può rigenerare il mondo circostante come è insufficiente a sviluppare coscienza globale in quanti lo realizzano; ma è capace lo stesso di lanciare ponti con l’ignoto: anzitutto collegando gli attori che recitano. Così, sono stato classicamente testimone dell’autoscoperta artistica di Valentina Capone al fianco del (poi) suo Leo de Berardinis. Valentina si pensava destinata alla regia, quando venne a Bologna e cominciò a frequentare il Teatro San Leonardo; invece è diventata un’attrice originale rimanifestando a suo modo gli insegnamenti di Leo. E, significativamente, questo salto qualitativo ci riporta a un principio di Lessing.

Ho spesso citato l’idea che questo filosofo aveva della rivelazione attorale, consistente di sviluppi oscuri. Di fatto egli rivelò anche al futuro ciò che le scuole di teatro non vogliono ammettere, che l’arte recitativa si trasmette per contagi elettivi e si realizza come per nascite; in pratica ci ha fatto capire che si diventa attori solo imitando ciascuno un artista di riferimento, affine anche in incognito: perché è poi la natura-cultura personale che permette a ognuno/ognuna di farsi creatore.

Nel nostro caso Valentina Capone, divenendo Etora in scena, crea una specie di oltre, in parte suo e in parte ancora del suo maestro. Sembra un’abitante della Scalogna dei Giganti della montagna e fa necessariamente ripensare al Leo che vi agiva come Ilse, rompendo ogni remora convenzionale per contrastare l’orrore novecentesco. Lei lo affianca ancora idealmente, essendo un’attrice qualificata dalla volontà di vita.

Claudio Meldolesi (storico del teatro ed Accademico dei Lincei)

 

 

 

 

Certi spazi sono depositi di memorie. Sono tanto saturi di emozioni da aver in parte bisogno dell’ala protettiva dell’oblio per tenere a bada la nostalgia; comunque, volendo ricordare, chiedono un coinvolgimento che non può prescindere dalla dimensione intima: questo suscita in me il teatro bolognese San Leonardo, il teatro di Leo, ripensandolo nella sua piena attività come in due momenti finali di lutto. Il primo mi fissa a testa in su, come Leo e tanti altri amici e amiche, a seguire la proiezione sul soffitto del film L’altro sguardo dell’indimenticabile Antonio Neiwiller, appena scomparso; il secondo, seduta in sala con pochi altri invitati, per Sole, di e con Valentina Capone, quando Leo era già gravemente malato. E poiché ora Valentina fortunatamente riprende questo spettacolo — di solitudine e di luce insieme, come suggerisce il titolo — mi sento autorizzata a testimoniare la radicalità dell’esperienza che feci allora come spettatrice anche di un secondo evento invisibile e pudica mente autobiografico: andando oltre la sua performance, infatti, l’attrice metteva in scena la necessità umana e artistica che la portava, nonostante tutto, ostinatamente, a ricercare la vita nel teatro e a proseguire così la lezione del suo maestro.
Laura Mariani, docente universitaria, studiosa in particolare dell’Arte delle attrici.

ESTRATTI RASSEGNA STAMPA

 

Enrico Fiore – Il Mattino

da “Ritorna in scena de Berardinis fantasma d’amore” 30 gennaio 2009 –          

…Il titolo “Sole” allude, insieme, alla stella in assoluto ed alla condizione delle donne nelle “Troiane” ed in “Ecuba”… E in effetti sotto il disco del sole Ecuba partorisce. Ma nascere significa venire alla luce. E c’è una radice indoeuropea, “ve-el” che indica sia i veda, gli antichissimi libri della sapienza indiani, sia, per l’appunto, il Sole, presso i greci Elios. Valentina, insomma, ci accompagna in un viaggio di ritorno agli archetipi che è, per ciò stesso, un percorso iniziatico, un rituale di conoscenza. Ma ecco, improvviso, uno scarto lancinante. Lei sparisce nel buio e quando rientra nella luce ci si mostra come una reincarnazione di Leo de Berardinis, del quale, negli ultimi anni, fu la fedelissima attrice e la compagna di vita…. E’ una sorta di trance… E allorché si ferma, al centro della ribalta, prende a mormorare, le braccia strette sul seno, l’epicendio d’amore…

 

VogueGiugno 2009

 

Solitudine e disperazione vengono gridate in “Sole” dell’intensa Valentina Capone, che, rifacendosi al suo vissuto, a “Le troiane” di Euripide…mette in scena gli incubi dell’oggi in un mosaico tutto femminile.

 

Franco Cordelli Il Corriere della sera

da “La passione delle Troiane” Festival di Andria 2008 7 Settembre 2008

La Capone è bravissima, polimorfa, abile nel passare da un personaggio

all’altro..

 

Rossella Diana – Roma

da – Sole, una tragedia visionaria al Nuovo 29 Gennaio 2009                                

Valentina Capone ha portato in scena presso il teatro Nuovo lo spettacolo

“Sole”, uno straordinario monologo di cui è anche regista

Toccante il pezzo della “dichiarazione d’amore”. Sole è uno spettacolo dal notevole impatto emotivo, così come lo ha dimostrato l’applauso fragoroso del pubblico in sala. Tutto lo spettacolo ha carattere visionario e Valentina Capone è straordinaria.

 

Titti Danese – Elle

Luglio 2003 “Le Maschere di Valentina”

”Bella, forte, carismatica, al debutto come regista, Valentina Capone,

giovane attrice- autrice, assembla in Sole una scrittura appassionata e tragica.. E ci infila dentro un suo straordinario monologo..

 

LIFEGATE Critica e informazione teatrale

Settimana dal 27/01/2003 al 03/02/2003

…”Sole, di una strepitosa Valentina Capone..un percorso segreto che lavora

sottopelle generando un potente impatto emotivo nello spettatore”…

 

Italo Interesse – Il Quotidiano “Cinque sfide personali per aprire una breccia” 22 Gennaio 2003

…”Sole si incentra sulla figura di Etora, monologante madre di tutte le donnein

attesa del ritorno del proprio uomo dalla guerra. Una figura accorata ed

autentica, (divertente anche nei passi demenzali) che trova nella brava

Valentina Capone l’espressione di un altissimo senso della femminilità”….

 

 Emanuele Mandelli-La Cronaca ed. Crema

Le donne sole di Valentina alla fine di Apritiscena” 4 Ottobre 2004

Valentina Capone ha chiuso sabato sera presso il San Domenico la sesta

edizione di Apritiscena con uno spettacolo, Sole, breve, intenso e

perfetto.

.. All’improvviso la Capone esce dai personaggi storici e sola, illuminata appena

da un faro, parte con un monologo rivolto a un uomo che non c’è, da

pelle d’oca.

…E poi il finale, quando quest’ attrice così multiforme e sensuale, riunisce in sé le donne di Euripide in uno sguardo quasi allucinato che sconvolge.

Monica Menna- teatro on line 28 Settembre 2009

Teatro Quirino: Etora, l’amore senza punteggiatura“Sole”-liberamente tratto da “Le Troiane” ed “Ecuba” di Euripide è uno degli spettacoli clou della rassegna di teatro sperimentale “Revolution Mad” al Quirino, con cui si rende omaggio al grande Leo de Berardinis, ad un anno dalla scomparsa. Valentina Capone non dà certezze…C’è il sogno da un lato e l’incubo dall’altro..strappa sorrisi e lacrime..(..) una suggestiva performance visionaria, introspettiva, sensoriale con luci e musiche (che non sono complemento ma componente essenziale) che aiutano a tratteggiare. Sole è spettacolo di solitudini, non di eroi. Straordinaria l’intensità dell’attrice.

 

 

 

TEATRO ELISEO

26 maggio 2014
Valentina Capone 

di e con

Valentina Capone

liberamente tratto da Le Troiane e da Ecuba di Euripide

 

Regia, ideazione spazio scenico, costumi Valentina Capone

 

luci Stefano Stacchini

maschere Stefano Perocco Di Meduna

assistenti alla regia Rascia Darwish, Alessandro Rinaldi

 

collaborazione tecnica Ciro di Matteo

 

Nel 2009 Valentina Capone è VINCITRICE DEL PREMIO ETI-GLI OLIMPICI DEL TEATRO cat. ATTORI EMERGENTI 2009 con lo spettacolo SOLE

 

 

Orari recita: ore 20.45
Biglietti
Posto unico 10 €
ridotto 8 € / ridotto scuole 5

 

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