I piatti Romani da assaggiare almeno una volta nella vita e dove trovarli

Con l’arrivo della stagione invernale, sarebbe assurdo negare come la passione per la gastronomia sia pronta a rivelarsi ancora una volta fondamentale nel riempire, con gusti e sapori pazzeschi, anche le giornate più uggiose.

Passione per il cibo che, con il passare degli anni e con il progredire della scienza, sta ormai diventando sempre molto stimolante anche dal punto di vista intellettuale, con la costante scoperta di proprietà benefiche, per la mente e per il fisico, nascoste spesso all’interno degli alimenti più inaspettati.

Messi quindi alle spalle i mesi più caldi dell’anno, possiamo finalmente concederci qualche sfizio calorico e quale città migliore per ributtarci a testa bassa sui carboidrati della Città Eterna? Magari riuscendo a unire la passione per il buon cibo con la prossima mostra cinematografica?

 

Vogliamo scommettere che anche nei grassi dell’iconica “gricia” ci siano nascoste inaspettate proprietà benefiche?

Ecco alcuni dei piatti storici della tradizione romana, con qualche piccolo suggerimento su dove poter trovare le versioni più autentiche.

Cacio e Pepe

Partiamo subito con un pezzo da 90. Una ricetta che grazie alla sua bontà, è riuscita a farsi largo in tutta la Penisola, diventando nel tempo uno dei piatti più apprezzati di tutto lo stivale.

Questo piatto popolare deve la propria origine agli spostamenti dei pastori dell’agro romano durante il periodo della transumanza. Si dice che nelle loro bisacce, insieme ad altri prodotti, non potesse mai mancare un sacchetto di pepe nero, un po’ di pecorino e degli spaghetti fatti in casa.

La ricetta riuscì poi ad arrivare nelle tipiche osterie romane dove, sempre secondo la tradizione, gli osti erano soliti servirla in una variante molto “pastosa” per favorire il consumo di vino tra i clienti.

Dove trovarla? Nella capitale quasi ogni ristorante la propone, ma diverse riviste di settore sembrano premiare “Roscioli”, storica trattoria romana del 1824.

Gricia

Seppure si tratti di un altro piatto imprescindibile della tradizione romana, la “gricia” è in realtà una ricetta non altrettanto popolare nel resto d’Italia.

Spesso raccontata come “l’antenata dell’Amatriciana” o “Amatriciana bianca”, questa ricetta, capace di combinare alla perfezione guanciale, pecorino, pepe e carciofi, ha in realtà un’origine incerta.

Sebbene gli studiosi concordino nel farla risalire al 400 d.C, il nome continua ad essere di origine misteriosa: per alcuni deriverebbe da Grisciano, in provincia di Rieti, mentre per altri sarebbe in onore del “gricio”, un antico venditore di alimenti spesso proveniente dal nord Europa (Germania e Svizzera).

Dove trovare la migliore? Come per la cacio e pepe, non è così semplice, ma molti sembrano preferire “Cesare al Casaletto” e la sua versione fatta con i rigatoni (mentre la ricetta originale usava gli spaghetti).

 

Carbonara

Ogni volta che uno chef americano posta un video con la “sua versione” della carbonara, lo sdegno si distribuisce in maniera molto omogenea lungo tutta la Penisola, a conferma di come quello che una volta era solamente un piatto della tradizione romana sia ormai diventato un simbolo nazionale.

Tuttavia, in molti rimarranno delusi dal scoprire come la prima ricetta della carbonara mai pubblicata su un libro di cucina, risalga al 1952 e venga, manco a farlo apposta, proprio dagli Stati Uniti.

Nella pubblicazione “Una straordinaria guida alla cucina della parte nord di Chicago”, scritto da Patricia Bronté, si parla di questa ricetta del ristorante “Armando’s” dagli ingredienti assolutamente riconoscibili: spaghetti, guanciale, uovo e formaggio.

Ma come è possibile, quindi, che un pianto tanto intriso nella cultura italiana, sia in realtà così presente anche nella storia popolare americana? Stando al racconto, mai smentito, sarebbe tutto merito del cuoco bolognese Renato Gualandi

 

Durante la liberazione della Penisola a opera della coalizione angloamericana, due battaglioni, uno inglese e l’altro americano, si incontrarono nel 1944 a Riccione. Durante il pranzo, organizzato proprio dal cuoco italiano, Gualandi avrebbe fatto di necessità virtù sfruttando il “bacon fantastico” e le ottime uova che gli americani avevano portato con sé.

Inutile dire che l’esperimento si rivelò un tale successo da arrivare pressoché immutato fino ai giorni d’oggi.

Dove trovarla? Un’opzione particolarmente gradita a Roma(Italia) sembra essere “L’Arcangelo”.

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