Gallerie Nazionali di Arte Antica I primi risultati del restauro della Madonna del latte di Murillo rivelano la presenza di un altro dipinto

Gallerie Nazionali di Arte Antica
I primi risultati del restauro della Madonna del latte di Murillo rivelano la presenza di un altro dipinto

Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini

Roma, via delle Quattro Fontane 13

Le Gallerie Nazionali di Arte Antica hanno avviato a ottobre 2020 il restauro della Madonna del latte di Bartolomé Esteban Murillo grazie ai fondi museali e al contributo dei proventi raccolti con la vendita del Vino Civitas, iniziativa promossa dall’Associazione Civita in collaborazione con la Tenuta Caparzo di Montalcino.

Detta anche Madonna zingara, l’opera era una delle più ricercate e ammirate nell’Ottocento dai visitatori che frequentavano la Galleria Corsini e la sua preziosa collezione, dove l’opera è tutt’ora conservata.

Persino lo scrittore Gustave Flaubert nel 1851 ne restò ammaliato: “Sono innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini. La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti”.

Quello portato avanti da Alessandra Percoco, del laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, diretto da Chiara Merucci, è il terzo intervento documentato sulla tela, dopo alcuni lavori ottocenteschi e un restauro degli anni Novanta del Novecento.

Per il momento la tela è stata sottoposta per la prima volta ad una serie di indagini diagnostiche: radiografia, riflettografia IR, analisi multispettrali, fluorescenza a raggi X (XRF) e a un’accurata opera di pulitura per rimuovere le vernici ossidate e vecchi ritocchi. Sono stati effettuati anche alcuni prelievi per effettuare analisi stratigrafiche sull’opera.

Il risultato più eclatante, sin qui raggiunto, è stata la scoperta della figura di un santo – quasi sicuramente di un San Francesco in preghiera – in fase avanzata di esecuzione, al di sotto della figura della Vergine.

Sottolinea Alessandro Cosma, curatore delle Gallerie e responsabile dell’intervento: “Il riuso delle tele non è una novità, ma qui l’eccezionalità sta nell’impiego di parti appartenenti a una figura precedente riusate come base per il nuovo quadro, come le pieghe del saio del santo che formano il panneggio della gamba della Madonna”.

I lavori di restauro come quelli di ricerca proseguono per cercare ulteriori segreti della tela e per approfondire l’avvincente storia collezionistica dell’opera, alla quale gli studi in corso hanno aggiunto importanti tasselli. Tutte le scoperte e le novità saranno oggetto di una presentazione a Palazzo Barberini nell’aprile di quest’anno.

Roma, gennaio 2021

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