Che cosa sappiamo di santa Maria Maddalena?

Nella storia dell’arte pochi personaggi evangelici sono stati amati e rappresentati più della Maddalena. Maria di Magdala appariva agli occhi dei credenti e dei loro artisti, una donna non solo bellissima ma avventurosa, poetica, commovente.

È stata la cortigiana alla quale molto sarà perdonato perché molto ha amato. È la donna che, nella casa del Fariseo, in ginocchio, ha coperto i piedi di Nostro Signore di baci, di lacrime, di profumi. È la testimone storica della Passione, sempre raffigurata a fianco della croce, insieme a Maria e a Giovanni l’Evangelista. Penso alla piccola Crocifissione di Masaccio che si conserva a Napoli nel Museo di Capodimonte. Indimenticabile la figura della Santa vista di spalle. Niente altro che la fiammata rossa del suo mantello e lo splendore dei biondi capelli. È la penitente che consuma nella solitudine del deserto la sua bellezza, una bellezza che vive ancora ed anzi sembra accrescersi di nuova luce, nonostante la consunzione del corpo. Come ha dimostrato Donatello nella scultura lignea custodita a Firenze nel Museo dell’Opera del Duomo.

Tutte queste cose e molto altro ancora è stata, nell’immaginario artistico di ciascuno di noi, Maria di Magdala, colei che ha atteso e ha visto il Risorto, prima di ogni altro.

Questo – l’attesa dell’Amato – è l’aspetto della Maddalena che mi affascina di più. Nessuno ha saputo esprimerlo e metterlo in figura meglio di Girolamo Savoldo in un quadro noto in più versioni che ha il suo archetipo nel dipinto custodito alla National Gallery di Londra.

Bisogna partire dal Vangelo di Giovanni (20,1 e 20,11-16) là dove si parla di quello che accadde dopo la Resurrezione e in particolare dell’incontro di Maria Maddalena con Gesù, dell’amante con l’amato. In particolare è stata l’attesa dell’amato ad affascinare Girolamo Savoldo, pittore bresciano di impronta naturalistica attivo nel XVI secolo, che è stato importante per la formazione di Caravaggio. A una data che la critica specialistica colloca fra il 1527 e il 1540 nel dipinto custodito alla National Gallery di Londra, Savoldo rappresenta un dettaglio di struggente poetica bellezza. E infatti cosa sta facendo la bellissima Maria di Magdala?

È venuta con il suo vaso degli unguenti a visitare la tomba del Signore. Non sa ancora che Gesù è risorto. Maddalena lo aspetta come si aspetta la persona amata. Ha passato la notte accanto al sepolcro, avvolta in un mantello grigio argento per ripararsi dal freddo. Adesso è mattina. Sorge il sole sulla laguna che, sullo sfondo, sta popolandosi di imbarcazioni. È una gelida mattina di primavera che raccoglie e protegge come in un abbraccio l’amore della donna.

Fra poco apparirà Cristo nelle sembianze gloriose del Risorto e dirà a Maddalena le parole famose: Noli me tangere (Non mi toccare).

L’Amato respinge l’Amante. Fra gli episodi che accompagnano e seguono la Resurrezione, questo rappresenta per me il momento più intenso dal punto di vista emotivo e sentimentale.

Il dipinto di Savoldo ci consegna l’immagine di una donna che trema, nella notte, avvolta nel suo mantello grigio-argento come la luna, aspettando l’arrivo del suo Signore. Non c’è, credo, immagine più bella per intendere la figura e il fascino di Maria Maddalena.

Che cosa sappiamo di santa Maria Maddalena?

Non molto, verrebbe da dire, anche in ragione del fatto che quando la si nomina, la reazione più immediata è: “ah, la prostituta”; un appellativo che le è stato forzatamente cucito addosso per poter dar vita a una figura di peccatrice penitente che servisse da esempio e modello per i cristiani quando, Maria la Maddalena così com’è stata tramandata dai Vangeli canonici, non aveva nulla di cui pentirsi.

Sappiamo che era presente nei passaggi essenziali della vita di Cristo quali la predicazione, la crocifissione, la deposizione e la resurrezione e possiamo supporre che amasse Gesù più dei Dodici perché lo amava anche come uomo e non solo come amico e figlio di Dio, sedotta dal suo agire e dalla sua Parola. Dal suo Verbo d’amore e riconciliazione. Una seduzione che dovrebbe permeare tutti i credenti.

Forse però ignoriamo che Maria Maddalena avrebbe potuto essere ben più rilevante nella storia del cristianesimo, diventando di conseguenza un cardine in campo teologico-dottrinale, se la misoginia dei tempi – di tutti i tempi – non avesse frenato e messo in discussione a ogni passo il suo ruolo, innanzitutto di discepola e in seguito di Apostola. La donna, si sa, è incostante e inaffidabile, mobile qual piuma al vento / muta d’accento e di pensiero. Chi le affiderebbe posti chiave in un’organizzazione tesa a diffondere il messaggio di un nuovo credo? Meglio lasciare alle donne ruoli defilati di secondo piano, di servizio e cura e farle agire appunto da esempio, positivo o negativo che sia, a monito di tutti.

Così, mentre in Oriente Maddalena è rimasta fondamentalmente se stessa, la mirofora testimone di Cristo, in Occidente è diventata fin dai primi secoli un coacervo di equivoci, sovrapposizioni di altre figure femminili dei Vangeli o di agiografie altrui, errate interpretazioni e volute dimenticanze che hanno però, proprio per questo, generato una ricchissima sua rappresentazione, rendendola protagonista delle opere di numerosi artisti siano essi pittori, scultori, poeti, scrittori o musicisti, sino ad arrivare a registi e sceneggiatori in film a lei dedicati. Dopo la Madre di Dio, santa Maria Maddalena è non solo la donna più citata nei Vangeli, ma la più rappresentata nell’arte sacra di tutti i tempi.

Le arti figurative, in particolare, l’hanno mostrata in commistione con tutte le altre donne che le sono state cucite addosso, contaminandone e nello stesso tempo moltiplicandone senso e significato per farne il modello cristiano che serviva, tramandandola spesso in modo erroneo ma tenendone anche così vivi il ricordo e il culto.

In questo volume dedicato alla memoria di Maddalena Paola Winspeare, si è voluta raccontare la figura della Santa sua eponima e di come gli artisti – tutti italiani, tranne rare eccezioni – hanno interpretato la sua immagine nel corso dei secoli.

Lucia Toso

Antonio Paolucci

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