LA PITTURA DI “CARLA ACCARDI” PRESSO PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI A ROMA.

“L’insieme che i segni compongono intrecciandoli e inserendoli sulla superficie del quadro rappresenta con infinite varianti la vita, e indica all’osservatore un modo per riconoscersi e capire”. Carla Accardi

L’artista, nata a Trapani il 9 ottobre del 1924, con la sua pittura ha concorso all’affermazione dell’astrattismo in Italia e, protagonista del neo-femminismo, è stata tra le fondatrici delle edizioni di Rivolta Femminile nei primi anni Settanta.

Carla Accardi è celebrata tramite una splendida retrospettiva che emoziona ed entusiasma a 100 anni dalla sua nascita. Dal 6 marzo al 9 giugno infatti, Palazzo delle Esposizioni a Roma, in cui è a lungo vissuta fino alla sua morte, tramite numerose sue opere riattraversa dal 1946 al 2014 tutta la sua attività, ancora molto attuale.

L’esposizione curata da Daniela Lancioni e Paola Bonani, per dimensione e importanza è la più vasta mai dedicata alla pittrice.

L’antologica è promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale di Palaexpo, è ideata, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Accardi Sanfilippo e con il sostegno della Fondazione Silvano Toti.

Carla Accardi è cresciuta in una famiglia di eminenti esempi di donne forti poiché era la cugina della scrittrice Evi Zamperini Pucci e della politica Elda Pucci, sindaco di Palermo e candidata all’europarlamento. Da sempre quindi, la Accardi, si è rapportata con modelli femminili che hanno contribuito all’emancipazione delle donne ed al loro riconoscimento di cariche fino a quel momento di totale appannaggio degli uomini.

In tarda età, la pittrice ricevette alcune nomine: fece parte dell’Accademia di Brera nel 1996 e della Commissione della Biennale di Venezia nel 1997. Il 23 febbraio 2014 si spense in ospedale, al Santo Spirito di Roma, all’età di 90 anni.

La pittrice, oltre ad essere stata un’astrattista piena di talento, è stata anche la sola donna del gruppo Forma, fondato insieme ad Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato.

Amicizie che formano anche la sua ricerca artistica portandola appunto sempre più verso l’astrattismo, limitando il suo lessico ad un semplice segno negli anni Cinquanta.

Negli anni Sessanta invece, la partecipazione al gruppo Continuità riconsegna ai lavori dell’artista colore ed effetti optical. Il colore, sempre usato sulla tela attraverso la caseina, ritorna decisamente artefice principale della sua produzione, quasi certamente condizionata dal diffondersi della colorata Pop Art di Andy Warhol. Influenze che si mescolano ad ininterrotte sperimentazioni, incentrate soprattutto nell’utilizzo di supporti plastici per esaltare la natura dei dipinti in virtù anche delle trasparenze.

Negli anni Settanta tornò agli schemi geometrici riproposti su grandi tele denominate Lenzuoli.

Le sue esperienze artistiche seguiteranno ad essere attuate in una serie di installazioni fino ad una riutilizzazione di una dimensione più tradizionale negli anni Ottanta, i segni e le giustapposizioni cromatiche continuano ad essere presenti sui quadri, portando avanti le istanze di tale periodo.

Pertanto, passando dall’astrattismo all’informale, dalla pittura concettuale a quella ambientale, Carla Accardi ha rivoluzionato il concetto di opera d’arte.

L’energia di questa distintiva retrospettiva consiste anche nella scelta di mostrare i lavori in ordine cronologico e di lasciarsi guidare da un coinvolgente percorso creativo dell’artista.

In rassegna, circa 100 composizioni organizzate in allestimenti elaborati dalla stessa Accardi, desunti dalla documentazione fotografica che ha permesso di ricreare anche la sala personale della Biennale di Venezia del 1988.

L’allestimento, ispirandosi alla “scrittura espositiva” della pittrice, molto innovativa nella riconsiderazione del rapporto tra opera e spazio, si estende in tutto il piano nobile del Palaexpo con sette sale e la rotonda centrale.

Le quattro tele del 1947, con cui nella sala 1 inizia il reale itinerario della mostra, attestano la rapidità dello sviluppo della pittura della Accardi.

Lo scenario era quello di una Roma affollatissima e festante. Scrive Pietro Consagra: “La fine della guerra fu una grande festa (…). A Roma arrivavano artisti, poeti e scrittori da tutte le parti d’Italia e poi dalla Francia, dall’Inghilterra e dall’Amarica. Nello studio di Renato Guttuso, luogo di accoglienza tanto generosa quanto privilegiata, un gruppo di giovani artisti, come è noto, nei primi mesi del 1947, maturò l’idea di fare una rivista, “Forma”, e di aprirla con un manifesto alla maniera del futurismo”.

Tutte le composizioni pubblicate nel giornale si rivolgono verso un fine ancora conciliabile con il rinnovamento della cultura visiva: “adoperare le forme della realtà oggettiva come mezzi per giungere a forme astratte oggettive”.

Nel quadro piccolo Vista su campo da tennis del 1947, presente per la prima volta, è evidenziata la contrapposizione tra i colori complementari (il rosso del campo ed il verde degli alberi) e tra le superfici (la striscia del campo, gli spicchi del cielo) ed i segni ( il fogliame degli alberi).

La Composizione di Parma del 1947, è nel foglio-catalogo pubblicato per l’esposizione Arte astratta in Italia, nata da un’idea di Consagra e di Ettore Sottsass.

La tela Composizione del 1950, che è situata accanto al dipinto Verde ble del 1949, conforme riproposizione di una delle tempere, è riprodotta nel catalogo della rassegna collettiva Accardi Attardi Sanfilippo nella galleria Bergamini di Milano, del 1950, mediante una presentazione di Enrico Prampolini che capì il significato delle nuove opere della pittrice: “tutto si fa più vivo, dinamico (…) si feconda di (…) nuclei generatori”.

I due quadri Isola del 1951 pubblicati nel catalogo della seconda retrospettiva personale di Carla Accardi della galleria romana Il Pincio, sono invece forme chiuse che si articolano, si estendono o si ritraggono dal fondo.

Quattro composizioni (1953 e 1954) che chiudono la prima sala, testimoniano il termine dell’attività artistica iniziale della pittrice.

La sala 2 si rivolge ai lavori più celebri della Accardi, creati fra il 1955 e il 1961, e determinati dalla presenza di segni quasi biomorfici e dalla decisone definitiva di rappresentare i suoi dipinti in bianco e nero.

Tra le opere mostrate menzioniamo: Arciere su bianco del 1955, Grande integrazione del 1957, Assedio rosso n. 3 del 1956, Grande rettangolo grigio del 1960, un dittico che può essere reputato in rapporto all’ installazione dell’artista del 1961, un incunabolo dei suoi ambienti.

La terza sala si apre con: Rossoverde e Verderosso del 1963, i quadri sono vicini e duplicano le proprie contrapposizioni: i segni di una tela sono verdi su fondo rosso e dell’altra sono rossi su fondo verde; l’innovazione è nel ritorno del colore. In esse l’impeto del colore equivale ad una semplificazione della linea, adesso più sottile e calligrafica.

Gli altri dipinti sono Violarosso (Concilio) del 1963, Oriente del 1964, Tenda del 1965-1966, Rotoli del 1966-1971.

La Triplice Tenda del 1969-1971 è montata nella rotonda di Palazzo delle Esposizioni ed è determinata da una susseguirsi di pareti e dalla trasparenza del materiale. L’installazione in sicofil, materiale plastico trasparente, è composta da tre differenti ambienti uno dentro l’altro, con gli ingressi non allineati, ed il suo colore richiama i tramonti e la luce che inondavano lo spazio dello studio romano della Accardi. La superficie che li divide, sempre accessibile, ha l’itinerario di un labirinto.

Nella sala quattro sono presenti altri lavori caratterizzati da disegni neri e grigi, che la pittrice utilizzò agli inizi degli anni Settanta, come già citato, cessando lo scenografico e vivace impiego di colore. Alcuni dei quadri hanno forme acuminate del triangolo o del cono, come nella tela bidimensionale Tre triangoli del 1972 o in quella tridimensionale Cilindrocono (1972-2013).

E’ mostrato anche il grande dipinto Moltiplicazione verdeargento del 1964, in cui la Accardi attuò una diversa maniera di riprodurre le linee con sequenze che richiamano alla memoria il movimento delle composizioni di Giacomo Balla.

Nella stessa sala vi è un bassorilievo lungo oltre 12 metri, chiamato Si dividono invano del 2006, creato sull’esempio di quello costituito nel 1972 a Tangeri in Marocco e proveniente dall’Archivio Accardi Sanfilippo.

L’entrata della sala cinque è un ambiente lungo e stretto, dove è ubicata la tela Origine del 1976, eseguita durante l’esposizione personale alla Cooperativa di via Beato Angelico di Roma.

Sulla parete sinistra della sala sono invece mostrati alcuni quadri in sicofil, realizzati tra il 1974 ed il 1975, con disegni di nuovo nitidi, ma più grandi. La novità è anche nel processo dell’assemblage, l’artista infatti dipingeva su fogli di sicofil che ritagliava e assemblava sul telaio, spesso sovrapponendoli o intrecciandoli.

Nella parete frontale sono allestite le tele senza colore, conseguiti fissando strisce sempre di sicofil al telaio.

“L’anno scorso ho ripreso la plastica (…) trasparente, senza segni, anzi trasparente e basta, con gli intrecci. (…) Ma non è che volessi solo analizzare il fatto delle trasparenza, col telaio ecc…, per carità. Mi piace la luce, i riflessi bianchi dove il foglio si piega o si arrotola”. Ciò è riportato in un’intervista della pittrice del 1976 eseguita per Annemarie Sauzeau, in cui trattò in modo esaustivo la creatività femminile in relazione alla cultura prevalentemente maschile.

Nell’ultima parete della sala la pittura delle opere (1978-1980) compare nei margini, sulle traverse dei telai assemblati in rettangoli, triangoli, trapezi, ottagoni: Quattro trapezi verdi, Stella (Dieci triangoli rossogialli), Due rettangoli mimetici, Due rettangoli, Ottagono verdearancio, o in altre forme come in Quadrato a spina.

Nei molti lavori sono stati adoperati pigmenti differenti: l’anilina, le tempere o gli acrilici, e la loro caratteristica è la tela grezza.

La sala sei è rappresentata dal periodo degli anni Ottanta. E’ stata ricostruita infatti la sala personale allestita da Carla Accardi alla Biennale di Venezia del 1988. Esposti, come lo erano appunto a Venezia: Grande dittico del 1986, Pieno giorno e Animale immaginario 1 entrambi del 1987, Senza titolo, Grande verdeviola, Grane capriccio viola, tutti del 1988, La colorata notte del 1986.

Ancora numerose le molte innovazioni che abbiamo in tali quadri con cui l’artista mossa dalla “nostalgia” e dal “desiderio”, vuole recuperare la “non colpevolezza del privilegio del mito accumulatosi su di esso”.

La sala sette, l’ultima dell’antologica, con all’interno l’enorme produzione degli anni Novanta e Duemila è distinta dalle molteplici metamorfosi e invenzioni mediante le quali la Accardi ha rivoluzionato i fondi (lo spazio) e rivisitato le linee.

Su due pareti abbiamo Grande bianconero e Grande nerobianco, mentre al centro Movenze notturne, il titolo di una poesia di Serrao; sulla parete di fondo vi è la tela Segni e forme, creata per la personale da Volume! a Roma nel 2008. Sono otto tele sagomate, ognuna con un colore diverso.

Sull’ultima parete della rassegna si eleva il grande trittico Vortice del vento verde del 1998 con Ordine inverso e a Imbucare i misteri, opere realizzate nei primi mesi del 2014. Le forme raddoppiano i piani, aprono un campo sul campo, senza utilizzare la prospettiva, una dimensione nuova creata prima della morte della pittrice.

Le opere della eccelsa retrospettiva provengono da collezioni private ma anche pubbliche: dal Museum Van Hedendaagse Kunst di Gent al Museo del Novecento di Milano, dal Centro Studi e Archivio della comunicazione di Parma al Museo d’Arte Contemporanea Castello di Rivoli, dal Musee d’art moderne et contemporain Centre Georges Pompidou di Parigi alla Galleria d’Arte Moderna di Torino.

Il catalogo, disponibile in italiano e in inglese è edito dalla casa editrice Quodlibet, documenta i lavori mostrati e presenta anche una antologia della critica dedicata a Carla Accardi, dal 1950 fino al suo decesso nel 2014.

L’esposizione è impreziosita inoltre da un ricco calendario di eventi collaterali che includono letture di poesie e incontri con esperti dell’arte.

Attraverso la bellezza e la sua energia, Carla Accardi ha condizionato profondamente la cultura artistica internazionale oltrepassando il limite delle generazioni in un continuo rinnovamento della sua opera.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares