Videocracy, basta apparire – A documentary about Italy

La musica di apertura è quella di un thriller, le immagini quelle dei primi programmi trasmessi negli anni’70 dalle reti private italiane, sono situazioni di intrattenimento televisivo, vorrebbero essere divertenti, ma come un comico senza talento, finiscono solo per risultare ridicole e volgari. Inizia così il documentario di Erik Gandini, che in 85 minuti presenta l’Italia al mondo, nell’ambito della Settimana della Critica e delle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia.

Non una interpretazione bensì una rivelazione, il regista e narratore, rivela una storia significativa, la spaventosa realtà italiana. La Televisione -protagonista assoluta- si espande sempre di più, fino ad occupare sogni ed ambizioni dei giovani italiani e a creare la voglia “di essere in televisione, di essere ricordati e riconosciuti, di sentirsi 10 gradini sopra gli altri”.

Gandini fa luce sull’attuale situazione culturale della società italiana, offre una spiegazione logica. La televisione è divenuta la cosa più importante della vita di ogni italiano, quindi dell’Italia stessa, il presidente della televisione è divenuto il presidente dell’Italia, da qui il risultato agghiacciante: l’Italia è la televisione. Televisione e potere sono divenuti un’unica cosa e agli occhi della gente comune i personaggi televisivi sono al potere, perciò chi va in televisione conquista il potere.

Il mostrare continuamente perfezione crea tensione nel Paese, si deviano i valori, si creano forze oscure, sono tantissimi gli sfruttatori dell’ignoranza di persone che per apparire in televisione sono disposte a tutto. Tramite delle interviste vengono presentati Lele Mora e Fabrizio Corona, si arriva a parlare di Vallettopoli e del periodo di carcere di Corona, poi si spiega come tutto questo -in un paese dove la televisione è al potere- possa essere sfruttato a proprio favore, rimescolare le carte, gettarle nella scatola magica e ancora una volta apparire, ancora di più.

Il regista mostra il “dietro le quinte”, ora lo spettatore vede oltre la tv. Cosa c’è sotto la maschera della tv, dietro quei sorrisi sempre uguali, come maschere inquietanti indossate da chi sta ai vertici? C’è una triste realtà, la televisione e l’Italia in questo momento sono afflitte da un decadimento generale, è una parete apparentemente lucida, brillante, infiniti ritocchi tentano di nasconderne la muffa, ma le fondamenta si compromettono, la muffa affiora, la facciata si imbruttisce.

Il regista sottolinea che non si tratta di una pellicola su Berlusconi ma sull’Italia berlusconiana, è l’Italia delle veline, dei tronisti e di gente smaniosa solo di apparire, dove la televisione ha preso il posto della democrazia. E’ l’epilogo di una rivoluzione culturale.

In Italia Rai e Mediaset hanno vietato la messa in onda del trailer del film, a Venezia è stato accolto da un’ovazione di 2-3 minuti.

Mauro Meleddu

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