Sidival Fila nasce nel 1962 in Brasile da genitori di origine italiana. Cresce nello Stato del Paranà, nel sud del Paese popolato principalmente da italiani e tedeschi.
Gli interessi pittorici del giovane si incentrano sul Trecento, sul Rinascimento e sul Barocco; successivamente coltiva anche lo studio dell’Impressionismo e del Cubismo fino a giungere a Roma per perfezionare la propria preparazione in campo artistico. La spiritualità della città eterna e la propria vocazione lo portano ai voti presso l’Ordine dei frati Minori di San Francesco che offrono la propria opera presso carceri e ospedali. Passeranno anni prima che fra’ Sidival torni a dedicarsi alle proprie opere e alla ricerca cromatica su tessuti e materiali. Il duemilasei è l’anno della prima mostra personale nel convento di S. Bonaventura a Frascati mentre, nel duemilanove espone a Gubbio e nel duemiladieci è presente al MACRO Future di Testaccio all’interno della mostra Trasparenze; nello stesso anno espone al MADRE di Napoli e nel duemiladodici una sua mostra personale viene allestita allo ex-GIL di Trastevere in Roma. Una sua opera fa parte della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e diversi quadri appartengono a prestigiose collezioni private in Europa, negli Stati Uniti e in Brasile.
Mercoledì ventitre settembre alle ore diciassette è stato presentato il nuovo catalogo dell’affermato artista Sidival Fila presso il museo Carlo Bilotti in Roma.
Il catalogo propone le opere esposte all’Aranciera di Villa Borghese dall’otto luglio all’undici ottobre 2015 all’interno del museo Bilotti, la curatrice è Cinzia Fratucello che, con altri eminenti esperti, ha partecipato al pomeriggio di introduzione del catalogo dal titolo TrasFormAzione.
Trai relatori spicca il nome del professor Claudio Strinati che ha proposto un’attenta analisi del titolo e sottolineato l’assonanza del nome “Fila” con il lavoro certosino che i quadri scelti testimoniano.
Sidival Fila ha voluto anche rendere omaggio al Maestro Yves Klein con un proprio quadro che per forma e colore ricorda gli studi sul blu intrapresi dal pittore francese.
Nello splendido contesto della sala De Chirico si sono succeduti gli interventi con dibattito finale, il protagonista non ha voluto esprimersi a parole, ma la sua presenza e i suoi quadri sono stati l’espressione migliore a commento di tanta produzione d’arte; nodo da sciogliere è quanto di spirituale o religioso vi sia in tali opere, essendo l’artista prima di tutto un frate, giunto in Italia dal Brasile da diversi anni per approfondire i propri studi è rimasto per abbracciare la vita conventuale. I quadri non hanno elementi religiosi e non riproducono immagini di natura ecclesiastica, eppure appaiono fortemente spirituali per via di questo tessere e cucire che danno l’idea di un travaglio, una lacerazione interiore ricomposta e placata a seguito di un percorso che attraversa diversi stadi, ovvero i diversi colori utilizzati o creati per l’occasione. Sidival dà risposte con la propria opera e lascia all’interpretazione dell’osservatore il significato intrinseco dei quadri, proponendo anche dei giochi di luce, di chiaro scuri che sulle tele creano dei disegni cangianti molto suggestivi.
A tal proposito Edvige Bilotti osserva che “tra gli artisti che hanno trasmutato la materia, stupendo lo spirito dello spettatore, ce ne sono alcuni con i quali Sidival Fila presenta affinità di ricerca. Antonello da Messina concepisce il colore come linguaggio puro, denso di sacralità e potenza indipendentemente dai personaggi ritratti. Leonardo da Vinci astrae la Monna Lisa dalla materia”
Il catalogo è corredato da diversi testi a commento delle opere esposte al museo Bilotti, la stessa curatrice introduce e descrive alcuni quadri e in particolare si riferisce all’area del Ninfeo che riemerge dal tempo in armonia con l’esposizione, dando all’osservatore la sensazione di un continuum tra presente e passato, ovvero i giochi d’acqua voluti nel settecento dai Principi Borghese “dialogano” con gli effetti ottici, quasi musicali, prodotti dalle installazioni sapientemente ubicate all’interno dell’area museale.
Nella parte finale della pubblicazione edita da Carlo Cambi vi è una raccolta di opere dell’artista frate e di illustri commenti, come nel caso di Daniel Dobbels dal titolo il filo della fede: “Sidival ha dovuto meditare sull’opera di Fontana, prendendone forse la più paradossale delle necessità: che la superficie si tende per meglio aprirsi alla più liscia delle superfici, quella in cui il filo della fede sospende il tempo come un filo di seta …”.
Lo stile di Sidival si plasma nel tempo e inizialmente si concentra su oggetti di uso quotidiano quali pentole, grate o lamiere e solo in un secondo tempo punta sullo studio dei materiali, specialmente dei tessuti che risultano facili da lacerare e ricucire in forme e colori accuratamente elaborati dalle mani del frate. L’oggetto viene deformato e modificato fino ad acquisire una nuova identità, vengono creati giochi d’ombra e luce e lo stesso colore viene ricreato attraverso fitte trame di fili; le diverse aree del colore vengono sovrapposte e l’opera assume un aspetto differente a seconda della posizione da cui la si osserva e dall’intensità della luce che la colpisce.
di Angela Bonfanti
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foto di Carlo Tartarelli