Próxima estação: Brasil 2014

2Partiamo da una foto che ha fatto il giro del mondo grazie al brasiliano “Jornal do Commercio”: lo  scatto, risalente alla fine dello scorso anno, mostra un bambino di nove anni, Paulo Henrique, immerso in un canale di acqua ed immondizia, intento a raccogliere lattine da rivendere.Siamo a Recife, città famosa per le sue bellezze naturali e per i ponti incantevoli, ma anche, oramai, tristemente nota per questa pratica brutale: il governo ha infatti stimato che ammontano circa a 6.500 i bambini che, nei bassifondi dei quartieri Arruda e Campina Barreto, nell’area nord della città, nuotano nei rifiuti, fra bottiglie, resti di mobili, animali morti e avanzi di cibo, là dove nemmeno i pesci oserebbero farlo. Tutto questo, semplicemente, per guadagnarsi da vivere.Il governo locale, di fronte alla divulgazione della notizia raccapricciante, ha promesso al tempo di inserire Paulo e la sua famiglia in un programma di previdenza sociale.E gli altri bambini? Le ONG che operano sul campo riescono a fare poco e niente, considerata la vastità della piaga sociale e viste le esigue quantità di denaro ricevute dal governo federale. Al problema, quindi, non c’è soluzione.Ora spostiamoci a sud del Paese, per la precisione a Rio de Janeiro dove, nel mese scorso, vi sono stati duri scontri tra la popolazione locale e le forze dell’ordine, in un contesto di proteste e violenza che prosegue imperterrito da metà dell’anno passato. Questa volta, ad essere oggetto della manifestazione, l’aumento del 9 % dei prezzi del trasporto pubblico: sette i feriti, fra i quali uno in modo grave, e 28 i manifestanti arrestati, stando a quanto riporta la “Folha de São Paulo”.La sottile linea rossa che unisce le manifestazioni che da più di un anno oramai incendiano il Brasile è composita e uniforme al contempo: i principali bersagli sono infatti la corruzione e le eccessive spese del governo in previsione dei Mondiali di Calcio del giugno 2014.Già, è questo il punto. Stiamo parlando del Paese che ospiterà la World Cup, uno degli eventi più attesi dell’intero pianeta; stiamo parlando di una nazione piena di contrasti, sommersa da problemi economici e di ordine sociale a cui non viene trovata una risoluzione, che attualmente continua a sperperare soldi in stadi ed infrastrutture di vario genere, senza mostrar rispetto alcuno per la popolazione locale, vittima di continue sopraffazioni.La filmaker Carla Duaden, che già aveva fatto parlare di sé per il famoso video della scorsa estate “I’m not going to the World Cup”, in cui aveva argomentato le motivazioni per cui il Brasile non è pronto ad ospitare l’evento, continua a palesare l’inadeguatezza del suo Paese di fronte ad una manifestazione così impegnativa. E lo rifà con un nuovo video, intitolato “#Stoptheball”.In appena due minuti, un pallone di calcio attraversa strade desolate, baraccopoli, cuori pulsanti economici di città ed ospedali fatiscenti: dietro, bambini che lo rincorrono; intorno, gente in ventiquattrore, le cui teste sono tagliate dall’inquadratura e gente disperata, ripresa in primi piani, nei quali occhi si intravedono i riflessi di miseria e povertà. Una donna in sottofondo urla, lamentando la perdita della sua baracca, a causa del Pac (Programma di Accelerazione della Crescita). Per iscritto, in basso, scorrono le bugie del governo, come ad esempio: “Brasile: un ricco paese privo di povertà. Costruzione di case ed urbanizzazione”. Ciliegina sulla torta, la cinica affermazione di Ronaldo: “Senza stadi non puoi realizzare un Mondiale, amico. Non puoi realizzare un Mondiale con gli ospedali”.Chiaro, gli stadi sono proprio ciò di cui si ha bisogno in un Paese in cui l’analfabetismo colpisce circa il 10 % della popolazione e dove 13 milioni di persone muoiono di fame attendendo l’assistenza medica.Benvenuti ai Mondiali 2014, bem-vindos ao Brasil.

 

Michela Graziosi

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