Promesse mantenute, promesse disattese. I giovani aprono Altaroma tra conferme e sorprese.

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Le belle collezioni di Andres Caballero di San Andres Milano e Arthur Arbesser, i ragazzi di Wion. E il pre-opening- non felicissimo- di Luigi Borbone.

Apertura eccellente per il calendario dell’edizione di Altaroma iniziata oggi, con le collezioni di due tra i finalisti di Wion 2012 e 2013, due ragazzi stranieri che hanno scelto l’Italia come casa e sede delle loro produzioni: il messicano Andres Caballero di San Andres Milano e l’austriaco Arthur Arbesser, vincitore- pari merito con Esme Vie, in passerella domattina- nel luglio scorso. Due visioni della donna diametralmente opposte ma ugualmente interessanti, in cui è evidente il lavoro di ricerca stilistica e di costruzione della collezione. Caballero torna a ispirarsi nuovamente al suo paese di origine, ma stavolta in passerella non va la bambola Lupita, signorina perbene della sua ultima primavera estate, ma Maria Félix, diva del cinema messicano anni Quaranta e Cinquanta; l’attrice, affascinante e sensuale, ispira allo stilista ancora un perfetto guardaroba sartoriale fatto di soprabiti ben strutturati- grande punto di forza delle sue collezioni-, vestiti e gonne rétro e pantaloni a sigaretta dai dettagli di pelliccia e ricchi di decorazioni preziose. Poi entra la pelle nera di completi gonna e cappa e abiti a ruota, e la fanciulla bon ton amante dei toni polverosi e lievi si trasforma in una donna decisa e conturbante. Se da San Andres Milano è la donna protagonista a crescere, sulla passerella di Arthur Arbesser è deciso e prepotente il percorso stilistico di questo giovane, bravissimo designer austriaco,  trentenne dalle idee molto chiare. Bianco e nero, arancio fluo e azzurro polvere, rosso mattone e grigio perla, maglioni a collo alto in lana pesante e tute in seta trasparente stampata a pois, pezzi iper semplici e dettagli preziosissimi, il maschile sulla donna che è quello che, secondo Arbesser, “la rende davvero sexy”. Nella sua collezione c’è tutto e il contrario di tutto, in modo apparentemente disordinato ma in realtà perfettamente chiaro quando lo stilista spiega che disegna “quello che mi viene dalla pancia, quello che mi piace, quello che mi ispira, perché uno stilista non deve farsi distrarre da nulla, ma avere bene in mente, sempre, quello che è il proprio mondo e il proprio punto di vista”. E se non fosse ben chiaro, che questa è una collezione Arbesser, ci pensano le due canotte con il suo nome impresso a caratteri cubitali- una in apertura e una in chiusura di sfilata- a mettere un sigillo alla sua passerella. Ben al di sotto delle aspettative, invece, il ritorno alla couture di Luigi Borbone- creatore di quel piccolo gioiello di sofisticata purezza e vaga inquietudine che fu White, White nel gennaio 2012- che ieri, in giornata di pre-opening, è tornato all’alta moda nei saloni di Palazzo Braschi dopo alcune stagioni di pret-a-porter. Poco più di venti uscite per una collezione che vorrebbe creare una donna fiore in tinte pastello ma che mescola soprabiti in organza un po’datati a tailleur più da business woman che da alta moda, e alterna colori, stili e modelli in una passerella confusa e senza un vero filo logico. Degni di nota un piccolo abito a grembiule nero- molto Valentino degli ultimi anni, comunque- e un paio di lunghi abiti da sera leggerissimi ed egregiamente ricamati, ma che purtroppo si perdono in una collezione che lascia un tantino perplessi. Alla prossima collezione il compito di chiarire se la promessa di talento e innovazione fatta due anni fa potrà essere mantenuta.2

 Claudia Proietti

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