Mondo e teatro all'Argentina

Richiamando la frase Totus mundus agit histrionem, che spiccava sul Globe Theatre di William Shakespeare, il Teatro Argentina di Roma ci riporta all’idea del gran teatro del mondo, dello scambio tra mondo e teatro, del mondo come grande scena dell’azione dell’uomo. Se si osserva il cartellone della stagione 2010-2011, vi si leggono i titoli di quelli che oramai sono grandi classici del teatro, in primis quello che viene definito Codice Molière, trilogia del grande autore secentesco, acuto osservatore del vivere quotidiano dei propri contemporanei, la cui critica sociale, il cui teatro dotato di coscienza morale, pur nella propria tensione drammatica e comica, appare perfetto per il nostro tempo. Nel Misantropo, regia di Massimo Castri, emerge il rapporto tra individuo e società, nell’Avaro, di Luigi De Filippo, domina l’amore per il denaro, mentre nel Malato immaginario, di Gabriele Lavia, l’ipocondria è una risposta al vivere che suona come critica sociale.

All’interpretazione di Umberto Orsini il regista Claudio Longhi ha affidato La resistibile ascesa di Arturo Ui, di Berthold Brecht, allegoria dell’affermarsi di un dittatore, Lluís Pasqual mette in scena Donna Rosita nubile, di Federico García Lorca; Marco Sciaccaluga cura la regia di Aspettando Godot di Samuel Becket, con Ugo Pagliai (che vediamo a sinistra in una foto di repertorio insieme a Philippe Leroy) e Eros Pagni; Luca De Fusco quella di  Vestire gli ignudi di Luigi Pirandello.

Interessante si presenta Operette Morali, di Giacomo Leopardi, per la regia di Mario Martone. La critica si è soffermata più volte sugli elementi teatrali presenti nell’opera di Leopardi, tanto che il Centro Studi Leopardiani di Recanati nel 2004 dedicò all’argomento un convegno, La dimensione teatrale in Giacomo Leopardi, del quale la casa editrice Olschki di Firenze ha pubblicato, nel 2008, gli Atti, curati da E. Carini e F. Foschi. Il poeta è divenuto anche personaggio sul palcoscenico, ricordiamo: Processo a Giacomo Leopardi, di Renzo Giovampietro, 1987; Giacomo il prepotente, 1988/’89 di Giuseppe Manfridi. Quello di Martone non è il primo tentativo di mettere in scena le Operette Morali, che si prestano per la loro struttura dialogica, ma anche per la loro sottile ironia e per certe atmosfere desolate da teatro dell’assurdo. Vale la pena di attendere questo spettacolo, che chiuderà la stagione. Nel corso di essa il Teatro Argentina, rispettando quella che è divenuta una tradizione, anche di altri teatri, si aprirà alla musica e alla danza, con concerti e con l’Aterballetto in Incanto dall’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, curato da Mauro Bigonzetti, con musiche di Georg F. Händel; al serbo Egon Savin e al macedone Alexsander Popovski è affidato Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare.

Per notizie più ampie e dettagliate e per conoscere le varie proposte e condizioni di abbonamento del Teatro Argentina e del Teatro India, consultare il sito: www.teatrodiroma.net.

Mirella Saulini

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