Il coraggio di Nadia Verdile

Come definire l’eclettica Nadia Verdile? Docente, giornalista, storica, scrittrice, attivista, esperta in tematiche di genere…sostantivi limitati e limitanti il suo impegno culturale e sociale, praticato nel quotidiano.

Tra i suoi tanti scritti, volumi e saggi vogliamo fissare la nostra attenzione su un recente libro: “La reggia di Carditello. Fasti e feste, furti ed aste, angeli e redenzioni” la cui pubblicazione procede parallela alle iniziative a sostegno della riapertura al pubblico del monumento.

Nadia Verdile traccia la storia della Reggia con la chiarezza e la fluidità immanenti l’insegnamento, curando ogni particolare, ricostruendo in modo dettagliato e rigoroso, da perfetta cronista, le numerose vicende storiche del luogo.

In ogni passo traspare l’amore di Nadia verso la Reggia e la sua Terra. Carditello riemerge dallo sciatto oblio e rappresenta il riscatto da uno storico abbandono di uno Stato che si ritrae e la restituzione al giusto fasto di un sito testimone di tante pagine di Storia passata e recente.

Proprio la costanza ed il rigore manifestato da Nadia nel tenere desta l’attenzione al sito, risveglia però reazioni violente da chi desidera restare all’oscuro in quelle lande.

Le minacce avrebbero dovuto fermare la battaglia di Nadia che, armata della sua penna, sottolinea, divulga ed attrae ancora più interesse sul vilipeso sito. Il coraggioso presidio di questo luogo simbolo della pigrizia, dell’accidiosa inedia ed indifferenza verso il patrimonio culturale ed artistico della nostra nazione, trova nell’ex Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, valido aiuto e nella cittadinanza sana locale la sinergia necessaria a riaccendere passione verso questo mirabile esempio di architettura, divenuta simbolo di riscatto di una Terra pesantemente abusata da inquinamento e malaffare.

“Carditello è collocata tra due discariche di Stato e tante discariche abusive. E’ una terra in cui qualcuno vuole che lo Stato non ci sia. Quindi Massimo Bray ha rappresentato una speranza per questo territorio. E’ stato quello che ha dato la possibilità di credere in un riscatto. Non è una terra cattiva, è una terra che ha bisogno di credere che ci sia una possibilità di rinascere” (N.V.)

 

1) Prof.ssa Verdile, quando ha iniziato ad occuparsi di Carditello? – Ho iniziato a scrivere di Carditello, per il quotidiano «Il Mattino», nel 2010. La piccola reggia allora, ancora di proprietà del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, era in stato di totale abbandono e solo le associazioni tenevano i riflettori accesi con periodiche aperture straordinarie.

2) Perché scrivere un libro su questo argomento? – Perché dopo anni di incuria, furti, sversamenti di rifiuti di ogni sorta, aste giudiziarie, il Real Sito di Carditello, grazie all’impegno dell’allora ministro del Mibact, Massimo Bray, nel gennaio del 2014 ritornava nella proprietà dello Stato. Era necessario fare il punto della situazione. Nessun libro era stato scritto che ne raccontasse la storia e la cronaca.

3) Che futuro pensa per il sito? – Il 25 febbraio scorso è stata istituita la Fondazione Real Sito Carditello. Suoi obiettivi primari sono la promozione della conoscenza, della protezione, del recupero, della valorizzazione del Real Sito, l’elaborazione e l’attuazione del piano strategico di sviluppo turistico-culturale e di valorizzazione, nell’ambito di un più ampio percorso turistico culturale integrato delle residenze borboniche, la promozione e l’attuazione di programmi di sviluppo turistico e culturale al fine di superare la frammentazione della promozione e della strutturazione dell’offerta di servizi turistici, in modo tale da renderla idonea a soddisfare le molteplici esigenze dei turisti nazionali e internazionali. Si parla di riportare il Real Sito alla sua antica vocazione, legata all’allevamento dei cavalli e alla produzione agricola. Si prospetta il coinvolgimento anche delle università.

4) Cosa manca per restituirlo alla cittadinanza? – Mancano tantissime cose. Devono essere ultimati i restauri (a breve sarà messo a bando il nuovo lotto di restauri per 5 milioni di euro), deve essere stilato un progetto articolato di rilancio.

5) Infine una riflessione di carattere storico-culturale: perché i Borboni restano una casa regnante ancora oggi non valorizzata e studiata?

– È il triste destino dei perdenti. Quando i Borbone persero il Regno delle Due Sicilie persero anche il diritto alla memoria. Delle tantissime eccellenze legate alla storia del Sud non se ne parla quasi mai e si persevera nella narrazione di una terra abietta e diseredata. Mi piace ricordare che, per esempio, proprio a Caserta, nel 1789, nella Real Colonia di San Leucio, nacque la prima legge al mondo che sanciva e garantiva l’uguaglianza tra donne e uomini. Questa legge, più conosciuta come Codice delle leggi leuciane, rimase in vita e osservata fino al 1799. Poi la Repubblica partenopea mise fine a quel progetto. Ma sorte analoga a quella dei Borbone di Napoli è toccata anche ad altri Borbone. Penso, per esempio, a Maria Luisa, duchessa di Lucca, infanta di Spagna, a cui Napoleone giurò eterno odio e lei ne fu vittima. Nella città delle Mura, Maria Luisa lasciò un profondo segno. Apportò tantissime migliorie e promosse grandi innovazioni. Eppure, la piazza in cui troneggia la statua marmorea a lei dedicata nell’Ottocento dal popolo di Lucca, con tanto di ringraziamenti per le cose fatte, si chiama Piazza Napoleone.

 

 

Sabrina Cicin

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