EURASIA Un’esposizione di arte bicontinentale

My Country è il titolo della rassegna inaugurata, presso lo Spazio Multimediale San Francesco di Civitanova Marche Alta, lo scorso 21 novembre e visitabile fino al prossimo 28 febbraio. La mostra, sostenuta dall’Amministrazione Comunale, è stata organizzata e promossa dall’artista Tonino Maurizi e da sua figlia Francesca, in collaborazione con il Tuju Art Group di Singapore, al fine di celebrare il cinquantenario dall’Indipendenza della Repubblica di Singapore. Tommaso Claudio Corvatta, sindaco della città, è stato il primo a credere nella possibilità di rendere Civitanova un centro propulsore dell’arte contemporanea a livello internazionale, gettando un ponte culturale fra Italia e Asia e, persino, economico fra la provincia di Macerata e la Repubblica di Singapore.

Sessantasei opere, differenti per stile e per  tecnica, manifestano la volontà di sviluppare un dialogo fra Oriente e Occidente che  abbatta realmente  le barriere ideologiche e religiose: “una scialuppa di salvataggio per la Terza Guerra Mondiale che stiamo vivendo”, come ha suggerito Paola Ballesi, curatrice della mostra assieme alla direttrice della Pinacoteca Moretti Enrica Bruni e all’artista Abu Jalal Sarimon. Ed è con questo spirito di fratellanza cosmopolita che i ventidue artisti, per metà italiani (Ubaldo Bartolini, Manuela Cerolini, Massimo Giovanelli, Elena Giustozzi, Tonino Maurizi, Mauro Mazziero, Marina Mentoni, Nino Ricci, Luigi Teodosi e Rita Vitali Rosati) e per metà provenienti dall’Estremo o Medio Oriente (Neneng Ferrier Sia, Lena Kelekian, Antonius Kho, Ipong Purnama Sidhi, Billy Soh Wee Leong, Simon Wee Aik Chuan e gli esponenti del Tuju Art Group di Singapore: Rosihan Dahim, Ramli Nawee, Sujak Rahman, Abu Jalal Sarimon, Sunar Sujiyou) espongono  lavori che parlano del loro Paese, in una lingua però, quella dell’arte, comprensibile ovunque. In un contesto del genere, l’evidente richiamo all’arte europea del Novecento, e la sua originalissima rielaborazione da parte degli ospiti asiatici, è davvero ammirevole, oltre che gradita. Dahim e Sujiyou lo confermano: “Abbiamo studiato molto del vostro Paese, una terra che ci ha ispirato, che è stata protagonista di pagine eccezionali per l’arte mondiale. Poter esporre qui è per noi un sogno che si concretizza. Abbiamo voglia di conoscere la vostra cultura ‘on the ground’, sul campo, ma anche le persone, le abitudini”.

Giada Sbriccoliz

 

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