Due milioni di voti per il Referendum del 9 novembre: prosegue la sfida catalana

Il referendum di indipendenza della Catalogna, non riconosciuto dall’autorità centrale spagnola (e quindi solo simbolico) effettuatosi il 9 novembre, ha parlato chiaro: l’80,72% dei votanti si è dichiarato favorevole all’emancipazione totale della regione autonoma.

Immediatamente dopo il voto, il presidente catalano Artur Mas, ha parlato di “Successo storico” di fronte alla folla festante: la vittoria degli indipendentisti sembra totale e la sfida lanciata a Madrid molto preoccupante. Il governo spagnolo, tramite il ministro della Giustizia Rafael Català, ha risposto appellandosi alla non validità del voto e svalutando l’evento, un inutile e fazioso atto politico. Il premier iberico Mariano Rajoy ha affermato che nessuno potrà rompere l’unità del Paese.

In realtà basta osservare i fatti con una buona dose di buon senso e neutralità politica per accorgersi che la votazione catalana del 9 novembre 2014 non può essere considerata un successo totale, ma neanche un atto popolare senza alcuna portata politica.

Nonostante il governo spagnolo abbia ritenuto illegale il voto e la corte Costituzionale abbia ordinato la sospensione del referendum, le autorità catalane hanno deciso di portare avanti il “voto simbolico”. La popolazione della regione autonoma ha risposto in massa alle autorità catalane, recandosi a votare in gran numero: le cifre sono importanti, 2 milioni su 5,4 aventi diritto.  Tuttavia, mentre gli indipendentisti gridano alla vittoria schiacciante appellandosi all’80% dei voti favorevoli e ai due milioni di votanti (nonostante il divieto di procedere di Madrid), la situazione è in realtà  più complicata. Secondo la Costituzione spagnola, per procedere ad un referendum di questo tipo è fondamentale ascoltare il parere del resto della popolazione nazionale riguardo all’indipendenza e ad eventuali concessioni. E’ quindi qui che si ridimensiona l’impatto del referendum: hanno votato solamente poco più di un terzo degli aventi diritto.

Malgrado le parole espresse il 9 novembre da Carme Forcadell, presidente dell’Assemblea nazionale catalana, riguardo una vittoria già in tasca per gli indipendentisti, la partita è ancora tutta da giocare: i sondaggi più recenti comunicano un testa a testa tra indipendentisti e lealisti sul filo del 50%. Come ribadito da El Pais, il capo del governo Mariano Rajoy e il presidente della Generalitat Arturo Mas dovranno aprire una nuova fase di dialogo e pianificare riforme credibili e durature sui temi attorno a cui ruotano le richieste dei catalani.

 

 

Francesco Consiglio

 

 

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