Bologna risplende dei tesori dell’Egitto antico fino al 17 luglio 2016

L’Egitto delle piramidi, dei faraoni, delle divinità potenti e multiformi, Osiride e la sua amata Iside fra tutti; ma anche l’Egitto delle scoperte sensazionali, dell’archeologia avvincente, del collezionismo appassionato, dello studio rigoroso: è questo lo scenario che si apre alla mostra Egitto. Splendore Millenario, in corso al Museo Civico Archeologico a Bologna fino al prossimo 17 luglio 2016.

Da un affascinante connubio di arte e storia, il capoluogo romagnolo celebra la grandezza della civiltà millenaria egiziana, grazie al progetto promosso dal Comune di Bologna|Istituzione Bologna Musei |Museo Civico Archeologico, e da Arthemisia Group.

L’esposizione è a cura di Paola Giovetti e Daniela Picchi, e fonde in un percorso espositivo di oltre 1700 metri quadrati la collezione di antichità egiziane del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda – una delle prime dieci al mondo – e la collezione di Bologna – tra le maggiori in Italia per numero, qualità e stato conservativo. Ne risulta un’iniziativa senza precedenti a livello internazionale, con l’allestimento di 500 reperti, databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana, provenienti dalla collezione egiziana del museo olandese. Nel segno di un coinvolgimento ad altre principali realtà museali italiane, inoltre, la mostra si arricchisce di alcuni prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

In particolare,  si possono ammirare per la prima volta insieme i capolavori delle diverse collezioni, a partire dalla Stele di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.), e dal “maggiordomo della divina offerta”, con il racconto, attraverso la preghiera, dell’esistenza ultraterrena del defunto in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba. Campeggiano poi gli ori attribuiti al generale Djehuty, vittorioso alla guida delle truppe egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425 a.C.), il grande conquistatore; ed ancora, le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e di Meryt, cantrice di Amon, (XVIII dinastia, regni di Tutankhamon-Horemheb, 1333-1292 a.C.), che figurano tra i massimi capolavori del Museo Nazionale di Antichità di Leiden. Tra gli oggetti a testimonianza dello stile di vita degli Egiziani più facoltosi, trova posto un Manico di specchio (1292 a.C.), dalle sembianze di un’eternamente giovane fanciulla che tiene in mano un uccellino. Infine, dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, in mostra sono allestiti insieme i più importanti rilievi di Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di Tutankhamon, nonché ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a.C., posseduti dalle città di Leiden, Bologna e Firenze.

Figure e personaggi che fecero il passato dell’Egitto rivivono in questa mostra unica nel suo genere e dal forte impatto visivo e scientifico, grazie ai capolavori presenti, risultato di attenti studi in archeologia, di scoperte eccezionali e di accurato collezionismo. Ne deriva un’occasione imperdibile per immergersi nel fascino eterno della storia e dell’arte dell’Egitto antico.

Statua-della-coppia_Maya_Meryt: http://www.mostraegitto.it/.

 

Clara Agostini

 

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