Una bella storia da raccontare. Nel 2009, nel corso di scavi archeologici nel Parco degli Acquedotti di Roma, vicino Villa delle Vignacce, è venuta alla luce una statua raffigurante il satiro Marsia. La scultura era ricoperta di detriti e poggiava su un pavimento a mosaico, in un’area che gli studi hanno ricondotto alla villa di Quinto Servilio Pudente, costruita nel II secolo dopo Cristo e diventata un “campo barbarico” quattro secoli dopo. I lavori di scavo sono stati guidati da Darius Aryia e condotti dall’American Institute for Roman Culture, in collaborazione con la Sovrintendenza di Roma. Il restauro della scultura è stato portato a compimento dal Consorzio Conart, per un costo complessivo di circa 25.000 euro.Numerosi nel corso degli anni i ritrovamenti in quel settore di Roma, compreso tra il Parco dell’Appia Antica e il Parco degli Acquedotti. Al momento del ritrovamento il sovrintendente comunale Umberto Broccoli aveva spiegato: «È un bellissimo pezzo, una copia romana di originale greco che spicca per l’ottimo disegno anatomico». La statua ritrae il satiro mentre sta subendo la punizione inflittagli da Apollo, negli occhi è impresso il suo dolore. Il supplizio di Marsia è però giustificato dalla sua vanagloria: aveva osato sfidare il dio in una gara musicale, dove naturalmente aveva perso. La scultura, alta 150 cm e in buone condizioni, è in marmo policromo. Il restauro ha riportato alla luce tracce di colore ocra rosso.La statua è stata collocata in via temporanea ai Musei Capitolini, di fianco ad un altro esemplare di Marsia, quello degli Horti di Mecenate, nel Palazzo dei Conservatori. A febbraio sarà trasferita nella sua sede definitiva, la Centrale Montemartini sulla via Ostiense, un’area in riqualificazione urbanistica.
Francesco Consiglio