Il tempo trascorso nei secoli passati a Palazzo Pitti. Prestigiosi orologi da collezione in mostra fino a gennaio 2017

Dal 13 settembre 2016 Palazzo Pitti svela al pubblico i preziosi orologi della sua collezione di esemplari dal XVII al XX secolo, nell’ambito della mostra Tempo Reale e tempo della realtà, in programma fino al prossimo 8 gennaio 2017 presso la Galleria d’Arte Moderna a Firenze.thumbnail_orologio-da-mensola-1

Circa sessanta i pezzi artistici esposti, sul totale degli oltre duecento del patrimonio conservato nell’edificio, scelti a composizione dell’itinerario del progetto curato da Enrico Colle e Simonella Condemi. I due esperti si sono ispirati ai legami storici degli oggetti e dei manufatti in mostra con la sede fiorentina, e al materiale acquisito nei secoli passati, frutto di donazioni destinate alle raccolte museali. La varietà dei prodotti presenti apre sull’universo di forme e di significati attribuiti al tempo nel corso delle differenti epoche in cui Palazzo Pitti è stato residenza delle dinastie medicea, lorenese e sabauda.

La selezione di orologi rispecchia una ricca gamma di gusti e funzioni d’uso, valorizzata dagli arredi e dai dipinti coevi della scenografia circostante, e restituisce l’immagine di una corte tanto attenta alle competenze meccaniche e tecniche, quanto alle doti creative degli orafi, spesso impegnati in complesse e raffinate decorazioni. Testimoni del fluire degli eventi e strumento di regolazione dei ritmi della vita a palazzo, questi segnatempo sono divenuti simbolo di prestigio e lusso, grazie anche alla straordinaria qualità di natura sia tecnico-scientifica sia storico-artistica che li caratterizza.

Conciliando scienza e arte, l’esposizione documenta la funzione propria dell’orologio, e la sua evoluzione secondo meccanismi sempre più sofisticati, accanto all’utilizzo come cassa protettiva del delicato contenuto, sfociato nella trasformazione in un oggetto d’arte di valore.

In richiamo ai tempi antecedenti la messa a punto ed il perfezionamento dell’orologio meccanico, quando le ricerche degli scienziati si limitavano a letture astrali, la mostra presenta una panoramica di strumenti tecnici, come la replica del Giovilabio di Galileo, insieme a vari esemplari di orologio solare. Affermatasi poi tra gli interessi dei nobili a palazzo, la dedizione per l’arte orologiaia aprì alla produzione di pregiate pendole, come nel caso dell’orologio da mensola di Ignazio Hugford, realizzato ad inizio Settecento per Cosimo III.

A dimostrazione dei gusti e degli stili diversi propri dei signori succedutisi sul trono del Granducato di Toscana, nell’esposizione si passa dalla sobria eleganza della religieuse decorata con lo stemma mediceo, e con la mostra sorretta dalla figura alata e barbuta quale allegoria del tempo, all’orologio raffigurante una maestosa Aurora. Gli esempi di materializzazione simbolica associata

al tempo si susseguono, attingendo per le decorazioni artigiane alle rappresentazioni di divinità mitologiche, personificazione di idee astratte sullo scorrere delle ore, oltre ad animali carichi di significato metaforico. Rappresentativo, in merito, è l’orologio da mensola allocato sul dorso di un elefante, simbolo di pazienza e longevità.

Spicca in mostra il capolavoro Le tre età dell’uomo di Giorgione, che rivela come l’idea del fluire del tempo sia affidata ad una lezione di canto, spia dello stretto rapporto tra tempo e musica, a cui è dedicata una sezione specifica. Accanto al riferimento del tempo musicale nei termini di velocità di esecuzione compositiva, l’esposizione si sofferma sull’importanza dei congegni sonori inseriti nel meccanismo dell’orologio; lo scoccare di tempi stabiliti acquista una funzione rilevante in vista di un ottimale uso degli strumenti musicali. Superbo esempio appare l’Orchestrion allestito nella Sala della Musica: si tratta di un congegno capace di suonare come un’orchestra, regolato dall’orologio a lira posizionato sulla sua sommità. Inoltre, l’associazione tra orologi musicali ed automatismi, in una mescolanza di tecniche di orologeria e di meccanica, trova in un orologio da mensola a forma di voliera con uccellini meccanici colorati uno dei risultati più affascinanti per il pubblico a Palazzo Pitti.

La mostra annovera alcune donazioni compiute da collezionisti di pregiati gruppi di orologi da persona, entrate a far parte del Museo del tesoro dei Granduchi dal 1929, e si conclude con la simbolica opera di Piero Bernardini La partenza del Granduca Leopoldo II da Firenze nel 1859, in parallelo con il processo di unità nazionale in corso in Italia. Con il passaggio dal ruolo di reggia a quello di museo, il tempo reale legato al Palazzo si trasformò in uno spazio per il tempo della realtà. S’inseriscono qui i gioielli riguardanti il tema, a cavallo tra Ottocento e Novecento: l’anello di Fausto Maria Franchi Ore perdute, e la collana d’ispirazione surrealista L’eterno ritorno di Virginia Tentindò.

Infine, l’ultima sezione della mostra mira ad approfondire la varietà di aspetti legati alla percezione del tempo nel XX secolo, inteso come straniante – ad emblema è posto lo Straniero di Felice Casorati – o veloce e meccanico, testimoniato dal Libro imbullonato di Fortunato Depero.

L’iniziativa è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con le Gallerie degli Uffizi e Firenze Muse. Per informazioni: www.gallerieuffizimostre.it.

Clara Agostini

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