Canale Donna: Articolo1 festeggia l’8 marzo con un’iniziativa speciale dedicata al lavoro femminile

Baroni (Articolo1): “Cv più efficaci e una maggiore consapevolezza del proprio ruolo: di questo hanno bisogno le donne che lavorano, anche le più giovani”. E per il secondo anno, l’agenzia del lavoro mette a disposizione un team di esperti per aiutare le donne a (ri)collocarsi.

“Le donne che hanno risposto alla prima edizione di Canale Donna, lo scorso anno, erano molto preparate, forse anche troppo specializzate, ma ancora poco capaci di muoversi nel mondo del lavoro: scrivono cv scarsamente efficaci, sono molto competenti nella teoria ma poco nella pratica e sono costrette a scontrarsi con una mentalità, dei datori di lavoro ma anche familiare, che mette il loro lavoro in secondo piano rispetto a quello maschile”: Nicoletta Baroni, responsabile delle risorse umane di Articolo 1, zagenzia per il lavoro tra le prime in Italia, commenta così i risultati della prima edizione di Canale Donna, l’iniziativa lanciata in occasione dell’8 marzo proprio per fornire un sostegno alle lavoratrici. “A tutte le lavoratrici” sottolinea Baroni “anche quelle che non conoscono l’agenzia o non sono iscritte e che magari cercano solo un consiglio”, Articolo ! ha messo a disposizione una e-mail dedicata perché, in una fase di forte crisi occupazionale come quella che l’Italia sta attraversando da anni, le donne hanno ancora più problemi rispetto agli uomini a trovare un’occupazione o a ritrovarla dopo la maternità. I dati relativi alla prima edizione di Canale Donna, infatti, parlano chiaro: la maggior parte delle richieste è arrivata proprio da donne tra i 30 e i 40 anni ma, a sorpresa, circa il 25% di queste provengono da ragazze sotto i 30 anni, il 28% delle quali laureate. “Molte di queste ragazze sono troppo specializzate ma poco preparate ad affrontare il mondo del lavoro con i giusti strumenti pratici: hanno idee valide e voglia di reinventarsi anche se non trovano il lavoro per cui hanno studiato, ma poi non sanno a chi rivolgersi e da dove iniziare. Su questo, forse, anche le università dovrebbero impegnarsi maggiormente, perché il problema è importante e diffuso”. A questo, si aggiungono sicuramente la scarsa capacità di redigere un curriculum efficace- “perché anche il cv, non solo la lettera di presentazione, deve essere formulato in base al destinatario, mettendo in evidenza di volta in volta le competenze più adatte al ruolo per cui ci si candida”, suggerisce Baroni-, la poca flessibilità- “molti giovani sono pronti ad andare in Australia per lavorare ma, paradossalmente, non a fare i pendolari”– e in alcuni casi z1l’approssimazione, soprattutto quando si parla di conoscenza delle lingue. Di positivo, quasi tutte queste donne hanno il forte desiderio e la grande capacità di costruirsi una professione se quella dei loro sogni- o quella che hanno svolto per anni prima di essere madri- non c’è: “In poche restano innamorate di un’idea, del sogno adolescenziale che le ha portate a scegliere una determinata facoltà” conclude Baroni “se non hanno lavoro sono disposte a rimettersi totalmente in gioco, e lo fanno con entusiasmo e preparazione anche se devono scontrarsi quotidianamente con le esigenze familiari e i pregiudizi di quei capi che, ancora nel 2014, considerano le donne con figli meno affidabili perché meno presenti”. Ma la forza delle donne, spesso, è anche questo entusiasmo.

 

Claudia Proietti

 

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