Teatro Argentina, 23 – 25 gennaio 2024 S 62° 58′, O 60° 39′

Teatro Argentina, 23 – 25 gennaio 2024

S 62° 58′, O 60° 39′

uno spettacolo di Peeping Tom
ideazione e regia Franck Chartier
coreografia Yi-Chun Liu, Peeping Tom
creazione e interpretazione Eurudike De Beul, Marie Gyselbrecht, Chey Jurado
Lauren Langlois, Yi-Chun Liu, Sam Louwyck, Romeu Runa, Dirk Boelens

produzione Peeping Tom – una co-realizzazione Teatro di Roma – Teatro Nazionale e Fondazione Musica per Roma
in anteprima nel Festival Equilibrio 2024

Parte con la nuova creazione di teatro-danza a firma Franck Chartier, Peeping Tom il Festiva Equilibrio. Lo spettacolo della compagnia belga catapulta il pubblico in un viaggio manipolativo dalle proporzioni apocalittiche. A S 62° 58’, O 60° 39’ (il titolo indica la posizione geografica di un desolato tratto di costa dell’Antartide e la minuscola Deception Island), una nave si è arenata ed è bloccata tra montagne di ghiaccio. Una piccola comunità di persone si ritrova intrappolata in questo paesaggio arido e pericoloso. Sopravvivono solo guidati dalla natura, aspettando che il ghiaccio si sciolga per continuare il loro viaggio.

All’improvviso, la performance diventa uno spettacolo nello spettacolo, poiché siamo catapultati in un’altra realtà: quella degli artisti e del regista che creano l’opera. Stiamo vedendo il personaggio o l’attore che interpreta il personaggio? In un certo senso, la vera performance avviene nella mente del pubblico. Ma cosa si gioca, cosa è reale? Gli interpreti sono manipolati dal regista o sono loro a manipolare lui? E per quanto riguarda il pubblico? Alla fine, chi manipola chi?

In quest’opera che parte da un naufragio c’è certamente il tema dei cambiamenti climatici che stravolgono ogni previsione. Ma c’è insieme l’allegoria dello smarrimento dell’artista, arenatosi creativamente e in cerca di una via d’uscita per non ripetere sempre se stesso; e c’è la metafora dell’uomo in crisi di valori, costretto, gioco forza, ad un certo punto, a fare i conti col vissuto della propria vita, col messaggio, forse implicito, della necessità di essere insieme per salvarsi e trovare la strada maestra.

In questa nuova creazione di Franck Chartier, la fragilità è al centro della scena. La ricerca della verità e delle emozioni autentiche porta tutti a superare i propri limiti. Gli interpreti mettono a nudo le loro emozioni e le loro vite, ma lottano anche contro le spinte del regista ad andare ancora più in profondità. Dopo anni di sacrifici, volenti o nolenti, iniziano a chiedersi cosa succederebbe se si rifiutassero. La finzione e la realtà si spezzano nel tentativo di sfuggire ai circoli viziosi della violenza. Gli artisti cercano di mettere in scena una rivoluzione, porre fine a tutto, un nuovo inizio. Ma potrebbe essere solo un’altra opera di finzione.

Con S 62° 58′, W 60° 39′, Peeping Tom presenta una nuova performance visivamente impressionante, esplorando le relazioni umane, le manipolazioni quotidiane e i fantasmi intergenerazionali, ma anche l’arte, cosa significa donarsi sul palco come performer, e il falso in ciò che viene presentato come reale.

assistenza artistica Yi-Chun Liu, Louis-Clément da Costa
composizione sonora e arrangiamenti Raphaëlle Latini
composizione musicale e archi Atsushi Sakaï
scenografia Justine Bougerol, Peeping Tom
light design Tom Visser
costume Jessica Harkay, Yi-Chun Liu, Peeping Tom

foto di Justine Bougerol

info e orari
ore 20.00
Spettacolo con nudo e linguaggio esplicito. Consigliato a un pubblico adulto.
In lingua inglese con sovratitoli in italiano.

 

 

 

 

Note del regista Franck Chartier

In studio, durante una creazione, tutto è possibile. Abbiamo il totale libertà, nessun giudizio su ciò che stiamo vivendo, perché sono i nostri personaggi che stanno vivendo, non noi. Possiamo soffrire, essere felici, amare, essere capaci delle peggiori violenze, essere tiranni o, anche solo per un momento, veri criminali.

Si tratta di scavare nella parte più profonda della natura umana alla ricerca di una storia, di un personaggio. È una ricerca che intraprendiamo insieme. Ogni creatore ha il proprio motore creativo inconscio. Da bambini potremmo aver visto, assistito a immagini o addirittura sperimentato situazioni sorprendenti o scioccanti che si sono impresse nella nostra memoria come a tatuaggio. Per me, ad esempio, penso che la mia principale forza trainante nella creazione sia il ricordo di un gesto breve di pochi secondi che ho visto al tavolo, con gli occhi di un bambino: uno schiaffo che mio padre ha dato a mia madre.

Questo mi appariva come una violenza impossibile da paragonare a a nulla che avessi mai sperimentato io stesso, ben peggio degli schiaffi che avevo ricevuto. Per tutta la mia vita ho cercato di trasmettere questa violenza sul palco. Volevo trascriverlo, ritrarlo da un’angolazione della violenza contro le donne. Potrebbe non sembrare molto, ma a me sembra che quando si parla di dolore tutto è relativo: ognuno di noi, a modo suo, ha attraversato esperienze traumatiche e cerchiamo di tuirarle fuori. In questo momento cerchiamo di esorcizzarli sul palcoscenico. E così facendo, ci liberiamo dai nostri stessi demoni.

Attraverso le mie creazioni e lavorando in collaborazione con altri artisti, sono arrivato a capire che il nostro dolore ci plasma. Fa parte di noi.

Dopo tutti questi anni passati a creare, sempre spinti dalla violenza che è dentro di noi e insieme che ci vive attorno, volevo condividere questa domanda con gli altri. E offrire anche loro uno spazio per interrogarsi. Come dice Romeu Runa nella commedia: “Avrei potuto essere un criminale, invece sono un artista.”

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares