Presentazione Rapporto Federculture 2022 IMPRESA CULTURA. Lavoro e innovazione: le strategie per crescere Andrea Cancellato, Presidente Federculture

Presentazione Rapporto Federculture 2022

IMPRESA CULTURA. Lavoro e innovazione: le strategie per crescere

Andrea Cancellato, Presidente Federculture

I dati che abbiamo presentato oggi sono purtroppo, nella loro crudezza, chiarissimi: c’è una crisi della vita culturale del nostro Paese in termini di partecipazione dei cittadini.

É l’eredità della pandemia.

Nonostante i numerosi e rilevanti interventi messi in campo dal Governo, in particolare dal Ministero della Cultura, che hanno prodotto, come abbiamo dichiarato anche lo scorso anno, la “salvezza” delle istituzioni e delle imprese culturali, in particolare quelle che sono all’interno del recinto della partecipazione pubblica e quelle private che comunque sviluppano la loro attività in relazione al sistema pubblico (mentre è rimasto sostanzialmente fuori chi opera nelle filiere sottostanti venendo a mancare il lavoro), non si è riusciti a riportare le nostre comunità a riprendere una vita culturale adeguata. Anzi, il problema di chi non partecipa, nemmeno in piccola parte alla vita culturale, si è accentuato.

“L’identità di un popolo o di una civiltà si riflette e si riassume nell’insieme delle creazioni spirituali che solitamente definiamo “cultura”. Allorché tale identità è mortalmente minacciata, la vita culturale si intensifica, si acuisce, e la cultura diventa valore vivo attorno alla quale tutto il popolo si stringe.”

Milan Kundera, Un Occidente Prigioniero. 1983, Adelphi (2022).

Mettere in discussione la vita culturale del Paese significa minare alla radice il suo fattor comune, non possiamo né dobbiamo permetterlo.

Occorre pertanto anche un intervento “choc”, un’azione che sappia far “saltare” il paradigma del consumo e della partecipazione culturale così come lo conosciamo. Una iniziativa che abbia la forza dirompente che ha avuto ArtBonus quando è stata varato o come il Bonus Cultura per i 18enni.

Noi abbiamo proposto la defiscalizzazione del consumo culturale, in analogia con le spese mediche e farmaceutiche, l’abbassamento e l’equiparazione dell’Iva per i prodotti della cultura, ma non abbiamo pregiudiziali, ci interessa il risultato. Siamo, quindi, a disposizione del Ministero, del Legislatore, delle Regioni, di chi vorrà

discutere con noi, per trovare insieme le migliori soluzioni per ampliare la base della fruizione culturale in Italia.

Tutto questo ha a che fare con il tema del lavoro culturale, cui è dedicato in larga misura il nostro Rapporto 2022 con saggi che meritano, obbligano dovrei dire, di essere tutti letti, che spesso è stato alla ribalta, anche per episodi non commendevoli, e che è a cuore anche del Ministro, come dimostrano le iniziative che ha assunto al riguardo (pensiamo alla legge delega sulla spettacolo) in questi anni travagliati dalla pandemia.

Il lavoro culturale in Italia è importante per dimensione quantitativa (circa 770.000 lavoratori censiti) e per qualità poiché tocca tantissimi ambiti della produzione e del consumo culturale, parti fondamentali del nostro essere Paese con grande, grandissima, reputazione culturale.

Come premessa di un rapporto corretto e responsabile con tutti i protagonisti della cultura, abbiamo proposto di redigere e sottoscrivere una sorta di Statuto dei diritti dei lavoratori della Cultura, forse un documento novecentesco ma il ritorno ai “fondamentali” credo sia importante in tempi come questi, poveri di memoria e di “prassi” codificate.

Partecipazione culturale, lavoro, turismo, iniziative, festival, eventi, spettacoli, mostre, musei, portano inevitabilmente alla produzione culturale, l’altra faccia della medaglia. Anche ad essa, abbiamo dedicato attenzione in questi anni perché l’aspettativa di una minore fruizione culturale porta con sé la prudenza nella produzione, il rinvio e l’attesa di tempi migliori, il percorrere le strade certe invece che l’investimento nella sperimentazione e nell’innovazione. Proprio per questo abbiamo insistito, ricevendo l’incoraggiate voto unanime del Parlamento che ringraziamo in tutte le componenti, per chiedere interventi strutturali anche per favorire la nuova produzione culturale a partire dal recupero del 2% sulle opere pubbliche in vista di una nuova grande stagione di produzione culturale.

C’è, insieme, la grande questione del rapporto fra il finanziamento privato della cultura e il sistema pubblico che ne è la parte più rilevante.

Io credo che ci sia del vero nelle parole del Ministro Franceschini quando insiste che le aziende, in particolare le grandi, investano in cultura (direttamente o indirettamente) usufruendo delle norme esistenti come ArtBonus, peraltro molto vantaggiose per i mecenati. Occorre, insieme, rilevare che il finanziamento della cultura non è solo mecenatismo ma spesso partecipazione propria dell’impresa alla proposta culturale.

Proprio per questo abbiamo chiesto, e il Ministro ha prontamente recepito una proposta davvero atipica anche guardando fuori dall’Italia, di dar vita a un Fondo di garanzia per la Cultura, che affianchi proposte più tradizionali di finanziamento della cultura, con la partecipazione attiva dell’Istituto per il Credito Sportivo, presieduto da Andrea Abodi, che ringrazio per la sua presenza. Con questo Fondo, sono state mobilitate risorse private (e anche pubbliche, in verità) con un moltiplicatore notevolissimo (x 10) ad un costo relativamente basso per lo Stato. Soprattutto, questo è uno strumento finanziario che spinge ad operare tutte le imprese culturali in un’ottica gestione di tipo imprenditoriale con rispetto della sostenibilità economica dei progetti e della fiducia che è stata ottenuta con la Garanzia di Stato. Crediamo, pertanto, che sia uno strumento utile da rifinanziare e sostenere, come indicato dalla Legge di Bilancio 2022, e da rendere strutturale.

Abbiamo ancora un importante anno di lavoro, signor Ministro, signori del Parlamento. Utilizziamolo bene, possiamo ancora fare tanto.

Federculture, se permettete ancora un minuto, è cresciuta ancora non solo nella sua dimensione attraverso l’adesione di nuovi associati (cito solo gli ultimi) della portata dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, dell’Associazione Museimpresa, di Fondazioni come il Museo del Violino di Cremona, della Fondazione di culto Beato Angelico di Milano, di imprese come Ales spa, Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, Acquario Romano e Venice Exhibition, comuni come Siracusa e Viterbo. Svolge, attraverso una relazione costante con associati e non, sondaggi continui sullo stato dell’arte e sulle necessità del nostro comparto. Con il contratto di lavoro, che è in fase di rinnovo sotto la sapiente guida del collega Luigi Pomponio, permette di assicurare comunque un riferimento a tutti, dagli Enti Locali alle Aziende culturali. Con il lavoro di approfondimento scientifico di Ravello Lab che, grazie al costante impegno del suo Presidente Alfonso Andria, ha aggregato anche la Scuola dei Beni culturali presieduta da Vincenzo Trione, offre una sede di confronti sempre accurati e propositivi.

Siamo diventati una associazione vera, al servizio di tutti perché solo insieme potremo farcela.

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