Ci sono storie che superano il tempo che gli è concesso.
Sono quindici le storia che Giulia Colasante racconta nella sua opera d’esordio Intrepide. Storie di donne e di motori (Sportmemory Edizioni), quindici storie di donne che non si sono lasciate condizionare da giudizi e pregiudizi, capaci come sapevano di poterli sfidare a viso aperto.
Giulia Colasante è entrata in un territorio prettamente maschile, così come era pensato e vissuto nel senso comune delle cose il mondo dei motori tra l’inizio del secolo e i primi anni sessanta.
È in questi anni tumultuosi, veloci, carichi di ansia di futuro e di tante ferite che Giulia Colasante ha incontrato le Intrepide capaci di sfatare il senso comune, si è immersa nelle loro vite, ne ha colto sfumature e sensibilità, ferite preziose e gioie incontenibili.
Delle quindici storie, quattrodici parlano di motori ruggenti e delle donne che li hanno guidati in moto, in automobile e in aereo. Una invece racconta di una donna che il motore lo aveva nel cuore e nelle gambe, Alfonsina Strada, la prima a correre il Giro d’Italia nel 1924.
Italiane, inglesi, americane; le Intrepidi non hanno confini, proprio come il loro cuore capace di farle osare e quasi sempre vincere.
È cosi che tra le pagine incontriamo Vittorina Sambri, prima a gareggiare in motocicletta nel 1913 e Rosina Ferrario, che sempre nel 1913 è la prima in Italia ad avere licenza di volo. E poi le donne delle corse automobilistiche: Ada Pace, Maria Teresa de Filippis, Anna Maria Peduzzi. Le storie dolorose di Gabriella Angelini, di Gladys Roy e di Nina Vitagliano, ma anche quelle incredibili delle sorelle Van Buren, delle Motor Maids of America e quella sorprendente di Dorothy Levitt, alla quale tutti dobbiamo l’invenzione di qualcosa talmente utile che ormai non ci facciamo più caso: lo specchietto retrovisore.
Nella sua introduzione, scrive così Giulia Colasante “Loro lo sanno. Lo hanno sempre saputo e forse hanno tentato di spiegarlo. Hanno cercato di tracciare una mappa per tutte quelle che sarebbero arrivate dopo. Molte di loro non si conoscevano e probabilmente alcune non avranno mai sentito parlare delle altre. Eppure sono così simili. Sono le Intrepide di questo libro: donne, ragazze, madri, mogli, figlie, ma non solo legate al loro sangue e alla loro famiglia: loro sono la loro storia. C’è chi fra loro ha avuto paura e chi invece non ne ha avuta abbastanza; sono diverse, sono complesse e sono pronte a spiegare di nuovo che no, nessuna di loro ha usato lo specchietto retrovisore per sistemarsi il trucco, ma soprattutto che nessun loro collega si è mai trovato a dover spiegare la sua presenza ai box di partenza. Alcune sono state madri e pilote, altre sono state figlie ribelli, altre ancora hanno dovuto prendere un respiro molto profondo quando gli hanno chiesto “ma è questo che vuoi fare nella vita?”. Per questo bisogna leggere di loro e ricordare quello che hanno fatto”.