GIOVEDI 8 DICEMBRE ORE 21,00 TEATRO BRANCACCIO, ROMA ELIO CI VUOLE ORECCHIO ELIO CANTA E RECITA ENZO JANNACCI

GIOVEDI 8 DICEMBRE ORE 21,00

TEATRO BRANCACCIO, ROMA

ELIO

CI VUOLE ORECCHIO

ELIO CANTA E RECITA ENZO JANNACCI

drammaturgia GIORGIO GALLIONE

arrangiamenti musicali PAOLO SILVESTRI

con ALBERTO TAFURI pianoforte, MARTINO MALACRIDA batteria, PIETRO MARTINELLI basso e contrabbasso, SOPHIA TOMELLERI sassofono, GIULIO TULLIO trombone

light designer ALDO MANTOVANI

scenografie LORENZA GIOBERTI

costumi ELISABETTA MENZIANI

regia GIORGIO GALLIONE

“Ci vuole orecchio”, Elio canta e recita Enzo Jannacci, drammaturgia e regia di Giorgio Gallione, arrangiamenti musicali di Paolo Silvestri. Sul palco con Elio, Alberto Tafuri, pianoforte, Martino Malacrida, batteria, Pietro Martinelli, basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri, sassofono, Giulio Tullio, trombone. Enzo Jannacci, il poetastro come amava definirsi, è stato il cantautore più eccentrico e personale della storia della canzone italiana, in grado di intrecciare temi e stili apparentemente inconciliabili: allegria e tristezza, tragedia e farsa, gioia e malinconia. E ogni volta il suo sguardo, poetico e bizzarro, è riuscito a spiazzare, a stupire: popolare e anticonformista contemporaneamente.

Jannacci è anche l’artista che meglio di chiunque altro ha saputo raccontare la Milano delle periferie degli anni ‘60 e ‘70, trasfigurandola in una sorta di teatro dell’assurdo realissimo e toccante, dove agiscono miriadi di personaggi picareschi e borderline, ai confini del surreale.

“Roba minima”, diceva Jannacci: barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente.

Un Buster Keaton della canzone, nato dalle parti di Lambrate, che verrà rivisitato, reinterpretato e “ricantato” da Elio.

Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, troveremo assieme a Elio cinque musicisti, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora: Alberto Tafuri al pianoforte, Martino Malacrida alla batteria, Pietro Martinelli al basso e contrabbasso, Sophia Tomelleri al sassofono, Giulio Tullio al trombone. A loro toccherà il compito di accompagnare lo scoppiettante confronto tra due saltimbanchi della musica alle prese

con un repertorio umano e musicale sconfinato e irripetibile, arricchito da scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di “schizzo” Jannacci. Da Umberto Eco a Dario Fo, da Francesco Piccolo a Marco Presta, a Michele Serra.

Uno spettacolo giocoso e profondo perché “chi non ride non è una persona seria”.

• PRESSKIT: https://www.dropbox.com/sh/7ts5h1fpm8r5mhb/AAAQU37llDrOl6wHgk_kVLmha?dl=0 • Trailer: https://youtu.be/IKiB3ajDVFU

Ufficio stampa FRANCESCA DOATI | f.doati@gmail.com | 338.9478790

NOTE DI REGIA di Giorgio Gallione

“Saltimbanco non guardare, saltimbanco non toccare, non cercare di capire, che un sorriso dalla terza fila non arriva mai. E il teatro non si tenta, e la vita non si inventa, saltimbanchi si diventa si… ma poi… saltimbanchi si muore. Opla!”

Enzo Jannacci

Uno spettacolo un po’ circo un po’ teatro canzone, dove una band di cinque musicisti, grazie agli arrangiamenti di Paolo Silvestri, permetterà ad Elio, filosofo assurdista e performer eccentrico, di surfare sul repertorio dell’amato Jannacci, nume tutelare e padre putativo di quella parte della storica canzone d’autore che mai si è vergognata delle gioie della lingua e del pensiero o dello sberleffo libertario, e che considera il Comico, anche in musica, non come un ingrediente ciecamente spensierato ma piuttosto un potente strumento dello spirito di negazione, del pensiero divergente che distrugge il vecchio e prepara al nuovo. Sovversione del senso comune, mondo alla rovescia, ludica aggressione alla noia e ai linguaggi standardizzati e che, contemporaneamente, non teme di creare disagio o generare dubbi.

Così, nel panorama infinito delle figure che abitano l’universo Jannacci trovano posto anche personaggi dolenti, clown tristi e inadeguati che spesso inciampano nella vita. Il nostro spettacolo sarà perciò un viaggio in questo pantheon teatralissimo, dove per vivere “ci vuole orecchio” e dove, da saltimbanchi si vive e si muore… Opla!

I BRANI DELLO SPETTACOLO, DI ENZO JANNACCI

Saltimbanchi Ci vuole orecchio Silvano Sopra i vetri Taxi nero La luna è una lampadina T’ho compraa i calsett de seda L’Armando El purtava i scarp del tennis (estratto) Faceva il palo Son s’ciopaa Parlare con i limoni Vivere Quando il sipario calerà

ELIO, biografia

Nato in una zona di Milano, in tenera età si trasferisce in un’altra zona di Milano, ma sempre in periferia. Poi dopo tanti anni va ad abitare fuori Milano, ma non tanto, dove abita tuttora, ma in periferia nella zona dove era andato in tenera età che ho detto prima.

Milano, città che ha dato i natali ad Elio, è anche la città dove va a scuola, elementari, medie, liceo scientifico Einstein, con Mangoni, università di ingegneria (politecnico) terminata con calma, scuola civica di musica dove suona il flauto traverso e si diploma anche al conservatorio G. Verdi di Milano, che però G. Verdi è nato a Busseto ma non c’è neanche da fare il paragone per scherzo. In più gioca a pallone nella Milanese, nel Fatima, nel Corsico fino all’età di 18 anni, poi gioca a baseball nell’Ares, sport che gli piace tuttora. Obblighi militari assolti dall’86 all’88, dal 1979 cerca di far divenire realtà il sogno di Elio e le Storie Tese.

CI VUOLE ORECCHIO

una co-produzione AGIDI – International Music and Arts

regia e drammaturgia GIORGIO GALLIONE

arrangiamenti musicali PAOLO SILVESTRI

con ELIO

ALBERTO TAFURI pianoforte

MARTINO MALACRIDA batteria

PIETRO MARTINELLI basso e contrabbasso

SOPHIA TOMELLERI sassofono

GIULIO TULLIO trombone

light designer ALDO MANTOVANI

scenografie LORENZA GIOBERTI

costumi ELISABETTA MENZIANI

regia GIORGIO GALLIONE

Un ringraziamento a

MARCO PRESTA, FRANCESCO PICCOLO, MICHELE SERRA

durata 75’ senza intervallo

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