Il giorno del mio compleanno

Frankie è morto. E nessuno è sicuro del perché. Ma i ragazzi non ne parleranno.

 

Non possono, forse ci sono alcune verità che non vogliono condividere.

 

Vincitore del Premio Bruntwood 2013, l’opera del trentaduenne Luke Norris So Here We Are (in italiano si è scelto di tradurlo non letteralmente in Il giorno del mio compleanno) è una storia su ciò che può accadere quando non succede niente, uno sguardo compassionevole sulle giovani vite interrotte e un toccante ritratto di amicizie infantili che faticano ad accettare la loro vita adulta.

 

Un cast di sei giovani attori interpretano altrettanti personaggi sull’orlo del baratro per il resto della loro vita. Un testo divertente sul dolore, sui legami di amicizia, sul coraggio di andare avanti e sulla paura di crescere.

 

Frankie, l’ultimo membro di una giovane squadra di calcio a 5, è morto. Dopo il suo funerale gli amici di sempre, si radunano su un muraglione vicino ad un luna park abbandonato, lamentando la morte del loro comune amico. Si tratta di un dialogo a quattro dove l’umorismo padroneggia su una circostanza molto triste: si parla su chi abbia scritto Peter Pan (Walt Disney o un certo Barrie?), vengono presi in giro l’amico gay e l’altro obeso.

 

Il dialogo di Luke Norris è esilarante ma non così spiritoso da sembrare artificiale. È autenticamente banale, come se avesse registrato le conversazioni sugli autobus o nei pub o, data l’immaturità dei personaggi, nei campi da calcio; questo approccio naturale e realistico è la vera forza del testo. Le rivelazioni e gli snodi della vicenda narrata non avvengono mai in un modo sorprendente, ma come naturali evoluzioni drammaturgiche. Tutto questo porta al finale, interpretato senza dialogo, in cui la natura di quella che sembrava essere una semplice bugia viene portata allo status di un enorme tradimento. Norris racconta la storia con una tale sensibilità e compassione da costringere lo spettatore a guardare la vita di queste persone che potrebbero essere facilmente trascurate.

 

L’intero primo atto è una lunga esorcizzazione del tragico evento: una morte che mette i quattro ragazzi di fronte ai problemi “del futuro”. Tre di loro condividono storie irrilevanti e giocano in modo infantile, mentre un quarto rimane lontano, isolato dal gruppo. Tutti aspettano Chri, l’ormai ex fidanzata di Frankie che ha chiesto agli amici di riunirsi in quel posto per compiere un ultimo in gesto in memoria del ragazzo. E l’arrivo di Chri, fa emergere rivelazioni il cui significato verrà chiarito solo quando la storia tornerà alla notte in cui Frankie è morto.

 

Nel secondo atto c’è un lungo flash back, dove si racconta l’ultima giornata di vita di Franky. Veniamo a conoscenza della sua depressione e del suo rapporto con Chri ormai a un bivio: è il suo compleanno e, oltre a una cena romantica con la fidanzata che probabilmente sposerà, visita ognuno dei suoi vecchi amici, uno per uno…

 

Si tratta di otto veloci dialoghi a due tra Franky e ognuno dei suoi amici fino ad arrivare alla vera spiegazione della sua morte nel tragico finale

 

 

 

Note di Regia

 

Una generazione intrappolata. Quattro ragazzi vestiti tutti di nero dopo un funerale, come fossero già appesantiti dalla perdita, in particolare la libertà dell’infanzia.  Ogni pensieroso sorso di birra, ogni frase della loro conversazione è una battuta su argomenti generici – potrebbero dire qualsiasi cosa pur di evitare di riconoscere le proprie emozioni. È uno scenario di provincia quello raccontato, con orizzonti limitati e vite allineate, dove il calcio ha un ruolo socializzante nella vita degli esseri umani e assume la qualità “universale” di grande livellatore di cultura e classe sociale.

 

Crescere in provincia (parlo di quella del nord, dove sono nato) sviluppa una mentalità molto diversa da chi cresce in una grande città. Crescere da quelle parti, ti fa diventare un tipo di persona diversa, estremamente capace di provare amore, dolore, ambizione, rabbia e tutto il resto come gli altri, ma in un modo particolare, in quel modo che non deve mai trasparire troppo; è una società che produce una sorta di “tribalismo” che non riuscirai mai a toglierti di dosso. In provincia sei sovraesposto o ghettizzato il tuo volto ha un nome preciso e tu hai un ruolo, sei il simpatico, il violento, quello apposto, l’omosessuale. Non puoi permetterti di lasciare trasparire anche le emozioni.

 

Ma ciò che accade “là” non è detto che non possa accadere anche “qua”.

 

Ma se togliamo a questa patina provinciale la storia assume una posizione in qualche modo più immateriale; diventa uno sguardo tragico sulla gioventù perduta e le conseguenze di una vita spezzata che potrebbero risuonare ovunque nel paese, ciò che è fondamentale sono i silenzi e l’incapacità di esprimere veramente i propri pensieri. Il testo cattura il paradosso della vicinanza di un gruppo di ragazzi che si conoscono da quando erano bambini, ma che adesso si trovano in qualche modo estranei come dei giovani adulti, costretti a scontrarsi con la mortalità dopo la morte di un amico, ed è qualcosa che nessuno si aspetterebbe di dover affrontare così giovane e di cui nessuno è equipaggiato emotivamente per affrontarlo.

 

 

 

Silvio Peroni, regista teatrale e direttore artistico di festival e rassegne culturali, firma la sua prima regia a ventidue anni. Concentra la sua attenzione sulla drammaturgia contemporanea realizzando spettacoli di autori come Will Eno, Nick Payne, Mike Bartlett, Lucy Prebble, Annie Baker, Neil La Bute, Harold Pinter, creando una perfetta sinergia fra il lavoro con gli attori e i testi rappresentati.

 

Predilige drammaturgie che toccano tematiche complesse e problematiche contemporanee. Senza mai tradire il valore originale del testo, attraverso il suo sguardo critico sulla contemporaneità, riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore dandogli la possibilità di poter condividere storie interessanti ed emozionanti.

 

Per KHORA.teatro ha messo in scena Costellazioni, The Aliens, The Flick. In questa stagione 2018/2019, oltre a Il giorno del mio compleanno (So Here We Are), debutterà anche con Ci vediamo all’alba (Meet Me at Down).

 

Piccolo Eliseo

Da giovedì 15 novembre a domenica 2 dicembre 2018

Il giorno del mio compleanno

 

So Here We Are

 

 

 

di Luke Norris

 

 

 

Traduzione a cura di Enrico Luttmann

 

 

 

Con

 

GIOVANNI AREZZO |  Pic

 

ANTONIO BANDIERA |  Noce

 

LAURENCE MAZZONI |  Puh

 

FEDERICO GARIGLIO |  Dany

 

GRAZIA CAPRARO |  Chri

 

LUCA TERRACCIANO |  Franky

 

 

 

 

 

Scene Tommaso Ferraresi

 

 

 

Regia Silvio Peroni

 

 

 

Produzione KHORA.TEATRO

 

in coproduzione con COMPAGNIA MAURI STURNO

Debutto nazionale Napoli Teatro Festival – Cortile delle Carrozze 3 luglio 2018

 

 

 

Durata atto unico 1 ora e 35’

 

 

 

 

 

PICCOLO ELISEO

 

Da giovedì 15 novembre a domenica 2 dicembre

 

 

 

 

 

Orario spettacoli:

 

Dal martedì al sabato ore 20.00 – domenica ore 17.00

 

 

 

 

 

Biglietteria tel. 06.83510216

 

Giorni e orari: lun. 13 – 19, da martedì a sab 10.00 – 19.00, dom 10 – 16

 

Via Nazionale 183 – 00184 Roma

 

Biglietteria on-line www.teatroeliseo.com e www.vivaticket.it

 

Call center Vivaticket: 892234

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