FRANK HOLLIDAY in RomeL

FRANK HOLLIDAY in RomeL

 

La prima personale dell’artista in un museo italiano con 36 opere realizzate nel 2016 durante il suo soggiorno romano. Mostra a cura di Cesare Biasini SelvaggiRoma, Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese dal 20 giugno al 13 ottobre 2019 Roma, giugno 2019–Mercoledì 19 giugno 2019 inaugura a Roma, alMuseo Carlo Bilotti,la mostra FrankHolliday in Rome,a cura di Cesare Biasini Selvaggi.Promossa da Roma Capitale,Assessorato alla Crescita culturale di Roma-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali,con il patrocinio dell’Ambasciata Americana e con i servizi museali a cura di Zètema ProgettoCultura, la mostra è organizzata e sponsorizzata da Partners & Mucciaccia. Si è conclusa nell’aprile del 2018 alMoMA di New York la mostra“Club 57: Film, Performance,and Art in the East Village, 1978-1983”. Realizzata in collaborazione con la Keith HaringFoundation, questa mostra è stata la più grande mai dedicata allo storico locale dell’East Village che ha contribuito a proiettare nel mito la controcultura newyorkese a cavallo tra anni Settanta eOttanta. Particolare attenzione è stata dedicata alla sua scena artistica, con l’esposizione di opere di Keith Haring, Kenny Scharf, Adolfo Sanchez e Frank Holliday. Poco più di un anno dopo, Frank Holliday fa il suo primo ingresso in un’istituzione museale italiana con la sua personale al Museo Carlo Bilotti,in cui vengono esposte 36 opere, tutte realizzate nel 2016 durante quello che l’artista statunitense stesso ha definito il suo soggiorno“monastico”romano. Nell’estate 2016, infatti, Holliday ha lavorato alacremente nel suo studio vicino a Piazza Navona,avendo come ispirazione le opere dei maestri della storia dell’arte, prime fra tutte quelle di Caravaggio.Come ricorda l’artista nell’intervista inedita con Anney Bonney,girata da Eric Marciano, a Roma dipingeva la mattina e a pranzo andava a guardare qualche tela di Caravaggio. Particolarmente emozionante per lui era entrare in quello splendido spazio tranquillo, prescelto,di CappellaContarelli–che aveva più o meno le dimensioni del suo studio romano. Stava in piedi davanti ai dipinti del ciclo pittorico su san Matteo e si lasciava invadere dalla loro potenza; poi tornava allo studio per continuare a lavorare. Osservando le opere d’arte in Italia Frank Holliday ha scoperto che ci sono tre“zone”: il paradiso, che di solito è luminoso, arioso e senza peso–qualcosa che non possiamo avere ma di cui possiamo farci un’idea.Poi c’è la terra e, quindi, l’inferno. E l’inferno è la forza di gravità, che cerca sempre di aggrapparsi a noi per tirarci giù. E noi siamo incastrati trai due.L’artista ha osservato a lungo come il Bernini abbia affrontato il problema della gravità nelle sue opere, trovandolo geniale e avvertendo nei suoi lavori l’attrazione del peso della terra e la ricerca della spiritualità nella pietra.Nei suoi dipinti del “ciclo romano”–puntualizza il curatore della mostra Cesare Biasini Selvaggi–Frank Holliday ha scandagliato proprio questo spazio intermedio, tra l’inferno e il paradiso, quella dimensione di mezzo.La sua grande maestria sta nel dare immagine a qualcosa di assolutamente immateriale, nel dipingere cioè la realtà nella sua irrealtà, cercando l’aldilà in questo mondo e

 

 

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