DIARIO DEL TEMPO: L’EPOPEA QUOTIDIANA

La Stagione di Progetti 14-15 firmata dal direttore Antonio Calbi restituisce alla città il Teatro India come luogo di accoglienza e di irradiazione della creazione contemporanea.DIARIO DEL TEMPO. foto di Alessandro carpentieri

Un progetto culturale, promozionale e organizzativo di teatro della città e di città nel teatro che costituisce il fulcro del Cantiere.Roma.Italia, allestito come motore di rilancio per un’intera geografia di talenti, sensibilità, intelligenze creative. Al centro di questo percorso molti titoli e numerosi protagonisti in scena al Teatro India, impegnati a raccontare il tempo presente, la sua crisi e le sue contraddizioni: 29 titoli in programmazione a cui si aggiungono 18 spettacoli di teatro ragazzi. E ancora, tanti gli artisti e i gruppi romani che il Teatro di Roma sostiene con 12 produzioni, a cui si affiancano 32 ospitalità. Un’offerta articolata e plurale per ridefinire e rilanciare l’identità e il senso del teatro a partire dalla relazione con la città, come sottolinea il claim della nuova campagna di comunicazione: “Il Teatro riparte da Roma. Roma riparte dal suo Teatro.”

DIARIO DEL TEMPO. foto di alessandro carpentieri.03

Dopo l’apertura affidata all’Ecole des Maîtres 2014 diretta dai ricci/forte, la stagione del Teatro India prosegue con Lucia Calamaro che mette in scena il suo nuovo testo DIARIO DEL TEMPO: L’EPOPEA QUOTIDIANAprima parte in due atti, in prima assoluta martedì 7 ottobre (ore 21). Una produzione Teatro di Roma e Teatro Stabile dell’Umbria, in collaborazione con PAV e Rialto Sant’Ambrogio, con la partecipazione del Teatro Franco Parenti.

 

Anche in DIARIO DEL TEMPO: L’EPOPEA QUOTIDIANA – prima parte in due atti, la scrittura di Lucia Calamaro muove da una donna, Federica, interpretata da Federica Santoro, ma per la prima volta in un suo lavoro entra in scena un uomo, Roberto, interpretato da Roberto Rustioni, e c’è un terzo personaggio, Lucia, interpretato dall’autrice. Il disegno luci è di Gianni Staropoli, la realizzazione scenica di Barbara Bessi.

Con il sottotitolo: prima parte in due atti, l’autrice ci dice come la Storia che ci sta raccontando resti aperta: un’epopea quotidiana di persone comuni, che può tentare trame diverse e tornare indietro più volte per cercare altre vite parallele, con un andamento seriale, libero di seguire esperienze e ricadute di tre solitudini.

Federica, quarantenne senza lavoro, vive sola e parla con sé, dentro di sé. Suo è il TEMPO, vuoto, di questo DIARIO, sua L’EPOPEA che vive ogni giorno per riempire quel tempo. I suoi comprimari, l’amico Roberto, un precario in part-time, e Lucia, che fa sporadiche supplenze di educazione fisica, non sono figure di contrasto: la fatica di non riuscire a vivere pesa su tutti e tre che pure, come è nello stile della Calamaro, a tratti sono buffi e, sebbene stretti nei limiti di una situazione che appare senza sbocchi, sfuggono a qualsiasi etichetta.

 

Dalle note di Lucia Calamaro sul testo:

Primo movimento di un trittico che sceglie come protagonista una quarantenne disoccupata, Federica, e i suoi interlocutori precari, a immagine di una generazione sospesa, perennemente in difficoltà socio-esistenziali, istituzionalmente inesistente. Federica, e con lei Roberto e Lucia, incarnano in parte quella generazione impantanata, immobilizzata, tenuta a bada, spaesata, sottovalutata, insomma: tradizionalmente disoccupata. Generazione che andrebbe saltata ma esiste. Vivacchia, resiste e malgrado il contesto la neghi, campa arrovellata e solitaria, in attesa di se stessa, di un suo rivelarsi di cui non si conosce la scadenza. Di poter succedere. Di accadere.

Quando si è disoccupati il flusso del tempo rallenta e scorre in altrove più intimi, obbligatoriamente più solitari. Nella solitudine di un continuum esistenziale dove poco o niente accade, occupare il tempo è una difficoltà, uno scopo in sé. Sentirsi esistere non è scontato: in assenza di contesto, l’Io fatica a definirsi e a riconoscersi. Il senso di essere umani cambia, viene schiacciato e compresso, ma nello stesso tempo acquista un nuovo volto, mostrando a tutto il mondo là fuori la propria testarda intelligenza.

 

Dalle note di Lucia Calamaro sullo spettacolo:

  1. FORMA

Diario del tempo, il nome lo svela, è un continuum mentale che, occasionalmente, qui si mette in scena e si           avvicenda e che per chi guarda comincia qui, ma che per me non finisce mai. La scrittura si interrompe perché    il tempo scenico ha i suoi limiti anche se tutto potrebbe continuare. La possibilità di una storia parlata. Questo mi interessa. Perché è nella continuità, anche minima, che si riesce ad abbozzare un racconto del presente. È   un affresco, ha quel suo carattere diluito. La parola la fa da azione e da relazione. Somiglia a una         concertazione di voci, i personaggi sono come non mai “lalangue”.

  1. FONDO
    C’è un punto di vista a priori che inquadra i soggetti protagonisti rispetto al loro essere “DISOCCUPATI” – nell’accezione comune tecnico-lavorativa – e ne analizza la consequenziale posizione metafisica rispetto al mondo. Una posizione isolata, slacciata, senza contesto, difficile da abitare. Forzatamente riflessiva. Assediata da un tempo che rallenta, che bisogna lasciar passare, lasciar perdere e sistematicamente occupare a forza di volontà. Un’umanità in fondo forte, cocciuta, incaponita, intelligente ma che non ha un lavoro, e la cui abilità maggiore, a partire da un certo momento, consisterà nell’occuparsi le giornate. Per non impazzire. Per non perdersi del tutto. Per continuare ad esistere nonostante il FUORI cerchi sistematicamente di cancellarla.
  2. LUOGO
    Un palazzo romano qualsiasi, con l’estensione inevitabile al suo pratone specifico, in questo caso Caffarella, e alla sua stazione più vicina, Ostiense.
  3. PERSONAGGI
    La disoccupata cronica (Federica Santoro), l’impiegato obbligato al part time (Roberto Rustioni), la supplente di ginnastica a vocazione laico-intellettuale (Lucia Calamaro).

 

7 I 19 ottobre. 14 Teatro India di Roma

in prima assoluta

 

DIARIO DEL TEMPO: L’EPOPEA QUOTIDIANA

prima parte in due atti

 

uno spettacolo scritto e diretto da Lucia Calamaro

con (in ordine di apparizione)

Federica Santoro   Roberto Rustioni   Lucia Calamaro

disegno luci di Gianni Staropoli

realizzazione scenica di Barbara Bessi

assistente alla regia Elisa Di Francesco

consulenza artistica Alessandra Cristiani

direttore tecnico Andrea Berselli

 

Produzione Teatro di Roma e Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con PAV e Rialto Sant’Ambrogio con la partecipazione del Teatro Franco Parenti

Si ringraziano Daniela Piperno e Davide Grillo

 

Prima assoluta – Roma, Teatro India – da martedì 7 a domenica 19 ottobre 2014

 

Milano, Teatro Franco Parenti, sala grande – dal 23 ottobre al 2 novembre 2014

 

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