Dal 24 aprile al 28 aprile al Teatro India Christophe o il posto dell’elemosina

Dal 24 aprile al 28 aprile al Teatro India

Christophe o il posto dell’elemosina


uno spettacolo scritto e interpretato da Nicola Russo

scene e costumi Giovanni De Francesco

produzione Teatro dell’Elfo e Premio Le Cure Caritas Ambrosiana

 

 

Una collaborazione quasi ventennale lega il Teatro dell’Elfo a Nicola Russo, dapprima come protagonista di spettacoli importanti (da Shakespeare a Tennessee Williams), quindi come autore e regista di progetti con la sua compagnia Monstera, l’ultimo dei quali è Christophe o il posto dell’elemosina, che ha debuttato all’Elfo Puccini di Milano nel marzo 2023. Lo spettacolo ha vinto il Premio Le cure, assegnato da Caritas Ambrosiana e finalizzato a promuovere i valori dell’accoglienza e della solidarietà.

Dal 24 al 28 aprile sarà in scena al Teatro India nell’ambito della stagione del Teatro di Roma.

Il protagonista di questo testo è Sami, anche detto Christophe, un ‘barbone’, un sans papiers che chiede l’elemosina per le strada di Parigi, vivendo una condizione di solitudine che s’interrompe quando incontra Nicola, allora giovanissimo, e inizia tra i due uno scambio epistolare. Dopo ventotto anni, Nicola Russo rilegge quelle lettere e decide di ridare voce a Christophe e alla testimonianza poetica e struggente che gli ha affidato.

La sua storia, sospesa tra realismo, auto-fiction e poesia, sarà allestita in uno ‘spazio libero’, un luogo unico dove riunire attore e pubblico (senza divisioni tra palco e platea), come un’ideale città da abitare insieme dove i mendicanti siano parte della comunità. Il progetto prevede anche una mostra delle lettere di Sami – Christophe.

«Ho incontrato Sami nell’estate 1995 a Parigi. Avevo diciannove anni. Sami, o Christophe come preferiva farsi chiamare, avrà avuto almeno ventisette o ventotto anni, era un sans-papiers tunisino a Parigi già da una decina di anni. Ho passato con lui nemmeno due giorni ma, una volta tornato in Italia, tra settembre e dicembre 1995 lui mi ha scritto diverse lettere. Christophe viveva per strada facendo l’elemosina, era un artista, voleva scrivere ma viveva la difficoltà della sua condizione di clandestino senza permesso di soggiorno. Non so bene per quale motivo Christophe avesse scelto proprio me come destinatario dei suoi pensieri ma, dal 1995 ad oggi, ho conservato le sue lettere. Ritrovandomi tra le mani questo materiale dopo più di venti anni mi sono reso conto di quanto le sue lettere siano una testimonianza di un mondo interiore. Nel testo che ho scritto cerco di ricostruirlo. Ho immaginato che a raccontare al pubblico sia Christophe in prima persona, dondolando tra gli anni Novanta ed oggi, svelandoci la sua vita da mendicante, i segreti dell’arte dell’elemosina, raccontando le vie e i calori di una città, che per anni lo ha accolto e che, a causa della mancanza di un permesso di soggiorno e della sua povertà (povertà materiale non di certo povertà d’animo) ha rappresentato il suo unico orizzonte. Racconto anche dell’incontro con un ragazzo italiano molto giovane che diventerà a sua stessa insaputa veicolo di una storia. Racconto di Christophe che si nasconde per anni, leggendo e cercando bellezza in ogni dove. Viviamo in un’epoca in cui i clandestini sono percepiti come una massa priva d’identità, anche per questo motivo ho deciso di

scrivere di Christophe che era un mendicante che viveva ai margini della società, ma era anche e soprattutto un poeta e che attraverso le sue lettere, ha lasciato una traccia dei suoi pensieri più intimi e una testimonianza poetica e struggente della sua condizione».

Nicola Russo

 

 

luci Giacomo Marettelli Priorelli,

suoni Andrea Cocco,

video Lorenzo Lupano

assistente alla regia Isabella Saliceti

 

Info e orari

Mercoledì e sabato ore 21.00 | giovedì e venerdì ore 19.00 | domenica ore 17.00  |

Durata 70′

biglietteria@teatrodiroma.net – Tel. 06 684000314

 

 

Questa la motivazione del Premio Le Cure.

La Commissione ha ritenuto di assegnare il premio al progetto Christophe, perché non solo mette in risalto il disagio sociale di chi si sente isolato, ma perché fa apparire i due aspetti del linguaggio umano: il primo come strumento di alienazione e il secondo come strumento di dialogo portatore di senso. Christophe sembra proporre qualcosa di genuinamente nuovo e non solo per il modo con cui il pubblico entrerà in contatto con l’opera. La storia di Sami, infatti, è quella di una persona in totale solitudine: nonostante gli incontri per chiedere l’elemosina con decine di persone ogni giorno, egli non comunica con nessuno, finché non stabilisce uno scambio epistolare con un giovane (Nicola) e lì trova il suo riscatto.

 

Dalla rassegna stampa

 

Russo immagina che a raccontare al pubblico sia Christophe in prima persona, svelandoci la sua vita da mendicante, i segreti dell’arte dell’elemosina, raccontando le vie e i calori di una città, che per anni lo ha accolto (…) Un espediente teatrale per rendere meno ‘teatrale’ lo spettacolo. E in questo caso, come spesso accade, funziona, anche perché intonato al registro recitativo: l’autore e attore realizza una regia accurata della propria interpretazione: a parte il continuo movimento nello spazio, grazie all’abolizione del palco, crea l’azione di uno spettacolo differente dallo spazio raccolto e solenne del monologo. Nicola Russo non pare un attore in scena, ma, con una sorta di neorealismo teatrale, il protagonista in carne e ossa (…)

Teatro non rituale ma conversativo: però sempre teatro, nulla a che vedere con la recita documentaria, un genere presente da una ventina d’anni sui nostri palcoscenici, cronaca, non ‘storia’: qui, oltre all’assenza di ogni velleità ideologica, di facile retorica, trattandosi della vicenda di un clochard, assistiamo a una fiaba, miseria e bellezza magicamente commiste, come sotto l’influsso di Charlie Chaplin.                                                                                     Roberto Mussapi, Avvenire

 

Poi un giorno Christophe sparisce, lui che pure si era dimostrato tanto esperto nel sopravvivere con alto grado di civiltà nella società che lo aveva voluto ‘mendicante’. La risposta scenica di Nicola Russo è bellissima, senza patetismi né ‘buonismi’. Quasi aspettasse di reincontrarlo, gli dedica un robusto esercizio, fisico e morale. Nasce così lo spettacolo, forse meglio ode civile e fraterna, che il Teatro dell’Elfo (con cui da tempo l’artista lavora, così come era stato con Ronconi in un memorabile Peccato fosse puttana al teatro Farnese di Parma) ha aiutato a produrre, insieme ad una inusuale partecipazione della Caritas ambrosiana. Un segnale molto forte di civiltà teatrale.

Gianfranco Capitta, il manifesto

 

 

 

 

 

Per ricostruire il primo incontro, solo sfiorato, in un caffè del Marais, l’attore romano alza una pedana e abbassa le luci della sua scena proustiana, disseminata di segni nudi che tratteggiano una città disadorna, vista dal basso. I due si incontrano una seconda volta perché, come dice Christophe, «chi sta in strada sa riconoscere il caso», anzi sa crearlo. Passano del tempo insieme, ma il pudore impedisce al sans papier di confessare al giovane amico perché è finito a fare (e non chiedere) l’elemosina. (…)

E mentre Nicola si trasforma nel Christophe «che danza coi cani per strada» (immediato il richiamo alla poesia La solitudine di Pasolini: camminando per «le strade povere», l’autore si sente «fratello dei cani»), le immagini video di Lorenzo Lupano ci mostrano una Parigi desertica, filmata a livello del marciapiede.

Katia Ippaso, Il Venerdì di Repubblica

 

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