Dal 2 al 4 novembre a India Marco Baliani “diventa” Rigoletto Il personaggio verdiano assume i colori del circo   Rigoletto. La notte della maledizione di e con Marco Baliani

Dal 2 al 4 novembre a India Marco Baliani “diventa” Rigoletto

Il personaggio verdiano assume i colori del circo

 

Rigoletto.

La notte della maledizione

di e con Marco Baliani

e con

Giampaolo Bandini (chitarra), Cesare Chiacchiaretta (fisarmonica)

Musiche Giuseppe Verdi, Nino Rota, Cesare Chiacchiaretta

Foto Guido Mencari

Una produzione Società dei Concerti di Parma

in collaborazione con Teatro Regio di Parma

 

Arriva al Teatro India, dal 2 al 4 novembre“Rigoletto. La notte della maledizione” di e con Marco Baliani, accompagnato da Giampaolo Bandini, alla chitarra, e da Cesare Chiacchiaretta, alla fisarmonica, una produzione Società dei Concerti di Parma, in collaborazione con il Teatro Regio di Parma.

La nostalgia per la donna amata, la gelosa premura nei confronti della figlia, la sete di vendetta contro chi minaccia la sua purezza: i sentimenti di Rigoletto, che la musica di Verdi ha reso immortali, rivivono nell’animo e nella storia di un clown che si esibisce in un piccolo teatro di periferia. Davanti allo specchio, mentre trasforma col trucco il suo viso, si prepara per una serata speciale, quella in cui si consumerà la sua vendetta, sotto gli occhi di tutti. Pensieri, rancori, ricordi si susseguono in un monologo accompagnato, interrotto e, per certi versi ostacolato, da una musica sempre presente.

«Rigoletto è un monologo, quindi per farlo c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa, spirito e materia – scrive Marco Baliani – È uno dei motivi che mi ha spinto a questa impresa. Poter rivestire per una volta la pelle di un altro e starci dentro dall’inizio alla fine: è una gioia particolare per me che in scena da narratore non ho mai la possibilità di calarmi interamente nelle braghe di chicchessia, sempre devo stare vigile a controllare e dirigere l’intero svolgersi della vicenda. Quando invece dirigo altri attori, loro sì, sono personaggi e li invidio sempre un po’, perché so che vuol dire poter essere un altro fisicamente e spiritualmente, una sensazione di pienezza, aver generato un altro avvicina noi uomini al mistero della duplicazione femminile». E ancora: «la seconda motivazione è stata la mia passione per gli esseri del circo, ma quei circhi piccoli, non eclatanti, non amo i “soleil” circensi fatti di effetti speciali e artisti al limite della robotica per la bellezza scultorea e bravura millimetrica del corpo. No, preferisco la rozzezza faticosa ma

meravigliosa di quei circhi dove chi strappa i biglietti te lo ritrovi dopo vestito da pagliaccio e il trapezista sa anche fare giocolerie, esseri nomadi, zingarescamente affamati di vita, mi prende uno struggimento totale

quando varco quei tendoni, a percepire la fatica quotidiana di un vivere precario ma impeccabile. Volevo fare un omaggio alle cadute, alle sospensioni, alle mancanze di appoggi».

Con “Rigoletto. La notte della maledizione” Baliani immagina un percorso in tre tappe di scoperta dell’impianto drammaturgico di alcune opere verdiane, sottraendo il melò e portandolo verso un più spietato dramma, quello che sta al fondo dell’opera come cuore pulsante. Partendo dalla figura di Rigoletto, procederà con il Trovatore e la Traviata. Ogni volta la scrittura muterà spessore e forma, così come mutevole sorprendente, sarà l’interpretazione fisica e posturale di Marco Baliani.

 

Teatro India – Roma

2-4 novembre 2023, ore 20

 

info e orari
ore 20.00
Promo trittico Baliani
Con l’acquisto di un biglietto per uno dei tre spettacoli in scena al Teatro India (Quel giorno. Memorie del 16 ottobre 1943, Rigoletto. La Notte della Maledizione Frollo) potrai avere un secondo a 12,00€

Il 5 novembre Marco Baliani con “Frollo”

Un bambino di pasta frolla per un pubblico di ogni età

 

 

 

FROLLO

con Marco Baliani

di Mario Bianchi e Marco Baliani

regia Marco Baliani

organizzazione e promozione Ilenia Carrone

una produzione Casa degli Alfieri Soc Coop

Marco Baliani torna al Teatro India con un suo spettacolo di grande successo: “Frollo”. L’opera prende il nome dal protagonista: un bambino impastato di pan pepato che un giorno si trova a percorrere un’avventura più grande di lui. Il terribile vorace figlio del Re sta mangiando a pezzetti tutto il paese. Lo si potrà fermare solo andando alla ricerca di una sostanza magica che può placare la sua fame.

Frollo parte e le avventure cominciano. La storia è anche una metafora della nostra società dei consumi pronta a divorare ogni cosa. Naturalmente c’è anche un po’ di Pinocchio in questo Frollo che alla fine si sbriciola per rinascere bambino, e c’è anche un po’ di tutti noi nel bambino che si incammina per la sua strada, andando dritto, girando a destra, girando a sinistra, rivolgendosi chissà dove.

 

Così lo racconta l’autore:

Tornerò a farmi di pasta frolla. Mi sono rivisto nel video che avevo girato anni fa, così mi sono tornati alla memoria i gesti, i movimenti del corpo, le voci che vanno e vengono, le invenzioni linguistiche. Mi sono divertito molto e so che quella sera dovrò ritrovare questo divertimento infantile. So anche che due terzi dello spettacolo sarà del tutto improvvisato, a seconda di come sarà il luogo, il mio stato d’animo, gli spettatori, il tempo atmosferico, la distanza dalle prime file. Racconterò la storia di un pupazzetto di pasta frolla che diventa di carne sangue sudore e caccole, ma solo dopo molte disavventure mortalmente rischiose. Sarà il mio modo di accendere gli animi degli ascoltatori, ma sì, li vorrei proprio incendiare.

Quel pomeriggio potrò volare e staccarmi dal suolo della mia sedia, farmi tira e molla per attraversare una grata, staccarmi via via pezzi di corpo perché ho un cuore troppo dolce e così via, fino alla sudata finale che non vi racconto come accadrà.


Qui è davvero all’opera un corpo narrante, in continua metamorfosi, è lo spettacolo dove ancor più che in Kohlhaas il mio corpo e il mio volto e la mia voce subiscono un impressionante trasformazione, un cartone animato, un fumetto in movimento. Nel rivedermi mi è venuta una gran voglia di ripescare tutte quelle altre fiabe che ho narrato a centinaia di ragazzini scatenati nelle situazioni più disagiate, alla metà degli anni Ottanta, molto prima che si cominciasse a parlare di teatro di narrazione. Forse lo farò, tutte in fila, sera dopo sera, in fondo ormai sono un nonno narrante e magari mi verranno a rivedere quelli che allora avevano dieci o nove anni. Ormai anche a Kohlhaas ho potuto conoscere i figli dei miei spettatori giovani di trent’anni fa, li portano a vedere un reperto fossile che ancora ha un sacco di cose da dire e di energia da sprecare, e questo fa bene, vedere quanta gioiosa fatica serve per tirar fuori quell’ora e mezza di racconto.

Alla fine sarò inzuppato di sudore, già lo so, tre o quattro etti se ne andranno così, ma vuoi mettere che invece di andare a smagrirmi in una palestra a vogare  senza acqua intorno, senza sentir “biancheggiare le acque con le lisce pale d’abete” li potrò perdere volando aggrappato al becco di un’aquila possente?

Marco Baliani

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