IL CRISTO IN GOLA di Antonio Rezza

IL CRISTO IN GOLA

di Antonio Rezza

con (i.o.a.) STEFANIA SALTARELLI MAURIZIO CATANIA GIANMARCO BALSAMO DOMENICO VITUCCI PAOLO ZANARDI ANTONIO REZZA MARIA BRETAGNA FEDERICO CARRA GIORDANO REZZA

musiche originali di Antonio Rezza e di Pietro Pompei montaggio Barbara Faonio

una produzione REZZAMASTRELLA

in uscita 25 novembre | 40 Torino Film Festival

distribuzione REZZAMASTRELLA in collaborazione con BARZ&HIPPO

IL CRISTO IN GOLA, il nuovo film di Antonio Rezza, verrà proiettato in Selezione Ufficiale Fuori Concorso al 40° Torino Film Festival, venerdì 25 novembre alle ore 21.30 nel Multisala Cinema Massimo di Torino. Le riprese sono iniziate nel 2004 e si sono protratte nel tempo. L’approccio alla figura del Nazareno è estremamente rispettoso. Il figlio di Dio non dice una parola, non si rapporta all’uomo che gli è inferiore, comunica solamente attraverso urla devastanti, perdizione dell’orecchio umano, che conducono le orecchie dell’uomo alla dannazione eterna. Un ruolo centrale è affidato alla Madonna, che segue il figlio durante la sofferenza terrena. Il Nazareno ci appare spesso urlante e trasversale, riverso sulle ginocchia di Maria che lo sostiene malinconica. Un Cristo iconograficamente già morto, che assale la vita e si smarrisce, che fa miracoli con la sola forza della disperazione: abbiamo l’uomo comune che si contorce sotto il peso della deformazione fisica e della tradizione, e un Cristo che lo guarisce senza toccarlo, con appena l’assillo delle urla rivolte al Padre Eterno che gravita nei cieli. La vicenda si alterna tra pianti, strilli, incontri con un demonio fuori da ogni schema e sacrifici con il martello in mano, con la sega e con la pialla. Il lavoro del Cristo è farsi la croce da solo poiché ogni uomo va a finire sulla croce sua. Come autore involontario Rezza sottolinea la precisa esattezza filologica del racconto nella parte iniziale.Il film è narrativo fino al battesimo del Cristo interpretato. Poi deriva verso luoghi ignoti, sfugge di mano, è come se il corpo, facendo irruzione nel racconto, strappi l’opera all’autore che l’opera controlla.

Faccio un Cristo che non dice una parola, si tappa la bocca e la tappa al suo autore pezzente. Mai sarò così meschino da raccontare con la mente malata ciò che il corpo alla mente ha sottratto, e cioè il significato: i miei gesti hanno tolto di mano il sapere al cervello imbroglione. Qui il problema non è il comunicare, qui la virtù sta nel fatto che quello che volevo dire non l’ho detto: l’azione si è ribellata alle suggestioni della mente incravattata. Ho scritto molte cose da mettere in bocca al figlio di Dio. Ma nell’esatto momento in cui il corpo si è staccato dal volere dell’autore gerarca per interpretare il sapere della carne, lì, con la pietra che scotta, la luce che acceca e con le membra indolenzite da posture innaturali, mi sono liberato dello stupido significato che il pensiero accattone voleva imporre al costato. Io, simile al Cristo nel dolore della pelle, ho iniziato a strillare per non fermarmi più. E l’autore ha chinato il capo a me stesso.

Le urla che invadono il film possono dare il fianco a molteplici interpretazioni. Ma non è questo il caso, io non abbasso la carotide all’infimo livello che il volere le imporrebbe. E’un punto ormai di non ritorno, è una comunicazione che non sollecita il pensiero. Il pensiero, così impiccato dall’intendere padrone.

Il film è filologico fin quando lo dirigo: Maria che partorisce, Giuseppe che sonnecchia, l’Arcangelo proclama, Erode manomette, Battista che sciacquetta. Il film è filologico fin quando lo dirigo. Ma quando mi dirigo mi scappa dalle mani perché io, oltre a quella di Dio, non riconosco neppure la parola mia. A.Rezza

Proiezioni Torino Film Festival 40 Proiezione stampa ven. 25/11 ore 14.30 Cinema Classico

Proiezione ufficiale ven. 25/11, 21.30 Multisala Cinema Massimo – sala 1

Repliche sab. 26/11, 12.00 Cinema Romana – sala 2 dom. 27/11, 14.30 Multisala Greenwich Village – Sala 3 Link al trailer: https://vimeo.com/768131469 _ Link al press kit: https://bit.ly/3t9B2lK

Ufficio Stampa: Chiara Crupi – Artinconnessione info@artinconnessione.com | mob. 3932969668

IL CRISTO IN GOLA (CHRIST IN THE THROAT)

by Antonio Rezza

Shooting began in 2004 and dragged out over time. The figure of the Nazarene has been addressed with extreme respect. The son of God does not say one word, he has no relationship with man who is inferior, he communicates solely through devastating screams, perdition of the human ear, bringing man’s ear to eternal damnation. A central role is entrusted to the Madonna who follows her son during his earthly suffering.

The Nazarene often appears shouting, transversal, face down on the lap of a melancholy Mary who supports him. A Christ, iconographically dead already, who assaults life and loses his way, who makes miracles with the sole strength of desperation: we have the common man writhing under the weight of his physical and traditional deformation, and a Christ who cures without touching, with just the torment of the screams directed at the Eternal Father who is in heaven. The storyline alternates between weeping, lamenting, encounters with an extraordinary demon, and sacrifices with a hammer, a saw and a plane. Christ’s work is making his own cross by himself since every man ends up on his own cross. As involuntary author Rezza underlines the precise philological exactness of the first part of the story. The film is narrative up to Christ’s baptism. Then it deviates towards unknown places, it escapes, it’s as if the body, erupting into the story, rips the work from the author that the story controls.

I am a Christ who doesn’t say a word, he keeps his mouth shut and his miserly author’s too. I will never be so mean as to tell with a sick mind what the body has stolen from the mind, and that is, the meaning: my gestures have snatched knowledge from the cheating brain. Here the problem is not the meaning, here the virtue lies in the fact that what I meant I did not say: the action rebelled against the suggestions of an entangled mind.

I wrote many things to put in the mouth of the son of God. But at the exact moment in which the body detached itself from the will of the hierarchal author in order to interpret the knowledge of the flesh, there, with the scorching rocks, the blinding light and with limbs sore from unnatural postures, I freed myself of the stupid meaning that the beggarly thought wanted to impose on the ribcage.

I, similar to Christ in the pain of my skin, began to scream never to stop.

And the author bowed his head to myself.

The screams that invade the film can give way to multiple interpretations. But this is not the case, I do not lower the carotid artery to the lowest level that the will would impose on it. It is now a point of no return, a communication that does not stimulate thought. Thought thus throttled by the master’s intention.

The film is philological as long as I’m directing it: Mary giving birth, Joseph snoozing, the Archangel proclaiming, Herod tampering, Baptist rinsing. The film is philological as long as I’m directing it. But when I direct myself it escapes from my hands because, in addition to God’s word, I don’t even recognize my own.

A. Rezza

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares