Cena in casa di Levi

Si è chiuso da pochi giorni il cantiere di restauro della Cena in casa di Levi che verrà esposta nel percorso dell’attesa mostra su Veronese che inaugura a luglio a Palazzo della Gran Guardia di Verona. Il restauro, voluto da Paola Marini, direttrice del Museo di Castelvecchio e curatrice della mostra insieme a Bernard Aikema dell’Università di Verona, ed eseguito dallo studio di restauro Barbara Ferriani, è stato reso possibile dal generoso contributo della Banca Popolare di Verona, gruppo bancario Banco Popolare, a cui si sono aggiunti quello di Inner Wheel-Distretto 206 e di fondazione CittàItalia.

 

Presto saranno pubblicati i risultati di oltre un anno di lavoro e studio ma da una prima analisi è già possibile ricostruire il processo di lavorazione. Una speciale campagna di analisi diagnostiche non invasive, sfruttando la tecnica delle immagini a infrarossi, ha permesso di rilevare numerosi ripensamenti e ha reso riconoscibili le mani di almeno tre artisti, gli Haeredes Pauli: Benedetto, Carletto e Gabriele Caliari.

E’ emerso inoltre che sono in principio state pensate e realizzate tutte le architetture e date le prime stesure pittoriche di colore, in particolare la campitura del cielo. In un secondo momento la tela si è animata dei personaggi, molte figure sono state ripensate proprio a coprire alcune architetture; nelle strutture architettoniche, soprattutto della tela centrale, si riconoscono i maggiori pentimenti in corso d’opera.Il telero è ripartito in tre telai ognuno costituito da almeno cinque porzioni di tela a loro volta composti da numerosi frammenti di tessuto, anche di recupero, cuciti orizzontalmente.Questa tripartizione è documentata dall’800 a seguito di uno smontaggio dell’opera dall’oratorio della Chiesa di San Giacomo alla Giudecca in Venezia, sua collocazione originaria. Da qui la scelta filologica di mantenere l’impostazione, montando la tela su tre telai a tensionamento costante e continuo, che, diversamente dal montaggio originale, non prevede un ancoraggio diretto alla montatura tramite chiodi. La tela scorre così sul telaio, tenuta in tensione da alcune molle perché si adatti naturalmente alle variazioni del microclima del luogo in cui è collocata.Si è trattato di un grande impegno, condiviso con l’ente proprietario, le Gallerie dell’Accademia di Venezia e in particolare con la soprintendente del Polo Museale Veneziano, Giovanna Damiani e con Matteo Ceriana, già direttore delle Gallerie dell’Accademia.Oltre alle migliaia di visitatori che hanno apprezzato il lavoro in corso, organizzato presso il Museo degli Affreschi “G. B. Cavalcaselle” con la formula del cantiere aperto, sono stati circa 100 i gruppi che lo hanno visitato. Oltre a costituire un importantissimo recupero dell’ultimo dei grandi conviti veronesiani e a poter arricchire l’imminente mostra di una tela di questo genere di eccezionali dimensioni, l’intervento ha avuto anche la funzione di sensibilizzare il pubblico alla sua preparazione.

 

11111111111111Haeredes Pauli Veronensis

Venezia, Gallerie dell’Accademia

in deposito presso il Comune di Verona

 

voluto in occasione della mostra su

PAOLO VERONESE

5 luglio – 5 ottobre 2014

550 x 1000 cmle dimensioni dell’opera

 

3 i telai su cui è appoggiata

 

14 mesi di lavori

 

1 settimana e 10 persone per

smontaggio e trasporto dell’opera

 

5 competenze fisse ad intervenire sulle tele

 

2 competenze mobili per le grandi movimentazioni

 

1 giovane artista, Luca Pozzi, che ha reinterpretato l’opera in chiave contemporanea

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