AMLETO CATALDI, LA RINASCITA, ALLA SAPIENZA

Grande evento, la professoressa Polimeni la prima donna a rappresentare l’Università della Sapienza di Roma che l’anno scorso, di concerto con l’Ist.Centrale del Restauro, tra i vari progetti ritenne doveroso occuparsi anche di questa splendida scultura che si leva all’interno dell’Ateneo. Stiamo parlando del monumento “Agli studenti della Sapienza Caduti nella prima Guerra Mondiale” opera insigne di Amleto Cataldi (1882-1930), lo scultore di Roma. E’ dal 1935, secondo le cronache, che la scultura da Sant’Ivo alla Sapienza, la università agli studi originaria di Roma, venne trasferita nella nuova attuale città universitaria la Sapienza e inaugurata dal Duce. Fu collocata nello spazio del cosiddetto Quadriportico: qui il Monumento gradualmente verrà fatto segno di concetti e significati tipici del particolare momento politico fino a perdere il suo senso originario di memoria storica degli studenti caduti e divenire un normale monumento ai Caduti di tutte le guerre a partire dal Risorgimento, ecc. Si aggiunga che nei bombardamenti alleati di pochi anni dopo che funestarono anche la città universitaria, il monumento riportò gravi lesioni e danni a causa delle schegge tanto da venir rimosso e sistemato in un deposito dell’Ufficio Tecnico e qui rimasto. Nel 1951 fu sommariamente sanato delle sue ferite e dopo qualche modificazione al basamento, fu collocato nell’attuale sistemazione cioè “il giardino antistante l’Istituto di Mineralogia” in quanto al Quadriportico venne realizzata nel frattempo la Cappella Universitaria. Il ribattezzato Monumento ai Caduti di tutte le guerre di Amleto Cataldi da allora, per un periodo di oltre settanta anni, ignorato a seguito della infelice collocazione e dimenticato nei valori e simboli iniziali, senza, tra l’altro, mai essere stato non dico restaurato ma almeno dignitosamente manutenuto, fino a pochi mesi addietro risultava completamente alterata e degradata da uno spesso strato di ossidazione, senza ricordare che ci sono stati periodi, nel “giardino” di cui sopra, in cui le erbacce e gli spini facevano da corona! Ecco le parole dell’Arch. Marino, direttrice dell’Istituto di Restauro: “La scultura … in cattivo stato di conservazione. Le superfici risultavano soggette a diverse forme corrosive, deturpanti, che alteravano la lettura unitaria del monumento”.

La Professoressa Polimeni, la nuova Rettrice, ha proceduto alla presentazione, il 20 aprile appena trascorso, del fine lavoro di ripristino di cui si è fatta promotrice attenta, restituendo alla scultura la purezza e la bellezza originarie: palese ed entusiasta anche l’ammirazione degli astanti alla cerimonia.

Questo monumento, fiore all’occhiello ora più che mai della gloriosa Università, all’origine era installato nel maestoso cortile di quell’impareggiabile capolavoro architettonico del 1600 di Francesco Borromimi che è Sant’Ivo alla Sapienza, la primitiva università dell’Urbe. Qui la scultura fu collocata proprio nel centro del prestigioso cortile, cosa che suscitò la critica indignata di un nutrito stuolo di cultori, troppo palese, secondo loro, la sfasatura cronologica e non solo! Il corpo accademico risolse di spostare l’opera dal centro verso il portone della chiesa e qui sistemato. Venne inaugurato solennemente il 6 giugno 1921 alla presenza del Re, dell’On. Salandra e delle autorità accademiche. Unanimi e solenni gli apprezzamenti e i giudizi sul monumento da parte non solo delle autorità accademiche tra cui i noti storici dell’arte Adolfo Venturi e Antonio Muñoz, ma anche da parte di quel notoriamente non molto prodigo di giudizi encomiastici, che fu Benedetto Croce, Ministro della Pubblica Istruzione, e da parte della stampa e dei critici.

Ora grazie al patrocinio della Rettrice Polimeni e alla vera e propria resurrezione del Monumento agli “Studenti della Sapienza caduti nella prima G.M.”, balzano agli occhi ancor più evidenti la precarietà e perfino la insufficienza logistica della attuale ubicazione, a manifesto detrimento del valore della scultura. Chiaramente necessario e perfino urgente, di conseguenza, si è reso il suo spostamento in luogo consono e adeguato, ricordando che il cortile di Sant’Ivo e il successivo Quadriportico come pure l’attuale collocazione riferita però agli anni ’50 e ’60 e al “giardino” di cui sopra, senza le presenti strutture edilizie, erano sistemazioni ottimali che consentivano di far respirare l’opera e di evidenziarne l’alto valore estetico ed artistico oltre al suo significato, realtà oggi assolutamente negate ed impossibili: doveroso dunque un nuovo spazio nell’ambito della Università per l’insigne monumento, spazio magari da intestare all’artista.

Infine, e questo è anche il messaggio del monumento di Cataldi, non va omesso di sottolineare l’imperativo alla pace e l’esecrazione della guerra, trasmessi da questo autentico capolavoro di scultura, a evidente rimbrotto a tutti gli attuali armaiuoli e guerrafondai che ambiscono alla pace attraverso sbudellamenti, ammazzamenti e distruzioni.

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