IL 9 E 10 LUGLIO “FOREVER YOUNG” ALLA CORTE OSPITALE: QUARTA EDIZIONE DELLA RASSEGNA CHE PREMIA IL TEATRO UNDER 35 Il programma completo della due giorni a Rubiera (RE)

IL 9 E 10 LUGLIO “FOREVER YOUNG” ALLA CORTE OSPITALE: QUARTA EDIZIONE DELLA RASSEGNA CHE PREMIA IL TEATRO UNDER 35

Il programma completo della due giorni a Rubiera (RE)

RUBIERA, 4 luglio 2022 – Mancano pochi giorni alla quarta edizione di “Forever Young”, per la direzione artistica di Giulia Guerra, ideata e promossa da La Corte Ospitale a Rubiera (RE), inserita all’interno del programma L’Emilia e una notte 2022 e realizzata con il contributo della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura. Sabato 9 e domenica 10 luglio avrà luogo alla Corte Ospitale l’attesa rassegna che sostiene le compagnie teatrali italiane Under 35 e il ricambio generazionale. “Forever Young” porta a compimento quell’unione fra le due anime, residenziale e produttiva, che da sempre contraddistinguono la missione culturale della Corte Ospitale: le 5 compagnie finaliste hanno infatti avuto diritto a un periodo di residenza artistica presso i suoi spazi ed è qui che presenteranno al pubblico i loro spettacoli in forma di studio della durata di 30 minuti. In concorso Maragoni/Fettarappa/Vila, Putéca Celidònia, Corps Citoyen, Drogheria Rebelot, Compagnia Fiore/Rossi. Si parte sabato 9 luglio alle 17.00 in Sala Sassi con “GLI ALTRI #2_ SERBIA-UE 2098” secondo episodio della trilogia GLI ALTRI di Corps Citoyen, collettivo pluridisciplinare basato tra Tunisi e Milano. A partire dalla domanda «quali documenti permetterebbero ad Anja Dimitrijevic, artista interdisciplinare nata a Belgrado e residente a Venezia dal 2012, di rimanere più a lungo in uno stato dell’UE?», Bruna Bonanno, Anna Serlenga, Manuel D’Onofrio, Vittoria Lombardi, insieme all’artista, tentano di individuare i paradossi della burocrazia, le sviste e le storture che consentono di prolungare il soggiorno in Italia e rimanere attivi nel campo dell’arte, per stimolare una riflessione collettiva sull’identità del cittadino europeo. Si prosegue alle 19.00 in Sala Teatrale con “Felicissima jurnata” della Compagnia Putéca Celidònia napoletana, che cerca di cogliere l’essenza o, forse, l’”assenza” di vita reale che unisce sul filo della solitudine il basso napoletano e Giorni felici di Samuel Beckett: le interviste agli abitanti dei tipici appartamenti ultrapopolari napoletani sono il punto di partenza del progetto che pone l’accento sulla paralisi emotiva e fisica che le persone si impongono per mancanza di mezzi. In Sala Sassi alle 21.00 è la volta della Compagnia Maragoni/Fettarappa/Vila. “Solo quando lavoro sono felice” di e con Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa, autori e registi con due percorsi indipendenti incontratisi alla scuola di drammaturgia Scritture condotta da Lucia Calamaro, e in collaborazione con Teresa Vila, esperta di drammaturgia contemporanea, ruota attorno allo spazio che il lavoro occupa nelle nostre vite indagando quanto influisca sulla nostra identità anche al di fuori di esso. Fuori concorso, alle 22.00 in Sala Bachi, “LETTRE À UNE DEUXIÈME MÈRE – Soliloque épistolaire”, lo spettacolo vincitore del progetto Premisses, rete franco-belga di sostegno e accompagnamento a giovani professionisti dello spettacolo dal vivo grazie al quale lo spettacolo che vincerà Forever Young volerà in Francia nella seconda metà di settembre; di Constance de Saint Remy e con Camille de Sablet, “LETTRE À UNE DEUXIÈME MÈRE” esplora l’eredità di Simone de Beauvoir per capire come il suo pensiero, così all’avanguardia ai suoi tempi, risuoni ancora oggi. Ci sono anche le sue lettere, quelle indirizzate a Sartre, a Nelson Algren, ma anche a tutte quelle donne per le quali era diventata un modello esistenziale e, in alcuni casi, una seconda madre.

Domenica 10 luglio si comincia alle 10.30, in scena in Sala Sassi “CartaSìa” della Compagnia Drogheria Rebelot, che vede Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes e Andrea Rizzo al lavoro su un linguaggio che spazia fra la dimensione corporea e il teatro di figura, per studiare il potenziale di una materia che si anima e si trasforma, la carta: nel suo essere duttile e imprevedibile, diventa simbolo, e stimolo, per parlare della lotta dell’artista nel dare forma all’intuizione creativa. Alle 12.00 in Sala Teatrale, “PERSONNE, chroniques d’une jeunesse” della Compagnia Fiore/Rossi. La drammaturga Livia Rossi e l’attore Ugo Fiore, presente in scena insieme a Federica Furlani che firma il progetto sonoro, trattano il tema della pedofilia facendo assumere a un fatto personale i contorni di una fiaba: il linguaggio simbolico, che vede anche la compresenza di francese e italiano, le due lingue di Ugo Fiore nato e cresciuto in Francia, aiuta a interrogarsi sulla mostruosità e su quanto, irrompendo nel quotidiano, essa contamini la costruzione della nostra identità.

Alle 14.30 in Sala Sassi la commissione composta da Giulia Guerra (La Corte Ospitale), Claudia Cannella (Hystrio), Carlo Mangolini (Teatro Stabile del Veneto), Fabio Masi (Armunia), Gilberto Santini (AMAT), Fabio Biondi (L’Arboreto-Teatro Dimora) e Maura Teofili (Carrozzerie | n.o.t e Anni Luce – Romaeuropa Festival) proclamerà il progetto vincitore, al quale verrà riconosciuto un premio di produzione pari a € 8.000, e la presa in carico da parte della Corte Ospitale della distribuzione dello spettacolo per le stagioni 2022-2023 / 2023-2024 come produzione del centro. A seguito di un accordo stretto con Associazione Hystrio, lo spettacolo vincitore sarà ospitato a Milano all’interno delle giornate dedicate ai Premi Hystrio nel 2023 (in alternanza con il Premio Scenario, anch’esso a cadenza biennale), e ospitato in Francia nell’ambito del progetto Premisses a settembre 2022.

Per L’Emilia e una notte 2022, alla Corte Ospitale si avrà l’occasione di partecipare nel Chiostro della Corte Ospitale sabato 9 (tra le 17.30 e le 19.00; tra le 20.00 e le 21.00; e a oltranza dalle 21.30) e domenica 10 luglio (tra le 9.00 e le 10.30 e tra le 11.00 e le 12.00) alla performance per un solo spettatore alla volta “Chiamami”, da “La voce umana” di Jean Cocteau, di e con Annamaria Troisi, con la poesia di Marta Bardazzi, produzione La Corte Ospitale, A.M.A Factory.

A “Forever Young” si terrà anche un laboratorio di visione e giornalismo teatrale condotto da Andrea Pocosgnich di TeatroeCritica: una giovane redazione giornalistica rifletterà sugli spettacoli in via di creazione per raccontarli su www.teatroecriticalab.wordpress.com. E ancora, “S-Corte Teen”, un progetto nuovo che si rivolge a dieci ragazze e ragazzi tra i 14 e i 18 anni che vogliono sperimentare personali forme di relazione con il teatro partecipando dall’8 al 10 luglio agli spettacoli, incontri e confronti con gli artisti di Forever Young. www.corteospitale.org

 

La Corte Ospitale

presenta

FOREVER YOUNG

quarta edizione

9 e 10 luglio 2022

Programma

9 LUGLIO

17.00, Sala Sassi

Corps Citoyen

GLI ALTRI #2_ SERBIA-UE 2098

di e con: Anja Dimitrijevic dramaturgia: Bruna Bonanno direzione tecnica, spazio scenico e video: Manuel D’Onofrio regia: Anna Serlenga organizzazione: Vittoria Lombardi / cultureandprojects con il sostegno di BASE Milano e Corte Ospitale – selezione Forever Young 2022

GLI ALTRI #2_ SERBIA-UE 2098 è il secondo episodio della trilogia GLI ALTRI, dedicato ad Anja Dimitrijevic, artista interdisciplinare nata a Belgrado e residente a Venezia dal 2012. L’utilizzo del documento, come forma principale del progetto, è individuato come pretesto narrativo per ragionare intorno alle molteplici contraddizioni insite nel concetto di identità, personale e pubblica. La drammaturgia sorge a partire dalla domanda, continuamente rielaborata e riproposta lungo l’intera performance: quali documenti permetterebbero ad Anja di rimanere più a lungo in uno stato dell’UE? Nel tentativo di individuare i paradossi della burocrazia, le sviste e le storture che consentono di prolungare il soggiorno in Italia e rimanere attivi nel campo dell’arte, la struttura drammaturgica si costruisce intorno all’archivio e alla sua continua moltiplicazione. Attraverso un’ironica e irriverente lecture-performance intramezzata da una dimensione coreografica, si costruisce una danza dei documenti dove l’archivio stesso diviene strumento e stimolo per una riflessione collettiva intorno all’identità del cittadino europeo, ai suoi limiti e modalità di definizione. Grazie a un dispositivo che mescola finzione e realtà, autobiografia e bio-fiction, testimonianza e invenzione, GLI ALTRI #2_ SERBIA-EU 2098 intende rivelare lo sguardo dello spettatore e le sue aspettative, rivendicando un “diritto all’opacità” che si fa moltiplicazione delle identità possibili.

Compagnia Corps Citoyen è un collettivo artistico pluridisciplinare basato tra Tunisi e Milano. La pratica del collettivo si compone di diversi strumenti disciplinari (danza, teatro, poesia, video, animazione, scrittura e ricerca) per creare nuove narrazioni contemporanee. L’obiettivo del gruppo è quello di rafforzare i valori della cittadinanza attraverso la pratica artistica, la formazione, la ricerca e la partecipazione attiva della società civile al fine di promuovere un cambiamento politico e sociale. Corps Citoyen perché l’obiettivo principale del gruppo è quello di attivare la riflessione sociale attraverso le potenzialità espressive dell’arte e del corpo in particolare, territorio di una battaglia biopolitica e spazio di resistenza creativa. Corps Citoyen è una piattaforma collettiva, dove trovano casa progetti condivisi e multidisciplinari, ma anche lavori individuali degli artisti del gruppo in collaborazione con altr3 artist3 e professionist3. Per Gli Altri #2 SERBIA-UE 2098 siamo: Anja Dimitrijevic, artista interdisciplinare e performer; Bruna Bonanno, drammaturga; Anna Serlenga, regista e ricercatrice; Manuel D’Onofrio, direttore tecnico e visual artist; Vittoria Lombardi, organizzatrice e curatrice. Dal 2020, il collettivo è anche fondatore del progetto curatoriale Milano Mediterranea, un centro d’arte partecipata diffuso e decoloniale che parla le lingue del Mediterraneo.

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19.00, Sala Teatrale

Compagnia Putéca Celidònia

FELICISSIMA JURNATA

uno spettacolo di Putéca Celidònia drammaturgia e regia Emanuele D’Errico con Antonella Morea e Dario Rea e con le voci delle donne e degli uomini del Rione Sanità aiuto regia Clara Bocchino scenografia Rosita Vallefuoco costumi Giuseppe Avallone progetto sonoro e musiche Tommy Grieco assistenza e cura Anna Ida Cortese comunicazione Umberto Salvato

Un realismo surreale e il Rione Sanità | Un’atipica coppia napoletana vive in un basso. Ogni giorno il risveglio è sempre uguale, quasi non si distingue un giorno dall’altro. Lei è Lina. Lui è Lello. Lei, è clinicamente sana ma paralizzata su di una sedia, impossibilitata al movimento. Lui, visibilmente malato, può ancora muoversi e si occupa delle faccende di casa. Lei sta tessendo un vestito, lui ne tira le fila. I fili di questo vestito si ingarbugliano in una matassa che tiene lei imprigionata su di una sedia mentre lui ne compone una ragnatela legando questi fili alle estremità della casa. Il ricordo e la memoria sono gli unici motori che spingono il tempo a passare. Lei però è paradossalmente piena di vita. Riempie ogni vuoto con parole, parole e parole. Lui, al contrario, è assente, vuoto. Il tempo, faticosamente, passa. E

un’altra felicissima giornata comincia. Felicissima jurnata cerca di cogliere l’essenza o, forse, l’assenza di vita reale che unisce sul filo della solitudine il basso napoletano e quel che ne resta di Giorni Felici di Beckett. Sono tre anni ormai che come Putéca Celidònia viviamo attivamente il Rione Sanità di Napoli portando il teatro in mezzo ai vicoli bui ed abbandonati. Ci è successo, dopo aver gradualmente preso confidenza, di entrare in alcuni bassi (la tipica abitazione al piano terra con ingresso su strada) e di trovare una situazione surreale. Così abbiamo deciso di iniziare un viaggio! Nello zaino abbiamo messo la macchina da presa, il quaderno degli appunti e le domande che il testo di Giorni Felici ci ha mosso, immergendoci nelle storie di alcune donne e di un uomo che ci hanno sorpreso, rapito e portato su di una strada imprevista. E tra un’intervista e l’altra abbiamo domandato loro chi fosse Beckett e nessuno lo aveva mai sentito nominare. Eppure ci sembravano così vicini, così familiari… Il testo è venuto da sé, lo hanno scritto loro: le storie di Assunta, Pasqualotto, Angela e di tutti gli altri sono così pregne da poterci scrivere romanzi per ognuno di loro. Questo testo è anche la storia di una donna di centonove anni. C-E-N-T-O-N-O-V-E ANNI che ancora si trucca, che mette lo smalto e “sente” la gente intorno che suona e che canta. Di queste storie si compone Felicissima jurnata, che pone l’accento sulla paralisi emotiva e fisica che queste persone si impongono per mancanza di mezzi. Molti di loro non sono mai usciti dalla loro città – nel migliore dei casi – e nel peggiore non sono mai usciti dal proprio quartiere e chissà da quanto tempo dalla propria casa. Non è prigionia questa? È una prigionia consapevole o inconsapevole? Una performance immaginiamo in cui l’azione concreta e reale si confronta con le parole, il fiume di parole, a volte vuote, di questa donna a cui non resta nient’altro che parole.Felicissima jurnata è il tentativo di far dialogare linguaggi all’apparenza molto distanti: il mondo assurdo di Beckett con quello realistico del Rione Sanità di Napoli, attraverso le voci delle interviste, l’essenza della musica antica popolare rivisitata e un’estetica surreale che guarda all’arte contemporanea. L’operazione cerca di coniugare il mondo della performance con quello della prosa, il teatro dell’immagine con quello documentaristico, toccando temi esistenziali e chiedendo in prestito le storie delle persone, a cominciare da quelle più fragili, cercando di lasciare gli spettatori con le stesse semplici ma fondamentali domande che sono state fatte nelle interviste preliminari.

La compagnia Putéca Celidònia nasce nel settembre 2018 e prende in gestione due beni confiscati alla camorra nel Rione Sanità a Napoli, nel Vicolo della Cultura. Due tipici bassi napoletani che diventano luogo di accoglienza e di restituzione ai cittadini attraverso servizi socio-culturali, tra cui i corsi di teatro, di scenografia e di realizzazione del costume gratuiti. Putéca attraversa tre percorsi di lavoro intrecciati: TERRITORIO, FORMAZIONE E PRODUZIONE. TERRITORIO nel Rione Sanità dove si svolgono le attività e dove nascono i progetti ’A voce d’’o vico (la voce del vicolo), D.A.D. – Dimenticati A Distanza e Segui la voce. FORMAZIONE pone le basi nel Rione Sanità per arrivare poi nell’Istituto penale minorile di Nisida e in numerosi laboratori sul territorio campano dedicati prevalentemente alle minoranze. PRODUZIONE è la sintesi dei primi due percorsi e porta avanti Dall’altra parte | 2+2=?, alla festa di ROMEO E GIULIETTA e da più di un anno lavora a Felicissima jurnata. Tra le collaborazioni: Fondazione Campania dei Festival, Teatro di Napoli, Outis, Vesuvioteatro.org, Compagnia della Fortezza, Teatro Civico 14, Casa del Contemporaneo, Tradizione e Turismo/Teatro Sannazaro. Putéca è promotrice C.Re.S.Co.

Riconoscimenti | Premio Giuria Popolare – Dante Cappelletti 2021 con Felicissima jurnata Premio ANCT – Associazione Nazionale Critici di Teatro 2020 e PremioNeiwiller di ARTEC Campania 2020. Premio Giovani Realtà del Teatro 2019 con Dall’altra parte | 2+2=? Menzione speciale per la regia con Selene per il Bando Nuove Sensibilità 2.0-TPC 2019.

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21.00, Sala Sassi

Compagnia Maragoni/Fettarappa/Vila

SOLO QUANDO LAVORO SONO FELICE

di e con Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa in collaborazione con Teresa Vila Spettacolo finalista Forever Young 2022 – La Corte Ospitale Realizzato con il sostegno di Ferrara Off APS Residenza Produttiva Carrozzerie | n.o.t

Che ruolo ha il lavoro nelle nostre vite? È una parte della vita? O è la nostra vita stessa? Quanto ci definisce il lavoro? Chi siamo fuori dal lavoro? Quanto riesci a resistere in una conversazione prima di chiedere all’altra persona “E tu nella vita che fai?” Per la nostra generazione, i confini tra lavoro e vita sono sfumati: il nostro self è definito in buona parte dal lavoro che facciamo. E quello che facciamo, lo facciamo sempre, siamo operativi tutto il giorno, tutti i giorni. Dopo il precariato, la nuova frontiera tossica del lavoro corrisponde a uno stato continuo di autosfruttamento, difficile da riconoscere e da interrompere. Il capo di Lorenzo Maragoni si chiama Lorenzo Maragoni. Lorenzo Maragoni pretende da Lorenzo Maragoni reperibilità assoluta: deve rispondere alle mail di lavoro anche di venerdì sera, nel mezzo di una conversazione avvenuta per caso in un bar. Lorenzo ama se stesso, ma solo come collega. Si frequenta durante il lavoro, durante pranzi o pause di lavoro, durante aperitivi di lavoro. A volte si sta simpatico, a volte meno, proprio come un collega. Il capo di Niccolò Fettarappa si chiama Niccolò Fettarappa. Niccolò Fettarappa lascia che Niccolò Fettarappa si svegli alle undici e mezza, ma poi lo rimprovera perché lo ha lasciato dormire fino alle undici e mezza. Niccolò Fettarappa, il capo di Niccolò Fettarappa, sogna il successo, riconoscimenti e alte quotazioni in borsa. Niccolò Fettarappa, invece, rinuncerebbe volentieri a qualsiasi cosa, pur di poter continuare a dormire. Questi contrasti interni, fanno sì che l’azienda Fettarappa viva in uno stato di confusione cronica, in bilico tra febbrile ambizione e indolenza. In scena, Niccolò e Lorenzo parlano dei loro rispettivi capi: Niccolò e Lorenzo. Ma in scena ci sono anche i rispettivi capi di Niccolò e Lorenzo: Niccolò e Lorenzo, che parlano di Niccolò e Lorenzo. Il tutto sotto la supervisione di Teresa Vila e della sua capa Teresa Vila, che pensano di essere le uniche, qui, a lavorare sul serio, e, di quello che Niccolò e Lorenzo dicono, non credono a una parola. Una conversazione sul lavoro, sulla vocazione, sui soldi, sul capitalismo, sul tempo di vita e il tempo di lavoro, sui pranzi con se stessi, sulla disperazione.

MARAGONI/FETTARAPPA/VILA | La compagnia nasce nel 2021 dall’incontro tra Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa alla scuola di drammaturgia Scritture, condotta da Lucia Calamaro. Un incontro tra due autori e performer interessati all’indagine della propria generazione, ai codici della performance contemporanea, a mescolare il dramma e l’ironia. Si unisce al gruppo Teresa Vila, traduttrice diplomata al Corso di Perfezionamento: Dramaturg Internazionale di ERT nel 2019, ed esperta di drammaturgia contemporanea, in particolare sudamericana.

Lorenzo Maragoni è autore, regista, performer e poeta performativo. Dal 2010 è regista della compagnia Amor Vacui, con la quale ha ricevuto una menzione speciale al premio Scenario per Intimità (2017). Collabora con il Teatro Stabile del Veneto, con il centro di produzione teatrale La Piccionaia, con la compagnia TrentoSpettacoli e, dal 2021, con lo spazio indipendente carrozzerie n.o.t di Roma. Nel 2021 è campione nazionale italiano di poetry slam, e debutta il suo primo monologo poetico Stand up poetry, che riceve una menzione speciale della critica al NoLo Fringe Festival.

Niccolò Fettarappa Sandri studia losoa. E’ autore e regista dello spettacolo Apocalisse Tascabile (2020), con il quale vince il premio In-Box 2021, il premio Direction Under 30/2020, il premio della critica al Nolo Fringe Festival e Italia Dei Visionari/Polis Teatro Festival 2021. Nel 2020, dalla collaborazione con Carrozzerie N.o.t a Roma, nasce Martirii Metropolitani, quattro documentari brevi sulla vita e gli incubi del pedone. Nel 2021 viene selezionato da Lucia Calamaro per partecipare alla scuola di drammaturgia Scritture.

Teresa Vila lavora come traduttrice e interprete per il teatro. Si occupa di drammaturgia latinoamericana, collaborando alle produzioni di Gabriel Calderón, Lola Arias, Lisandro Rodríguez, Anabela Brogioli per ERT Fondazione (2019-2021), e di Sergio Blanco per il Piccolo Teatro (febbraio 2022). Scrive delle drammaturgie originali che vengono messe in scena da Roberto Latini, al Kilowatt Festival in forma di lettura (2020) e al Teatro Metastasio come produzione, in collaborazione con il GLA (2021).

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(fuori concorso)

Spettacolo vincitore del progetto “PREMISSES”

22.00, Sala Bachi

LETTRE À UNE DEUXIÈME MÈRE – Soliloque épistolaire

dai testi e dalle lettere di Simone de Beauvoir

di Constance de Saint Remy

con Camille de Sablet

Il teatro è un luogo dove possiamo far parlare i morti, dove possiamo riportare in vita, momentaneamente, coloro che sopravvivono attraverso i loro testi, le loro opere, i loro pensieri. Attraverso “LETTRE À UNE DEUXIÈME MÈRE – Soliloque épistolaire” la giovane autrice Constance de Saint Remy esplora l’eredità di Simone de Beauvoir. Condivide e interroga le sue parola per capire come

il suo pensiero, così all’avanguardia ai suoi tempi, risuoni ancora oggi. Parallelamente alla riscoperta dell’opera letteraria e della filosofia di Simone de Beauvoir, al centro di questo progetto ci sono anche le sue lettere, quelle indirizzate a Sartre, a Nelson Algren e a tutte quelle donne per le quali era diventata un modello esistenziale e, in alcuni casi, una seconda madre. LETTRE À UNE DEUXIÈME MÈRE è un tentativo di ridare vita e organicità al pensiero di Simone de Beauvoir, per immaginare un dialogo con lei, per far vibrare oggi ciò che sembra scritto nel marmo dei testi.

«Sia nella loro vita professionale che in quella personale, le donne di oggi continuano a vivere in una sorta di compromesso permanente tra le loro istanze femministe e la loro vita reale, tra ciò che vorrebbero rivendicare e ciò che sperimentano concretamente. È questo sentimento estremo, questo disagio, questa tensione intima che vorrei esplorare attraverso la mia opera teatrale, attraverso la lettera che manderei a Simone de Beauvoir se fosse ancora viva. Simone de Beauvoir è una delle madri del femminismo, anche se ai suoi tempi la parola “femminismo” esisteva appena. Oggi, la parola è ovunque, in tutti i media, in tutte le bocche e persino sulle magliette di alta moda. Nonostante alcune sentinelle conservatrici, la parola è diventata di moda. Ma nonostante le apparenze, non si può dire che la battaglia sia davvero vinta. Ci si potrebbe anche chiedere se lo sarà mai, o se il femminismo non sia invece una forma di “lotta senza fine”, per usare il titolo del libro di Angela Davis sull’attivismo nero americano. In un momento in cui il femminismo viene talvolta ripreso, dirottato e utilizzato in un approccio di “pinkwashing”, è importante per me che non perdiamo di vista il fatto che il femminismo è una forma di “lotta senza riposo”. La Beauvoir ha ancora qualcosa da dirci sulla condizione delle donne. Mi sembra che sia essenziale rileggere e riascoltare proprio oggi le sue parole». -Constance de Saint Remy-

BIO | Constance de Saint-Remy, autrice e regista. Dopo aver ottenuto il suo diploma di maturità nel 2012, ha continuato i suoi studi all’Università di Parigi III Sorbonne-Nouvelle, all’Ecole normale supérieure di Parigi e al Conservatoire à Rayonnement Régional de Boulogne- Billancourt. I suoi testi sono stati pubblicati e presentati in lettura al Théâtre du Nord. Attualmente sta lavorando con Nicolas Girard-Michelotti, con Timothée Lerolle e con Guillaume Vincent.

Camille de Sablet si è formata all’Ecole du Studio Théâtre d’Asnières e poi al Conservatorio Nazionale Superiore d’Arte Drammatica di Parigi. Formatasi come artista circense (acrobata), ha studiato a lungo anche la clownerie. Le è stato assegnato il primo premio Silvia Monfort per la tragedia con Médée e Marion Delorme nel 2008.

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(fuori concorso)

17.30-19.00; 20.00-21.00; a oltranza dalle 21.30, Chiostro della Corte Ospitale

CHIAMAMI

Telefonata per singolo spettatore performance di e con Annamaria Troisi tratto da “La voce umana” di Jean Cocteau

poesia di Marta Bardazzi scena Lucio Diana produzione La Corte Ospitale, A.M.A Factory

Spettacolo nell’ambito di L’Emilia e una notte 2022

Testo recitato: LA VOCE UMANA di Cocteau e poesia di Marta Bardazzi con possibilità di improvvisare interagendo con lo spettatore.

Performance in cui l’attrice, all’interno di una struttura di vetro, attende la chiamata dell’dell’amat* sotto lo sguardo attento e curioso dei presenti che dall’esterno, se non le telefonano, possono solo vedere e spiare cosa sta accadendo.

Il pubblico partecipa attivamente in un gioco a due dove ci si sente coinvolti in prima persona, dove lo scambio di battute, respiri e sguardi è fondamentale e inevitabile e dove lo spettatore si sente libero di partecipare come meglio crede.

Il testo de “La voce umana” risale al 1930 ma è immediato e profondamente moderno, gli spettatori si riconoscono e immedesimano in quelle parole che raccontano con spiazzante semplicità e sincerità la storia di un amore finito.

“C’è chi ha chiesto di essere guardato per tutta la durata della performance, chi ha preferito al contrario non farsi vedere, chi cercava di consolare, chi ha pianto e riso con insieme a me, chi ha posto domande ma anche chi è rimasto solo per guardare cosa accadesse tra una telefonata e l’altra pur non essendo coinvolto in prima persona, perché in questa performance ogni telefonata è unica e irripetibile” – Annamaria Troisi –

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10 LUGLIO

10.30, Sala Sassi

Compagnia Drogheria Rebelot

CARTASÌA

di e con Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes e Andrea Rizzo movimenti scenici Andrea Rizzo tutor Matteo Moglianesi costume e maschera Ilaria Ariemme voce radio Massimo Somaglino linguaggi teatrali utilizzati teatro fisico, teatro di figura (teatro su nero) produzione Drogheria Rebelot / BIBOteatro in collaborazione con Laboratori Permanenti – Residenza Artistica Sansepolcro con il sostegno di Periferie Artistiche – centro di residenza multidisciplinare della regione

Lazio, MIBACT Direzione Generale dello Spettacolo – Regione Lazio Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili Si ringraziano Francesca Rossi e Virginia Cimmino

Progetto vincitore del bando “Portraits on Stage” 2021 Progetto finalista del Premio N Uovo Teatro 2021

Bruno, artista geniale, è in crisi. Solo e senza nessun contatto con l’esterno, all’indomani di una mostra d’arte che potrebbe renderlo famoso, non è ancora riuscito a creare la sua opera. A trarlo d’impaccio dal blocco creativo sarà la materia stessa, la Carta, grezza prima e raffinata poi che, nonostante i desideri e la volontà di Bruno, diventerà sempre più indipendente, fino a fargli scoprire che il modo migliore per stare al mondo è aprire la porta e lasciare che ognuno, compresi noi stessi, vada con le proprie gambe per la strada che desidera.

I linguaggi | Nel pensare questo lavoro ci siamo detti: perché non creare uno spettacolo che parli senza aver bisogno di parole? L’attenzione si è naturalmente posta sulla danza e sulle competenze che essa possiede sul corpo narrante. Se togliessimo ogni stratificazione sociale, politica, religiosa, culturale e linguistica di cui ognuno di noi si compone ci renderemmo conto che l’unica cosa che ci accomuna è il corpo che siamo. Tutto nasce e muore sul e nel corpo e il teatro è il luogo privilegiato in cui indagare questa condizione universale. La ricerca di una comunicazione fra la dimensione corporea e il teatro di figura, in particolare il teatro su nero, attraverso la presenza costante di una materia che si anima e si trasforma, ci dà la possibilità di passare da corpo reale a corpo immaginifico e viceversa, svelando soglie in cui l’incontro è possibile.

I temi | La carta, nel suo essere duttile e imprevedibile, si è presentata a noi come possibile simbolo per parlare della lotta dell’artista nel dare forma all’intuizione creativa. Facendoci permeare dalla sua natura multiforme, essa ha condotto anche noi, come Bruno, verso direzioni inaspettate. Se all’inizio del lavoro le domande che ci siamo posti riguardavano l’origine delle intuizioni artistiche e il loro conflittuale stato di appartenenza alla persona che per prima le ha sapute cogliere, è stata poi la creatura di carta che, rivelatasi nella sua forma visibile, ci ha indicato il tema sotteso alla storia che si dipanava davanti a noi. CartaSìa è un invito ad aprire i nostri cassetti interiori, a fare aria e lasciare andare tutto ciò che ci tiene incatenati a noi stessi e ciò che vorremmo legare a noi per sempre. Perché a volte, lasciare andare e dare spazio a chi o ciò per cui abbiamo investito il nostro tempo – un’opera d’arte, un figlio, un amore, un progetto – vuol dire compiere un semplice e puro atto d’amore.

Compagnia | Drogheria Rebelot nasce dall’incontro tra Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes e Andrea Rizzo avvenuto all’interno dell’Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine. Dopo essersi diplomati nel 2015 ognuno ha portato avanti una ricerca in ambiti diversi, per Miriam e Andrea Lopez in quello del teatro ragazzi e del teatro di figura e per Andrea Rizzo in quello della danza contemporanea. Quando nel 2019 frequentano “Animateria”, corso di formazione per operatore esperto in tecniche e

linguaggi del teatro di figura, Miriam e Andrea L. decidono di creare una propria compagnia con la quale sperimentare quanto appreso, con un’attenzione particolare al teatro d’ombra e alla commistione di linguaggi, coinvolgendo quindi Andrea R. Tornare a lavorare insieme è un’occasione preziosa per mettere in condivisione quanto appreso separatamente ed esaltare così le capacità dei singoli in un progetto comune. Oltre alla ricerca teatrale conducono una sperimentazione di Video di Figura in cui creano una commistione tra il linguaggio del teatro di figura e il linguaggio cinematografico, tra digitale e analogico, cercando di far esaltare le reciproche potenzialità.

Il loro primo spettacolo, “Caro Lupo” con la regia di Nadia Milani (selezionato per Progetto Cantiere promosso dal Festival Incanti di Torino) unisce il teatro su nero e il teatro d’ombre. “CartaSìa” (vincitore del bando “Portraits on Stage” 2021 e finalista del Premio N Uovo Teatro 2021) è il loro secondo spettacolo.

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12.00, Sala Teatrale

Compagnia Fiore/Rossi

PERSONNE, chroniques d’une jeunesse

drammaturgia Livia Rossi con Ugo Fiore e Federica Furlani progetto sonoro Federica Furlani video Ugo Fiore consulenza alle scene Paolo Di Benedetto scene realizzate da Laboratorio di Scenografia “Bruno Colombo e Leonardo Ricchelli” del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa si ringrazia La Proxima Res

“Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te.” Al di là del bene e del male, Friedrich Nietzsche

Tutto parte dal racconto di una casa. In scena Ugo ricorda i luoghi della sua infanzia. Ricorda il giardino, i pomeriggi passati a giocare con il fratello e il cugino, la fessura dentro il muro, la sabbiera. Ma poiché la memoria è una macchina che genera conflitti, dove realtà e finzione si scontrano alla ricerca di una verità, i ricordi di Ugo assumono i contorni di una fiaba. E proprio come in una fiaba, una volta aperta la porta di casa, Ugo ripiomba nei suoi undici anni; quel giorno in cui ha incontrato Xavier. Si sono conosciuti su una chat. E si sono incontrati nei bagni pubblici di un parco, una sola volta. Xavier ha trent’anni in più di Ugo. Il pedofilo è come Crono che divora i figli, il suo è un tempo bloccato, ciclico. Vive in un presente

che sopprimendo la possibilità di futuro, annienta anche il passato. È il tempo della dimenticanza, che esclude ogni forma di racconto. Ma il teatro, che vive solo del tempo presente, apre la possibilità ad un’alternativa. Come trattare un tema che ha per molti versi a che fare con l’osceno, con ciò che è irrappresentabile? Lavorare sull’immaginario delle fiabe ci ha permesso di liberarci dalla cruda cronaca di un fatto personale, di rompere i confini del racconto. Abbiamo scoperto nelle possibilità allusive del suo linguaggio simbolico, nei suoi cortocircuiti di senso – creati anche dalla compresenza di francese e italiano sulla scena, le due lingue di Ugo –, una chiave d’accesso. Abbiamo quindi cercato di cogliere ciò che le diverse rappresentazioni del mostruoso avevano in comune. In fondo, è ciò di cui parla lo spettacolo, l’incontro con il Mostro. Il lavoro si conclude proprio con un’ultima, ipotetica scena tra Ugo e Xavier. Ugo è vicino all’età che aveva Xavier quando si sono conosciuti. Xavier invece avrebbe più di sessant’anni, un’età in cui, come da bambini, ci si scopre vulnerabile di fronte all’altro. Immaginare quest’incontro è un modo per interrogarci realmente sulla mostruosità, su quanto contamini la costruzione della nostra identità, e irrompe nel quotidiano.

Compagnia Ugo Fiore | Nasce a Parigi nel 1991. In Francia studia con Jean-Louis Jacopin et Jean-Pierre Garnier. Trasferitosi a Milano nel 2014, si diploma nel 2017 presso la Scuola del Piccolo Teatro di Milano dove ha la fortuna d’incontrare Luca Ronconi. Come attore lavora con Andrea Chiodi, Carmelo Rifici, Nathalie Béasse, Mohamed El Kathib, Gabriel Calderón, Sergio Blanco. Parallelamente alla sua attività di attore, comincia un percorso di assistente alla regia affiancando Carmelo Rifici in diverse produzioni.

Federica Furlani | Diplomata in viola e in musica elettronica presso il Conservatorio G. Verdi di Milano, dal 2014 lavora come sound designer, compositrice e musicista di scena con Antonio Latella, Carmelo Rifici e altri registi e coreografi con spettacoli andati in scena al Piccolo Teatro di Milano, al Teatro Stabile di Torino, all’Arena del Sole di Bologna, e alla Biennale Teatro di Venezia. Ha affiancato come assistente Franco Visioli, leone d’oro alla carriera, per i workshop di sound design della Biennale di Venezia.

Livia Rossi | Nasce a Milano nel 1993. Si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 2017. Lo stesso anno debutta al Piccolo Teatro con lo spettacolo Uomini e noper la regia di Carmelo Rifici, con cui torna a lavorare nel 2022 in Le relazioni pericolose, in qualità di attrice e coautrice. Al cinema è diretta da Gianni Amelio ne L’intrepido (2013) e in Hammamet (2020) e da Wilma Labate in La ragazza ha volato (2021).

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(fuori concorso)

9.00-10.30; 11.00-12.00, Chiostro della Corte Ospitale

CHIAMAMI

Telefonata per singolo spettatore performance di e con Annamaria Troisi tratto da “La voce umana” di Jean Cocteau

poesia di Marta Bardazzi scena Lucio Diana produzione La Corte Ospitale, A.M.A Factory

Spettacolo nell’ambito di L’Emilia e una notte 2022

Testo recitato: LA VOCE UMANA di Cocteau e poesia di Marta Bardazzi con possibilità di improvvisare interagendo con lo spettatore.

Performance in cui l’attrice, all’interno di una struttura di vetro, attende la chiamata dell’dell’amat* sotto lo sguardo attento e curioso dei presenti che dall’esterno, se non le telefonano, possono solo vedere e spiare cosa sta accadendo.

Il pubblico partecipa attivamente in un gioco a due dove ci si sente coinvolti in prima persona, dove lo scambio di battute, respiri e sguardi è fondamentale e inevitabile e dove lo spettatore si sente libero di partecipare come meglio crede.

Il testo de “La voce umana” risale al 1930 ma è immediato e profondamente moderno, gli spettatori si riconoscono e immedesimano in quelle parole che raccontano con spiazzante semplicità e sincerità la storia di un amore finito.

“C’è chi ha chiesto di essere guardato per tutta la durata della performance, chi ha preferito al contrario non farsi vedere, chi cercava di consolare, chi ha pianto e riso con insieme a me, chi ha posto domande ma anche chi è rimasto solo per guardare cosa accadesse tra una telefonata e l’altra pur non essendo coinvolto in prima persona, perché in questa performance ogni telefonata è unica e irripetibile” – Annamaria Troisi –

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14.30, Sala Sassi

Proclamazione progetto vincitore “Forever Young 2022”

www.corteospitale.org

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