Leggere gli occhi

1OTTOB eloq 

“Eloquence of the Eyes”, progetto fotografico di Igor Martins, si colloca sulla stessa linea dell’omonimo, e più celebre, lavoro di Steve McCurry, dove le fotografie sono introdotte da una eloquente massima di Charlotte Bronte: “l’occhio è un interprete, spesso inconsapevole ma fedele, dell’anima”. La sostanza di fondo è praticamente la stessa.

Anche il fotografo emergente Igor Martins vuole cogliere a pieno l’essenza del ritratto, un genere che oramai parla sempre meno delle specificità degli individui.

Nella ritrattistica, infatti, ciò che ultimamente predomina è dato dall’insieme delle mode, dei vestiti e degli atteggiamenti delle persone.

Il ritratto è oggi piuttosto espressione di quelle costruzioni di sé, di quei modelli esemplari che ognuno di noi deve conseguire, all’interno della società, per essere accettato.

Una società in cui le apparenze si sovrappongono alla vera personalità degli individui, che rimangono così in ombra, dimenticate.

Con questo progetto finale del Corso professionale di Fotografia dell’IPF di Porto, Igor Martins vuole dare voce unicamente agli occhi, alle individualità che ciascuno porta con sé ed esterna attraverso il semplice atto di guardare, riscattando così la natura intrinseca del ritratto stesso.

La comunicazione non avviene solo con le parole. Esiste un linguaggio più profondo e sottile, spesso più eloquente, immediato ed efficace.Gli sguardi parlano, tanto, e ci raccontano le storie delle persone: l’eloquenza degli occhi menzionata nel titolo del progetto fa quindi riferimento a quel semplice gesto di guardare e di parlare, attraverso gli occhi, e di riflettere un condensato di emozioni molteplici.Angustie, ansie, vittorie e sconfitte, dolore ed allegria: tutto è riflesso ed impresso nell’espressività degli occhi, una delle nostre parti più intime e profonde.Ed ogni sguardo è differente. Ogni sguardo racchiude in sé l’unicità di ogni singolo individuo, quei dettagli che ci differenziano ma che ci fanno anche somiglianti, che rendono la nostra piena natura, che ci mostrano così come siamo, profondamente umani e vulnerabili.Questo progetto vuole infatti anche ottenere diversi ritratti di persone con differenti stili di vita e origini all’interno però della medesima composizione fotografica, dove non vi è contesto, ma unicamente il modello ritratto, fotografato da vicino per creare un momento di pura intimità, per catturare le emozioni e la vulnerabilità che, nella vita di tutti i giorni, vengono nascoste.E per dimostrare che fondamentalmente siamo tutti unici ma anche vicini, uniti nella medesima condizione di esseri umani dotati di sentimenti e, troppo spesso, armati di maschere da indossare quotidianamente per tutelarci, per difenderci.Questi occhi e questi sguardi, invece, sono chiari e veritieri, privi delle difese artificiali che ci costruiamo. Questi occhi e questi sguardi restituiscono al ritratto la vera essenza degli individui, attraverso un linguaggio universale. Queste fotografie parlano e vale la pena ascoltarle.

 

 

 

 

 

Michela Graziosi

 

 

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares