Una mostra su Giovanni Bellini e la scuola di artisti attorno a lui

Sulla scia del cinquecentenario della morte di Giovanni Bellini, celebrato lo scorso anno, l’iconografia belliniana è ancora materia di approfondimento e di esplorazione, grazie alla mostra Bellini e i belliniani, che sarà inaugurata il prossimo 25 febbraio a Palazzo Sarcinelli a Conegliano.

Preziosa eredità dell’arte veneta e della pittura del Rinascimento, la produzione del maestro e dei suoi allievi è documentata attraverso le opere della collezione dell’antica Accademia dei Concordi di Rovigo, presentate in un progetto promosso dal Comune di Conegliano e da Civita Tre Venezie.

A cura di Giandomenico Romanelli, l’esposizione pone al centro l’insieme di stili e linguaggi messi a punto dal Giambellino, accanto al bagaglio di insegnamenti fatti propri e tramandati dai suoi collaboratori. Artisti dediti alla frequentazione, più o meno assidua, della bottega del Bellini maestro, dalla quale ebbe origine l’uso di strumenti e tecniche innovativi, in una serie di attività e creazioni autonome e collettive. I nomi sono quelli di Marco Bello, Andrea Previtali, i Santacroce, Luca Antonio Busati, Pasqualino Veneto, Jacopo da Valenza e di Nicolò Rondinelli: l’elenco di autori comprende assistenti e seguaci di Bellini, talvolta legati al territorio di Conegliano, per i quali i contributi e le novità del tonalismo avviato dal maestro, attento allo studio della luce e del colore, rappresentarono un essenziale bagaglio di sapere artistico e di sperimentazioni di riferimento.

Nel corso della sua carriera cominciata ad inizio Cinquecento, al fianco di Bellini lavorarono come collaboratori per le decorazioni di Palazzo Ducale o all’interno delle sale delle Scuole di San Marco e di San Giovanni Evangelista; eseguirono copie di alcune prestigiose tavole del maestro, destinate alla devozione privata. Alcuni più di altri, inoltre, condussero ricerche artistiche personali, tenendo vivo il richiamo agli stimoli ed alle influenze ricevute nell’ambito dell’esperienza presso il Giambellino.

La mostra presenta l’universo attorno alla centrale figura dell’artista-intellettuale veneziano, ricostruendo i termini principali inerenti al pensiero ed alle tecniche, sin dagli influssi provenienti dal legame famigliare di Bellini con il cognato Andrea Mantegna. Gli stilemi della sua arte, ricondotta in buona parte a magnifiche pale d’altare a soggetto sacro religioso, guardano alla tradizione bizantina ed ai lasciti di pittori come Piero della Francesca e Antonello da Messina. I risultati raggiunti nella resa del paesaggio e dello sfumato e nella ricchezza dei toni evocano le componenti pittoriche proprie dei lavori di Giorgione e Tiziano.

La Madonna col Bambin Gesù ed il Cristo portacroce sono due dei capolavori esposti a Palazzo Sarcinelli, ad apertura del percorso di illustrazione ed indagine che si snoda in confronti,

contaminazioni e suggestioni con opere di autori diversi, quali Palma il Vecchio, Dosso Dossi, Tiziano e Tintoretto, fino a quelle di maestri tedeschi e fiamminghi come Mabuse e Mostaert.

La successione dei temi in analisi, pertanto, si struttura come segue: 1. L’alba del Rinascimento; 2. Madonne con il Bambino; 3. Sacre meditazioni e santi attorno al trono; 4. Cristo Passo e Salvatore; 5.Metamorfosi; 6. Trame di sguardi.

La mostra ricostruisce il quadro di reti e rapporti tra artisti più o meno lontani, nel segno della comunanza e della somiglianza di motivi, forme e linguaggi espressivi. Lo scopo è quello di far emergere alcune preziose opere legate al territorio veneto, grazie alla messa in luce di artisti considerati protagonisti con la propria storia e le proprie creazioni.thumbnail_55325-circoncisione_bello

L’esposizione si svolgerà fino al prossimo 18 giugno 2017. Per tutte le informazioni sull’evento: www.mostrabellini.it.

Clara Agostini

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