Scoperto un monolito nei fondali siciliani. La storia che ci racconta è vecchia di 9.500 anni

Un monolito lungo 12 metri e adagiato a 40 metri di profondità è stato rinvenuto sul fondale marino del canale di Sicilia grazie alle indicazioni dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste. Il blocco di pietra mostra chiari segni di lavorazione umana ed è stato scolpito circa 9.500 anni fa.

Il grande manufatto presenta alcuni fori regolari su uno dei suoi lati e un foro che lo attraversa da parte a parte. Il monolito testimonia la presenza di insediamenti umani di età Mesolitica (da 11.000 a 8.000 anni fa), quando il livello globale del mare era inferiore proprio di 40 metri. La realizzazione del blocco di pietra ha richiesto abilità tecniche di taglio, estrazione e trasporto, che dimostrano la presenza di civiltà già progredite ed evolute quasi 10.000 anni fa, che allontanano l’idea di “primitivismo tecnologico”, spesso conferito alle popolazioni costiere di quel periodo.

Gli studi sono stati condotti dall’Ogs in collaborazione con l’Università di Tel Aviv, l’Arma dei Carabinieri e il gruppo di sub professionisti della Global Underwater Explorers. Nell’area tra le coste della Sicilia e l’Isola di Pantelleria un tempo esisteva un arcipelago, che fu inghiottito in seguito all’innalzamento dei mari, avvenuto durante lo scioglimento dei ghiacci nell’Ultimo massimo glaciale (circa 18.000 anni fa). Si tratta di una pagina di storia rimasta sepolta millenni sotto il mare, oggi rivelata grazie all’analisi dei dati raccolti (campionamenti, batimetria ad alta risoluzione, osservazioni fotografiche e video) e al confronto con l’andamento della variazione del livello del mare.

Il Mar Mediterraneo può insegnarci ancora molto riguardo le civiltà primitive e protostoriche. Gli studi condotti a terra sono innumerevoli, mentre i siti archeologici nascosti sui nostri fondali marini sono potenzialmente molto numerosi. «Una vasta documentazione archeologica dei primi insediamenti umani è ancora sepolta nelle aree di mare basso delle nostre piattaforme continentali, che erano emerse durante l’Ultimo massimo glaciale. Quasi tutto ciò che sappiamo delle culture preistoriche, deriva principalmente dagli studi condotti sugli insediamenti a terra», spiega Emanuele Lodolo, ricercatore dell’Ogs e coordinatore dello studio. L’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs) di Trieste è in prima linea in questo tipo di ricerca avanguardistica. Il fondale del canale di Sicilia potrebbe regalarci nuove sorprese.

Francesco Consiglio

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