“Un recupero straordinario che conferma la forza del sistema italiano nella lotta al traffico illecito delle opere d’arte”.
Così il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini ha festeggiato il recupero dei due dipinti di Van Gogh che erano finiti nelle mani della Camorra. Le importanti opere, valutate 100 milioni di euro, erano conservate in un casolare, in località Castellamare di Stabia (Napoli) di proprietà del boss Raffaele Imperiale, detenuto a Dubai e noto per il vizio del lusso. Il furto era avvenuto nel dicembre del 2002 nel Van Gogh Museum di Amsterdam per mano di due olandesi, il malavitoso li aveva in seguito acquistati sul mercato nero. Le tele di dimensioni ridotte, sono facili da trafugare e nascondere: il recupero non era assolutamente scontato.
Due opere fondamentali per lo studio del primo Van Gogh sono dunque tornate a disposizione della storia dell’arte, grazie all’operazione condotta dai militari del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria, nell’ambito di un’inchiesta sul traffico di droga portata avanti dalla Dda napoletana nei confronti del clan camorristico Amato-Pagano. Ringraziamenti, sono arrivati anche per voce del direttore del museo di Amsterdam Axel Ruger: “Per noi è un sogno che si avvera: abbiamo aspettato questo momento per 14 anni. Per la nostra raccolta il valore storico-artistico dei due dipinti è enorme. Grazie alle forze dell’ordine italiane”.
I due dipinti, seppur non particolarmente celebri nella grande produzione artistica del maestro olandese, ben rappresentano tuttavia l’inizio del suo percorso nel mondo dell’arte. Nato nel 1853, disegnava già da bambino ma decise di diventare pittore solamente da adulto, iscrivendosi all’età di 27 anni all’Accademia di Bruxelles. “La spiaggia di Scheveningen” è infatti del 1882, “La congregazione che lascia la chiesa riformata di Nuenen” è di due anni successiva. La spiaggia si trova nei pressi dell’Aja e il giovane pittore la dipinse con un cavalletto dal vero. Il filo conduttore a caratterizzare le due tele recuperate è il tono tenebroso e scuro, davvero lontano dai suoi capolavori, celebri nel mondo per i colori vivaci e accesi. Due opere inserite nella “top ten art crimes” stilata dall’F.B.I. tornano in mano ai legittimi possessori: ancora una storia a lieto fine nella lotta al mercato nero dell’arte.
Francesco Consiglio