È tutto colore quello che luccica?

PASI colori pantone, i colori fluo, gli accostamenti cromatici dissonanti sono i must have e soprattutto i must wear della primavera/estate 2014. Sia la moda femminile sia quella maschile saranno giocate su tinte sgargianti e policromie insolite. L’archetipo del fashion estivo 2014 è la maschera di Arlecchino. Osare il colore era la regola numero 1 della moda estiva anche dell’anno scorso. Il pantone, vale a dire quelle tinte a blocco che partono dalla classica quadricromia ciano, magenta, giallo e nero fino al lime, al fucsia, allo smeraldo, al turchese e all’arancio, li abbiamo portati con noi in vacanza la scorsa estate, ricordate? Tuttavia, se il riferimento pittorico di allora era Mondrian, quello di quest’anno è invece un richiamo continuo alla Pop Art, ed in particolare a due artisti simbolo come Andy Warhol e Roy Lichtenstein. Perché anche il Kaiser, soprannome non proprio affettuoso di Karl Lagerfeld a capo di Chanel, ha deciso di puntare tutto sulla combinazione urban/street life anni ’80, allestendo un supermercato come scenario dove far sfilare i suoi abiti durante l’ultima Fashion Week parigina? Se guardiamo alla Collezione Cruise di Frida Giannini per Gucci (in foto) è evidente che anche in quel caso si spinge l’acceleratore sul ritorno alle righe e ad accostamenti insoliti non solo tra i colori ma anche tra le fantasie a stampa. Si potrebbe dire che la primavera e l’estate ispirano colori e libertà negli abiti e negli accessori che nel resto dell’anno non possiamo prenderci. È vero, anche se va detto che la bella stagione da sola non basta a spiegare l’esplosione di colore che vediamo (e vedremo) sulle passerelle e sulle riviste di moda. D’altronde non è stato sempre così. Bisogna forse considerare la natura “onirica” della moda, il suo essere un sogno indossato per capire il perché di tanta vivacità in una fase storica così difficile per l’economia e per la società. L’impressione è che si voglia dare sfogo all’allegria per reagire ad una realtà tutt’altro che rosea. Mentre gli istituti di statistica registrano un puntuale crollo dei consumi, l’avvio in Italia di una spirale deflattiva dovuta alla paura di spendere per via di un futuro sempre più incerto, gli stilisti danno voce, corpo, forma e colore per l’appunto al desiderio di star bene. Vogliamo indossare il colore per lasciarci alle spalle il grigiore. Proprio Andy Warhol amava dire che “comprare è molto più americano di pensare e io sono molto americano”. Il padre della Pop Art, celebrato non a caso in mostre di grande successo a Roma e a Napoli, intravedeva la vacuità della sua opera, arrivando a dire: “Alcuni critici hanno detto che sono il Nulla in Persona e questo non ha aiutato per niente il mio senso dell’esistenza. Poi mi sono reso conto che la stessa esistenza non è nulla e mi sono sentito meglio”. In quest’ottica la moda non rappresenta un “distrattore” di massa – accusa rivolta solitamente ai mezzi di comunicazione e alla pubblicità – ma assolve ad una funzione per così dire catartica, esorcizzando la paura grazie ad una sorta di rito collettivo che invoca il tanto sospirato ritorno al benessere.mav

 

Pasquale Musella

 

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