Attorno a tre città – Napoli, Madrid e Città del Messico – è cominciato un affascinante dialogo tra opere di bronzo, conservate e valorizzate dal re Carlo III di Borbone.
Oggetto di interesse e tutela da parte del sovrano di Spagna, nel segno della più ampia passione per l’antichità, e della volontà di elevare l’arte a mezzo di propaganda, dallo scorso 15 dicembre le sue collezioni sono riproposte a Napoli nell’ambito della mostra Carlo di Borbone e la diffusione delle Antichità: Napoli, Madrid, Città del Messico. Il Museo Archeologico del capoluogo campano ospita un evento espositivo in occasione del trecentesimo anniversario della nascita del re di Spagna, in contemporanea con i progetti allestiti nelle altre sedi spagnola e messicana, rispettivamente presso l’Accademia di Belle Arti San Ferdinando e la Facoltà di Arte e design.
Il concetto di tutela di beni artistici e culturali vede in questo “sovrano illuminato” un valido rappresentante. Sul versante italiano, l’intesa tra le tre prestigiose istituzioni culturali si concretizza nel progetto curato da Valeria Sampaolo, dedicato ad alcune scoperte della nascente archeologia da parte di re Carlo III, e trattate nei volumi prodotti dalla Stamperia Reale di propria fondazione, il primo dei quali uscito nel 1757.
Amante dell’arte, al re di Spagna si riconosce un ruolo determinante in tale sfera in chiave moderna, di cui la mostra intende dar conto con la presentazione di una sessantina di opere, tra dipinti, disegni, sculture, affreschi e documenti storici. Al centro dell’esposizione si inseriscono i lavori in bronzo, risultato degli scavi nella villa dei Papiri a Ercolano, eseguiti nel diciottesimo secolo dietro volere del re Carlo. I ritrovamenti vesuviani fornirono materiale antico da condividere in vista di un processo di crescita culturale. A ripresa degli originali, posseduti in larga dalla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, il re fece realizzare copie di calchi in gesso, portate a Madrid ed inviate anche all’Academia de San Carlos a Città del Messico, allo scopo di valorizzare e promuovere le bellezze artistiche del passato. Di queste ultime, seppur andate perdute, in esposizione resta ad illustrazione un corpus di disegni.
Spiccano poi le duecento matrici in rame ricavate dall’opera “Antichità di Ercolano esposte”, stampate a Portici dietro supervisione del fedele Bernardo Tanucci, e scelte tra le cinquemila conservate nel Museo napoletano, prova sublime delle tecniche dell’arte incisoria.
La mostra si sviluppa lungo i tre poli espositivi grazie al supporto di tecnologie multimediali, giocate su ricostruzioni 3D, rese ad alta definizione e realtà virtuali, che accrescono la portata della triplice iniziativa, sottolineando l’importanza del binomio conservazione-valorizzazione delle opere d’arte.
L’esposizione al Museo Archeologico a Napoli si terrà fino al prossimo 16 marzo 2017.
Per tutte le info sull’evento: www.museoarcheologiconapoli.it.
Clara Agostini