A Roma gli scavi per la Metro C stupiscono ancora: scoperti due ambienti che conservano rari elementi in legno, mobilio e parte del solaio

Tutti lo sanno, anche i più distratti: Roma non è una città come le altre. L’archeologia è l’essenza stessa della capitale, i romani ci convivono, la città moderna è costruita sulle rovine dell’Urbe latina che ne forma le radici e il filo conduttore tra passato e presente. Ciò nonostante quello che è venuto alla luce durante gli scavi della Metro C nel pozzo Q15, a circa 9 metri di profondità dal livello stradale, non è un ritrovamento come gli altri. Nel punto di intersezione fra via dell’Amba Aradam e Porta Metronia, nel pozzo di ventilazione protetto dalle paratie di cemento, è stato scoperto un ambiente di circa 50 metri quadrati formato da due stanze. Secondo le prime conclusioni degli archeologi questi reperti provengono probabilmente dall’epoca traianea: inizio del II secolo d.C. Cristo, media età imperiale.

Fino a qui nulla di particolarmente esaltante; ma c’è molto di più. Questi ambienti, infatti, si sono conservati per quasi due millenni in uno stato assolutamente non ordinario: gli archeologi hanno riportato alla luce frammenti di mobilio, come parte di un comodino e di uno sgabello, il soffitto in legno, con le travi, i chiodi e il tavolato, e lo scheletro di un cane. E’ grazie ad un incendio, dove con ogni probabilità rimase intrappolato lo stesso animale domestico con il proprio cucciolo, che gli elementi lignei carbonizzandosi si sono preservati in tutto questo tempo, svelando agli archeologi uno stato di conservazione più vicino a quello di Pompei che ad uno capitolino. A Roma non era mai stato ritrovato, infatti, un solaio ligneo, materiale facilmente deperibile nei secoli. Si tratta di un ritrovamento eccezionale anche secondo il Sovrintendente Francesco Prosperetti, perché l’incendio ha preservato gli ambienti bloccandoli in un’istantanea, un momento storico, in maniera molto simile con quanto successo nell’area vesuviana.

Altri elementi ritrovati come i frammenti di un pavimento in mosaico raffinato, un affresco floreale e dei tubi in coccio che indicano la presenza di un sistema di riscaldamento, fanno pensare ad un ambiente agiato, forse una domus aristocratica del Celio o un’area termale, ma più probabilmente un’abitazione di un ufficiale romano. La vicinanza con la caserma di età imperiale, recentemente scoperta sempre grazie agli scavi della Metro C, lascia supporre un collegamento tra questi ambienti e gli edifici marziali di via Amba Aradam. Gli scavi iniziati nel dicembre 2016 e portati avanti dalla Cooperativa Archeologia, sotto la guida di Simona Morretta, sono giunti a 9 metri di profondità ma dovranno raggiungere almeno i 13 per arrivare al piano di calpestio dell’epoca e svelare così tutti i tasselli di questa intrigante storia. Gli scavi per la Metro C di Roma stupiscono ancora: noi di Eventi Culturali continueremo ad informarvi su queste entusiasmanti novità dell’archeologia.

Francesco Consiglio

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