Le Domus Romane rivivono sotto Palazzo Valentini

Palazzo Valentini nasconde tra le sue fondamenta i resti di ‘Domus romane’ di età imperiale, portate alla luce dagli scavi condotti recentemente per il consolidamento dell’edificio, che ospita la sede della Provincia e della Prefettura di Roma. Sono abitazioni senatoriali lussuose, sulla tipologia delle ville dell’aristocrazia repubblicana e imperiale che risiedeva in cima al colle.
Sorprendente è che gli scavi archeologici nel sottosuolo di Palazzo Valentini sono diventati un’esposizione permanente che permette ai visitatori di ‘passeggiare’ tra le rovine, le fondamenta e i reperti, grazie a pavimenti e protezioni in vetro e plexiglass, che nulla negano alla vista; si può passare così tra le terme delle case gentilizie, i vasti saloni e le varie camere ammirando i mosaici delle pavimentazioni, le pitture murarie, le tecniche costruttive, una strada quasi intatta, due frammenti di colonne più grandi di quelle del Pantheon e molto altro. E già così il sito merita grande ammirazione. Ma, dopo che la giovane ed esperta guida ha spiegato gli ambienti, le funzioni e l’aspetto che ciascuno di essi aveva, le luci si spengono e d’incanto le camere tornano in vita: degli effetti speciali, magistralmente studiati, via via illuminano le sale, partendo da un angolo e allargandosi sempre più, fino a ricreare i dettagli ed i colori delle decorazioni, dei pavimenti e delle pareti e ci si ritrova in una vera casa romana, vivida e luminosa come doveva apparire ai suoi proprietari. E così vengono ricostruite, ridisegnate virtualmente le parti mancanti dei fantastici pavimenti in marmi policromi in opus sectile, come pure le pareti, i mosaici e le statue e man mano che la ‘ricostruzione virtuale’ prosegue, riprendono il loro antico splendore tutti i dettagli ormai persi. Questo intervento di valorizzazione del sito è stato curato da Piero Angela, Paco Lanciano e Gaetano Capasso e reso possibile grazie alle nuove tecnologie.
La storia di Palazzo Valentini, edificato dalla fine del Cinquecento su iniziativa del Cardinale Michele Bonelli, nipote del papa Pio V, è strettamente legata alle vicende dell’area dei fori in cui il cardinale aveva promosso una vasta operazione di bonifica.
Nei primi del Settecento il Palazzo venne dato in affitto ai principi Ruspoli che vi ospitarono, tra gli altri, il compositore G.F. Haendel, poi, a metà del secolo, l’intero stabile fu acquistato dal cardinale Giuseppe Spinelli che sistemò la ricchissima biblioteca dell’imperiali, di oltre ventiquattromila volumi, destinata alla pubblica fruizione. Infine nel 1827 l’edificio fu acquistato dal banchiere Vincenzo Valentini che ne fece la sua abitazione e promosse il completamento dei lavori verso il Foro.
Tutto ciò evidenzia la stratificazione di epoche, stili, culture, testimonianze, tipica di Roma e della sua storia millenaria e qui messi in perfetta evidenza.
Incastonati nelle fondamenta riemergono infatti, saloni, scale, terme, dipinti, pavimenti e mosaici policromi delle antiche dimore della Roma adrianea. Ma, tra i materiali di recupero utilizzati probabilmente come materiale di riempimento, vengono ritrovate anche due sculture di grandi dimensioni e di elevata qualità artistica, che fa ipotizzare la presenza di edifici e strutture di uso pubblico; le statue rappresentano due personaggi maschili togati, e sono connesse alla sistemazione dell’area voluta dall’imperatore Domiziano e conclusa da Traiano all’inizio del II sec. d.C., nell’ambito del grande progetto urbanistico che portò alla realizzazione del Foro Traiano.
Il ritrovamento di pavimenti a mosaico, così come molti elementi di arredo interno, tra cui alcune piccole sculture di marmo, risalgono a un periodo compreso tra il II ed il IV secolo d.C.IMG3317b Domus A Pavimento musivo policromoIMG_3275a Domus A Pavimento musivo policromo  Domus B Statue di togati
Per le epoche successive, fino alla costruzione del Palazzo, dagli scavi sono emersi importanti testimonianze di strutture murarie e di tracciati stradali, oltre a numerosi reperti ceramici (ritrovati nel ‘butto’ o discarica presente nel sito). E’ stata infine scoperta una vasta area di stanze, cunicoli, porte blindate e antiaeree realizzate alla fine del 1939, con un lungo corridoio centrale da utilizzare come via di fuga, che conduce direttamente alla Colonna Traiana.
Il sito, di 1800 metri quadrati, risulta così essere un insieme miracolosamente armonioso di elementi di varie epoche, incastonati l’uno nell’altro e ancora in parte da scoprire e rivalutare. Le ricostruzioni virtuali, gli effetti sonori, le proiezioni creano un’atmosfera magica e suggestiva, che sorprende il visitatore mentre passa prima sopra l’abside, poi sopra i resti della scala, del piccolo mosaico e delle due statue, fino alla parte centrale dove la domus romana torna in vita in tutto il suo splendore.
Un’ulteriore sequenza in computer grafica permette di vedere cosa è successo all’intera area, quando, durante il Rinascimento, è stato costruito Palazzo Valentini: i resti delle domus e degli spazi dedicati al tempo libero furono riempiti di terra e di detriti, utilizzando come materiale di riempimento anche le due grandi statue togate.
Molto interessante è vedere, grazie al plastico ‘animato’ dell’ultima sala, come la colonna Traiana fosse in realtà inserita tra la basilica Ulpia e due edifici, forse biblioteche, a due piani da cui meglio potevano leggersi le storie raccontate dai bassorilievi. L’ultima emozionante sorpresa è infatti dedicata alla colonna su cui l’imperatore Traiano volle raccontare la sua campagna di Dacia: come frame di un film che torna in vita dopo secoli, la storia viene raccontata attraverso la proiezione in sequenza delle scene dei bassorilievi, ricolorate e meravigliosamente descritte dalla voce di Piero Angela, fino all’epilogo della storia in cui il re Decebalo muore e l’imperatore Traiano trionfa sui Daci e sull’oblio del tempo.
Unico sito in Italia che si avvale di tale tecnologie, Palazzo Valentini è l’esempio perfettamente riuscito di come si possa valorizzare il patrimonio artistico, quando volontà, intelligenza e nuove tecnologie vengono messe insieme!

Silvia Andriuoli

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