L’autogol di Calderoli

11111L’Italia si copre di vergogna per le infime quanto puerili offese, pronunciate dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, nei confronti del ministro per l’integrazione Cecile Kyenge. “Smanettando con Internet, apro “il governo italiano” – ha affermato Calderoli – e, ca..o, cosa mi viene fuori? La Kyenge. Io resto secco. Io sono un amante di animali, eh, per l’amore del Cielo. Ho avuto le tigri, gli orsi, le scimmie. Però quando vedo le immagini della Kyenge e quelle sembianze da orango, resto ancora sconvolto“. E’ piuttosto difficile salvare l’insalvabile e non sappiamo quanto le tiepide scuse giunte da parte di colui che è considerato “la mente della Lega” possano mettere una toppa allo scivolone verbale, che ha scatenato il ritegno della maggior parte degli italiani. Nell’ultimo periodo ci eravamo abituati a polemizzare sulla volgarità di molti insulti, o nei casi più gravi minacce, apparsi però sul web. Si pensi alle male parole indirizzate alla Presidentessa della Camera Laura Boldrini o all’on. Mara Carfagna, più volte vittime della violenza verbale sui social network, da parte di individui spesso non  riconducibili a una vera identità. In questo caso invece, le infelici parole sono state pronunciate durante uno dei tanti comizi politici del partito di Calderoli. Eventi questi ultimi, rinomati per le stravaganze che li caratterizzano: presenza di animali, abiti celtici, gesti e parole poco eleganti. Nel caso specifico, ci chiediamo, quale sia l’utilità di deridere in pubblico le fattezze fisiche di un essere umano, Cecile, la quale, prima ancora che ministro, è una donna come noi tutte, dotata certamente di una propria sensibilità. Ci chiediamo, al di là di qualsiasi schieramento politico, quale sia la differenza tra la maturità verbale del vicepresidente del Senato e un ragazzino di terza media, che deride la sua compagna di classe perché grassa. A questo punto nessuna. Non necessitiamo di ragionamenti e spiegazioni troppo complesse per comprendere l’atteggiamento sprezzante di Calderoli. Sarebbe energia sprecata. Siamo infatti davanti a quella semplicità mentale, con cui qualche anziano di vecchia data definisce ancora gli omosessuali malati tout court, senza se e senza ma. Forse l’unica maniera di reagire a tale atteggiamento non rispettoso è proprio quella adottata dalla ministra, che ha dichiarato in seguito alla vicenda: “Si deve andare oltre i fatti personali. In questo momento preferisco non dare giudizi sulle persone. Io vorrei che l’Italia andasse avanti. Quando il ministro Calderoli mi ha chiamato per farmi le sue scuse, io le ho accettate (…) Sono ministra – ha aggiunto Kyenge – richiedo rispetto come istituzione. Qualsiasi tipo di offesa razzista non tocca me, diventa un concetto. Una ferita all’Italia”. Risposta equilibrata, che non alimenta ulteriormente una polemica imbarazzante, chiaramente non sfuggita ai media stranieri. C’è infine il fresco mea culpa dello stesso Calderoli, il quale ieri ha chiesto la parola in aula per affermare che la sua frase sul ministro Kyenge è stata «sbagliata e offensiva» e giustamente ha provocato «l’intervento indignato di Giorgio Napolitano con cui mi scuso». Nel comizio a Treviglio, ha inoltre dichiarato di essersi fatto prendere «dalla foga di parlare davanti a calorosi militanti» commettendo «un errore grave, gravissimo». La sua  considerazione, ha aggiunto, «era esecrabile ma non aveva significati razziali né tantomeno razzisti». Tali giustificazioni non hanno convinto la procura di Bergamo, che ha deciso di indagare Calderoli, proprio con l’accusa di diffamazione aggravata dall’odio razziale. Cosa possiamo evincere da questa vicenda? Che molti politici italiani, persino quelli che vantano una gavetta più lunga degli altri, faticano ancora a comprendere che ogni sillaba da loro pronunciata è sempre e comunque immortalata da una telecamera, un registratore, un iPhone , un iPad, pronti a ricevere, elaborare e diffondere tutto ciò che può diventare “notizia”. E questo autogol del vicepresidente del Senato ne è la prova lampante.

Silvia Di Pasquale

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