Possessing Nature

L’Istituto Nazionale di Belle Arti, INBA, presenta Possessing Nature degli artisti Tania Candiani e Luis Felipe Ortega, a cura di Karla Jasso, progetto selezionato per la coerenza concettuale, la risoluzione tecnica e la forza estetica a rappresentare il Messico alla 56.Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

María Cristina García Cepeda, Direttore Generale di INBA sottolinea: “La presenza del Messico alla Biennale Arte 2015 è diventata un punto di riferimento per lo sviluppo e la promozione artistica della creatività contemporanea nel nostro paese. Una presenza che allo stesso tempo permette la divulgazione delle espressioni artistiche messicane e una valutazione dell’impatto internazionale della nostra politica culturale. Per l’Istituto Nazionale di Belle Arti è un privilegio rafforzare sempre di più la partecipazione del Messico alla Biennale Arte”.

Possessing Nature si fonda sull’idea di giustapposizione fra Venezia e il Messico, “territori anfibi” che condividono la stessa origine e lo stesso legame con l’acqua, sebbene abbiano intrapreso cammini radicalmente differenti che ne hanno allontanato irrimediabilmente i destini.

In linea di principio, l’immagine di una città fondata sull’acqua appartiene al regno del desiderio, della fantasia e dell’incanto. Così Venezia, antica Repubblica Marinara, da sempre “sposa del mare”, è stata costruita abbracciando la laguna secondo un impianto urbanistico di calli, callette, rii e canali, che le hanno permesso di mantenere la sua relazione con l’acqua e l’hanno resa la città del mare per eccellenza, la più romantica del mondo. Al contrario il Messico, insistendo e forzando l’espansione territoriale tramite sistemi di drenaggio, soprattutto in epoca coloniale, ha prosciugato laghi e fiumi  per fondare città: il paesaggio messicano è stato stravolto, completamente distrutto dalla bramosia dell’impero spagnolo che ne ha inaridito la ricchezza idrica. Ancora oggi, più di quattrocento anni dopo, il Messico continua costantemente a controllare il sistema idraulico, nella pretesa di costruire “il migliore del mondo”.

 

 

 

Qual è il rapporto tra il potere politico, la sovranità, l’economia e la forza sociale in questi due scenari in cui passato e presente si incontrano nello stesso viaggio? La domanda è alla base dell’indagine del Padiglione messicano.

Possessing Nature  è in linea con l’idea di Okwui Enwezor  “di riflettere sia su ‘lo stato delle cose’ attuale sia su ‘l’apparenza delle cose'” nella sua monumentalità; si tratta di memoria liquida, l’utopia della colonizzazione, la sovranità e le logiche di una catastrofe nel presente.

Seguendo le calli e i canali di Venezia è stato elaborato un disegno, una traccia, un percorso che collega le sedi del Padiglione messicano nelle ultime Biennali, una linea che, toccando alcuni palazzi storici, luoghi del potere nobiliare, mercantile, religioso e militare per approdare all’Arsenale, rivela la relazione tra aspetto urbano, architettura, acqua e storia del potere dell’Occidente.

Possessing Nature, nata dalla collaborazione fra Tania Candiani e Luis Felipe Ortega, è “una sola opera a doppia firma”.

I due artisti utilizzano linguaggi diversi: mentre la ricerca di Candiani riguarda per lo più la voce con le sue potenzialità narrative, linguistiche e musicali, Ortega lavora sull’immagine in movimento e lo scorrere del tempo, focalizzandosi sulla materia, sulla scultura e sullo spazio.

Gli artisti hanno voluto rievocare la traccia del percorso concependo una grande installazione che sembra ‘divorare’ lo spazio espositivo e i suoi visitatori: un dispositivo idraulico che aspira e rigetta continuamente l’acqua della laguna, generando un’intensità sonora schiacciante, in un turbinio di immagini e suoni che sottolineano l’imprevedibilità di un eventuale squilibrio naturale nella perseveranza umana di  possedere con arroganza la Natura. L’acqua nella scultura si esprime furiosamente, per ricordare che la vitalità dell’elemento naturale è molto più potente di qualsiasi tentativo umano di controllarla.

In un mondo globalizzato, la tecnologia aspira a dominare la Natura per arrivare a riconoscersi inevitabilmente in un meccanismo vizioso e viziato. L’opera di Candiani e Ortega denuncia la perversione della sovranità coloniale ancora presente nei governi attuali: cercare di possedere la Natura diventa lo specchio del potere.

A completare l’opera del Padiglione, dal 6 al 10 maggio è prevista la performance sonora To Invoke Buried Rivers: un viaggio sull’acqua che tocca i luoghi in cui è stato ospitato il Padiglione messicano nella Biennali del XX secolo. Su un’imbarcazione il tenore Oscar Velasquez canterà, nel tentativo di riportarli in vita, i nomi dei fiumi e dei rivi interrati in Messico sulle note di Gabriela Ortiz. Secondo la metrica haiku (genere poetico della tradizione giapponese), la compositrice messicana ha individuato una sonorità specifica per ciascun fiume cercando di evocarne il nome attraverso la risonanza naturale di Venezia e l’acustica dei canali dove sembra che l’acqua porti la loro voce.

 

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Padiglione del Messico alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia

Arsenale, Sala d’Armi, Tesa B

9 maggio – 22 novembre 2015
Inaugurazione: giovedì 7 maggio, ore 13.00

Commissario: Tomaso Radaelli

Vice Commissario: Magdalena Zavala Bonachea                     

Curatore: Karla Jasso

Artisti: Tania Candiani e Luis Felipe Ortega

www.labiennalemx.org.mx

Ufficio stampa in Messico:

press@labiennalemx.org.mx

 

Ufficio stampa in Italia:

Maria Bonmassar | T. +39 06 4825370 – M. +39 335 49 03 11 | maria.bonmassar@gmail.com

 

INFORMAZIONI:

Apertura al pubblico: 9 maggio – 22 novembre 2015

Luogo: Venezia, Arsenale, Sala d’Armi, Tesa B

 

Per maggiori informazioni su modalità di ingresso alla 56. Esposizione Internazionale d’Arte della

Biennale di Venezia: www.labiennale.org

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