Viaggio nell’oro nero d’Italia, perla del Belpaese

Decisamente “oro nero”. Decisamente uno dei prodotti più apprezzati in Italia da tutte le fasce d’età. Il cioccolato, fin dal suo sbarco in Europa, ha sempre avuto un rapporto molto stretto con l’Italia. Un prodotto particolarmente amato dagli italiani, che lo apprezzano in tutte le sue forme e in tutti i suoi gusti: dal cioccolato al latte a quello fondente, dal gianduiotto alle praline. A chi sia veramente dovuto l’arrivo del cioccolato in Italia è un mistero ancora insoluto. Molto probabilmente l’artefice di tutto è la principessa Caterina D’Austria, figlia di Filippo II di Spagna e moglie di Carlo Emanuele I di Savoia. Altri invece dicono che fu portato da Emanuele Filiberto di Savoia, capitano dell’esercito spagnolo. Quel che è certo è che nei primi anni dal suo arrivo in Italia, il cioccolato era una tradizione solamente per la corte, un prodotto conosciuto da pochissimi eletti. Fu Antonio Ari il primo cioccolatiere a ricevere l’autorizzazione dalla Casa Reale Sabauda a vendere pubblicamente la cioccolata e solo in forma liquida. Così a Torino venne inaugurata la prima bottega specializzata in Italia, e si iniziò a gustare il cioccolato con i caffè. Il prodotto in realtà era ancora molto di nicchia, a causa degli alti costi di produzione. La vera svolta fu nel 1800, quando ci fu un abbattimento dei costi di produzione che rese accessibile la tavoletta (che nel frattempo venne inventata come alternativa alla cioccolata liquida) al grande pubblico. A metà del diciannovesimo secolo la produzione di cioccolato conobbe una vera epoca di crisi, dovuta alle crescenti difficoltà di approvvigionamento del cacao. Da questa necessità, l’ingegno e la creatività italiana diedero vita a un prodotto che in breve tempo divenne un successo planetario. Per sopravvivere alla crisi, i pasticceri piemontesi decisero di “allungare” l’impasto tradizionale con un prodotto locale, facilmente reperibile e che fosse economico. La scelta ricadde sulla rinomata nocciola delle Langhe, già conosciuta per il suo gusto delicato e gentile. Così decisero di tostarla e aggiungerla finemente tritata alla pasta di cacao. Fu così che nacque il mitico cioccolato gianduja, chiamato così perché venne presentato nel 1865 a Torino in occasione del carnevale: Gianduia, infatti, è il nome della maschera simbolo del capoluogo piemontese. La storia del cioccolato è legata a doppio filo con il Piemonte: è per questo motivo che la zona di Torino prima, di Novi Ligure e Alba poi, rappresentano il vero distretto del cioccolato italiano, dove vengono prodotte più di 80.000 tonnellate (pari al 40% del totale nazionale). A livello artigianale, le principali scuole e pasticcerie dedicate al cioccolato sono ancora in Piemonte, e mettono a frutto le tradizioni storiche che spesso si sono tramandate di generazione in generazione. I laboratori artigianali oggi sono sempre più apprezzati da una grande fetta di pubblico, anche in un’epoca che vede una massiccia produzione industriale di cioccolato. Per poter competere con le grandi industrie che ovviamente spesso sono in grado di abbassare i prezzi grazie alle economie di scala e all’approvvigionamento di materie prime a basso costo (ma a volte anche di bassa qualità!), gli artigiani sono sempre costretti a mantenere alta la qualità e a innovarsi, presentando prodotti che escono dalle logiche industriali. Così, ad esempio, nel corso dell’ultimo decennio, si sono moltiplicate le cioccolaterie che propongono ai propri clienti delle vere e proprie sculture di cioccolato. L’unico difetto? Spesso sono così belle che è veramente un peccato mangiarle!! Altre invece si sono inventate delle varianti, abbinando a prodotti già di eccellenza, dei nuovi ingredienti per renderli ancora più gustosi. Non possiamo poi non citare la regione Umbria quando ci addentriamo nella storia dell’”oro nero” italiano. La storia del cioccolato si incrocia con la storia Umbra circa 100 anni fa, quando Francesco Andreani, Leone Ascoli, Francesco Buitoni e Annibale Spagnoli fondano la Società Perugina per la fabbricazione di confetti, caramelle, cioccolato e cacao in polvere, meglio nota in seguito come Perugina. Da allora moltissime cose sono cambiate, ma nulla ha intaccato questa unione elettiva. Al contrario, più e più elementi hanno rinforzato nel tempo questo legame, contribuendo ad identificare l’Umbria come tappa fondamentale per gli amanti del cioccolato. In tempi più recenti il simbolo di questo matrimonio d’amore è ben rappresentato da “Eurochocolate”, la manifestazione preferita dai golosi d’Europa che, ogni anno in ottobre, accoglie a Perugia centinaia di migliaia di persone. Simbolo di tenerezza, il cioccolatino è il più classico dei doni tra innamorati e Terni, patria di San Valentino, accoglie con orgoglio questa dolce tradizione ospitando “Cioccolentino” all’interno delle celebrazioni valentiniane. Oltre a singoli eventi e ricorrenze, la tradizione del cioccolato oggi è perpetuata in Umbria da un tessuto formato da circa 120 piccole imprese e laboratori artigianali che assicurano un prodotto genuino di elevata qualità. Per promuovere e valorizzare una comune identità delle aziende, nel 2009 nasce, per iniziativa della Camera di Commercio di Perugia, il Distretto del Cioccolato, realtà promotrice di interessanti iniziative. Completando poi il viaggio da Nord al Centro, viene quasi naturale addentrarci nel Sud d’Italia. Ed ecco che approdiamo in Sicilia, a Modica per la precisione. Risalire alle origini del cioccolato di Modica non è affatto semplice, anche a causa della travagliata storia della città, che ha visto la presenza di molti popoli e molte culture diverse nei secoli passati. Si pensa comunque che siano stati gli spagnoli ad introdurre questa particolare lavorazione del cacao in Sicilia nel XVI secolo. La ricetta però non era spagnola ma era stata portata direttamente dalle Americhe, in particolare dal popolo degli Aztechi, che abitavano il territorio dell’attuale Messico. Lavorazioni simili si trovano non a caso in Spagna come in alcune comunità in Messico e in Guatemala. Prima di divenire un prodotto popolare e conosciuto in tutto il mondo, questo particolare cioccolato veniva preparato dalle famiglie nobili che lo usavano nelle celebrazioni di importanti avvenimenti. Il cioccolato di Modica (in dialetto locale ciucculatta muricana) è un tipo molto particolare di cioccolato che, a causa della sua caratteristica lavorazione, che segue ancora metodi decisamente antichi seguendo una ricetta che risale al Settecento e che è poi stata arricchita e modificata dagli artigiani di questa città, può essere chiamato “a freddo”. A differenza del normale cioccolato, quello modicano si presenta come granuloso e friabile, con delle scanalature in superficie, con un colore nero scuro, a volte opaco, e con riflessi bruni. Il nostro approfondimento ha voluto attraversare tutto lo “stivale” portando alla luce forse i 3 esempi più importanti legati a questo prodotto, ma di piccole grandi realtà produttrici, l’Italia è piena e se si vuole ricavare un certezza da queste righe, possiamo certamente affermare che in qualsiasi forma e con qualsiasi gusto, gli italiani sono tutti pazzi per l’oro nero ed il nostro invito è quello di inserire tra i prossimi viaggi una visita presso questi “santuari” della golosità che si incastonano come ennesime perle nell’Olimpo sconfinato delle eccellenze italiane.

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