Quando ancora si poteva viaggiare per l’Italia una delle regioni tra le mie preferite era (lo tornerà, spero) le Marche. Terra affascinante incastonata tra l’azzurro dell’Adriatico e le alture dell’Appennino che qua si avvicina notevolmente al mare. Regione ricca di storia e paesaggi naturalistici di indubbia bellezza, ma non c’è viaggio senza assaggio delle prelibatezze locali ed ecco che nella zona centrale/nord ha culla uno dei vini bianchi che danno pregio e lustro a tutt’Italia, il verdicchio. Ormai sono lontani i tempi in cui lo si identificava come un vino semplice da caraffa della casa, oggi è un vero e proprio Re dei vini bianchi di tutt’Italia. La prima zona vitivinicola che incontriamo partendo dall’Emilia Romagna, come sono solito fare, è quella dei Castelli di Jesi, 25 comuni collinari sorti proprio attorno ad antiche fortezze fortificate, uno più bello dell’altro, in cui si produce un verdicchio da secoli. Tra le caratteristiche di questa zona troviamo vini di grandi profumi e di grandi sensazioni, profumi che spaziano del fruttato al floreale, con evidenti note di biancospino e finocchietto selvatico, al palato ha corpo e struttura, grande freschezza con sensazioni minerali spinte, soprattutto a nella vallata sinistra del fiume Esino, mentre nella vallata destra sono più evidenti le sensazioni sapide. Questo per via del terreno che spazia da suoli calcarei a suoli argillosi con anche presenza di sabbia, qui l’uva che troviamo ha tutto il sapore del mare e profumo del sole.
Basta spostarsi di qualche chilometro verso il maceratese troviamo la seconda zona del verdicchio (non certo per importanza) Matelica. Quella di Matelica è una valle atipica, difatti è una delle poche se non l’unica ad essere parallela al mare e non perpendicolare, interamente circondata dagli appennini, clima un po’ più aspro e di matrice montana che garantisce grandi sbalzi termici, terreni prevalentemente argillosi ricchi di sostanza organica e carbonato di calcio. Questo dà origine a vini più profumati, armonici e dotati di grande eleganza. Zuccheri concertati con elevati valori si estratto secco e sostanze minerali che danno vitalità e carattere, ben sostenuti anche da grandi acidità e sensazioni sapide di matrice minerale.
Non si può concludere senza un accenno alle denominazioni ufficiali, entrambe le zone sia avvallano della DOC, mentre ad entrambe le versioni Riserva possono essere DOCG.
Proprio in queste settimane il Verdicchio di Matelica ha avviato la procedura per cambiare la denominazione ufficiale per farla divenire solamente Matelica, senza più il prefisso del vitigno. Concetto fondamentale e di imprinting francese, la “cosa” fondamentale è la zona, poi il vitigno, almeno per quel che riguarda i vini più prestigiosi ed importanti.