Tecnologia e benessere: una spremuta di salute.

La “sana follia” e la voglia di non arrestarsi mai di fronte all’opportunità di esplorare nuovi orizzonti al di là dell’ovvio, spesso fa emergere la genialità delle persone. Che fosse un “genio folle “, l’umbro doc Luciano Cesarini, lo sapevamo fin da quando per la prima volta, nel 2005, visitammo la sua ipertecnologica cantina (già allora rappresentava un “unicum”), ma essere invitati per una degustazione “non-alcolica” in cantina, non ci era mai capitato in tanti anni. “Signae”, il nome evocativo scelto per la Cantina, nasce nel 2002 e Luciano Cesarini, da buon Ingegnere qual è, fin dal 2004 si dedica a studi specifici che non solo condizionano meravigliosamente la qualità dei suoi vini, ma spesso vanno ben al di là del mero ambito enologico: la progettazione della Cantina, dove la tecnologia è al servizio della qualità (ancora oggi considerata tra le più moderne al Mondo) e l’analisi storico-scientifica del Sagrantino, ispirata dall’utilizzo del Sagrantino passito come coadiuvante nelle convalescenze delle malattie infantili e nei soggetti astenici, ne sono la grande testimonianza. E’ un sabato e Luciano è in Cantina, a Bastardo, poco più di 3.000 anime nel “cuore verde d’Italia”, l’Umbria. Ci aspetta già dall’alba ma, prima di sottoporci all’assaggio del prodotto, inizia a spiegarci il punto di partenza di tutto: per millenni l’uva ed il suo succo sono stati considerati elementi primari dell’alimentazione umana e gli sono stati riconosciuti valori salutistici elevati. Molto interessante, davvero, ma non riusciamo all’inizio, a capire dove vuole arrivare. Allora tira fuori una bottiglietta in vetro con un’etichetta molto carina, dalle fattezze che ricordano la semplicità e la genuinità: è puro succo d’uva, di Sagrantino precisamente. Lo studio e l’analisi storico-scientifica di questo antichissimo vitigno, ci spiega, hanno portato alla scoperta che il Sagrantino ha la maggior quantità di polifenoli antociani e zuccheri in vendemmia tra tutti i vitigni conosciuti al mondo. I polifenoli, continua, che sono dei fortissimi antiossidanti, sono anche termolabili e per questo è difficile salvaguardarne le qualità organolettiche: attraverso gli studi sul vino prima e sulla confettura poi, è riuscito a salvaguardarli senza l’uso di additivi di qualsiasi natura nel suo succo/spremuta. “Abbiamo creato un processo tecnologico che salvaguarda l’uva, il territorio e la salute umana e progettato per assecondare solamente la natura”. La cosa si fa davvero interessante. Iniziamo a capire che ci troviamo di fronte all’ennesima e “genialmente folle” volontà di quest’uomo, ossia che è possibile riportare l’uva ed il vino al centro dell’alimentazione umana così come ci insegnavano già le antiche popolazioni umbre nel X secolo AC. e trarne per giunta grandi benefici per la salute. Sicuramente Luciano Cesarini dieci anni fa, forte solo delle proprie risorse economiche, poteva essere considerato un visionario folle, sicuramente, ma oggi con il supporto del Ministero della Salute e delle Università di Perugia e di Firenze e con l’imprinting di Federfarma, è riuscito a dimostrare la grande valenza degli studi da lui portati avanti. Come se non bastasse, oltre alla sensazione di bere qualcosa di realmente salutare (!), l’assaggio è veramente la cosa che completa il tutto: uno zuccherino autentico, giusto, si mescola ad un sorso d’uva totalmente sincero, piacevolissimo e gratificante. La dimostrazione poi che l’obbiettivo è stato centrato e che la tecnologia può regalare un qualcosa che va al di là del suo puro risultato, deriva poi dalle reazioni entusiastiche dei bambini a cui è stato fatto assaggiare questo nettare e che ovviamente sono attratti solo dal gusto del succo e non dall’aspetto salutistico, sugellando il futuro successo di questo prodotto che riesce a creare un link tra il mondo dei grandi e quello dei piccoli attraverso la sua “geniale” semplicità. Il tutto all’insegna della salute e di un nuovo modo di vivere e godere di un alimento che esiste da quando esiste l’Uomo. Bello condividere l’entusiasmo di chi è riuscito a coniugare qualità e salute attraverso la ricerca e la passione, sotto il cappello di una tecnologia in grado di far emergere nuovi orizzonti concettuali che, partendo dalla semplicità della materia prima, riescono a coniugare il gusto con la salute, senza lasciare spazio a quella chimica troppo spesso fonte di abusi per velocizzare il raggiungimento di un obbiettivo. Rimaniamo tutti in curiosa attesa di potervi aggiornare sugli sviluppi futuri di un mondo, quello del vino, che ha iniziato sempre più ad esaltare le componenti salutistiche non solo attraverso la biodiversità, la sostenibilità etc…ma anche attraverso la geniale follia di alcuni uomini che non si sono adagiati davanti alla produzione di ottimo vino, ma che hanno voluto regalarsi e regalarci anche visioni diverse che aprono strade ad un futuro certamente migliore. Un futuro migliore che spesso può passare anche attraverso la semplicità di una materia prima che lo studio e

la tecnologia sono riusciti a trasformare in un “concentrato” di piacere per il palato e beneficio per l’essere umano. Una spremuta di salute, appunto.

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